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Lotito: “Lazio significa famiglia. Scudetto? In tanti tifano per noi”. E su Milinkovic…

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LOTITO LAZIO INTERVISTA – Claudio Lotito, come tutto l’ambiente biancoceleste, si gode la sua Lazio in un’annata fin qui storica. Come si legge su Lazio Page infatti il -1 maturato nei confronti della Juventus è, giunti alla 24ª giornata e da quando è lui il presidente, il distacco minimo raggiunto dalla vetta della classifica. Il patron laziale è risultato molto entusiasta del momento dei suoi, come si evince dalle sue parole rilasciate a Il Messaggero. Eccole riportate di seguito.

L’intervista a Claudio Lotito, presidente della Lazio: sui tifosi

“Sono in tanti a tifare per noi. Ho ricevuto tantissime telefonate da laziali, ma molte anche da non laziali. Ci chiedono di rompere il monopolio della Juventus, di battere l’Inter. Tifano per noi tutti quelli che non tifano Juve e Inter. Ma la più grande soddisfazione l’ho avuta domenica dopo il 90′: quando sono entrato nello spogliatoio, cinque o sei giocatori sono venuti verso di me, urlavano: “Visto, presidente? Abbiamo fatto quello che hai detto!”. Erano pieni di adrenalina”.

Sul tecnico della Lazio, Simone Inzaghi

“Simone ha capito tante cose ed è molto migliorato in questi anni insieme: ha capito che per andare così avanti, serviva coinvolgere di più ogni pezzo della nostra rosa. L’ha fatto, in particolare in questa stagione, e i risultati si vedono. Tutti si sentono importanti e indispensabili. Sanno che il tecnico li vedrà. Il turnover era una cosa imprescindibile, ha accettato il rischio e ha cambiato alcune sue convinzioni. Ed è diventato grande. I suoi giocatori gli stanno dando tutto, è evidente”.

Su Milinkovic

“Mi fa molto piacere sentirlo parlare di famiglia laziale. Noi abbiamo trattato bene lui: abbiamo rivisto il suo contratto più volte, lo abbiamo fatto sentire importante per noi. Stiamo crescendo tutti insieme”.

Il segreto della Lazio è la famiglia

“È vero, confermo. E le racconto una cosa: molti di loro si frequentano tanto fuori dal campo e si divertono insieme. Mi chiamano per raccontarmi gli scherzi che si fanno. In pratica sono un loro confidente, oltre che pater familias. Eravamo in crisi e ricordavo a tutti che era finita la stagione dei diritti e cominciava quella dei doveri. La svolta nel gruppo arriva proprio quando tutti hanno cominciato a capire questo: niente rendite di posizione. Devo dare atto ai miei giocatori di aver rispettato chi li rispettava e si stanno comportando da grandi professionisti e da gente di famiglia. La più grande soddisfazione della partita di domenica è la mia entrata negli spogliatoi dopo il 90′: entro e vedo 5 o 6 giocatori arrivare verso di me, pieni di adrenalina. Urlavano: «visto, presidente, abbiamo fatto quello che hai detto; hai visto presidente, hai visto!». Urlavano come matti. Quello che mi sorprende di questo gruppo è che non vige il “mors tua, vita mea”, sembrano in competizione solo con gli avversari non con il compagno che gioca. E questo deriva dalle scelte e dalla gestione nuova di Inzaghi“.

Sullo Scudetto

“Quello mi chiedevano al telefono da Milano, dal Sud…Io penso alle cose concrete, non ai sogni”. 

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