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MONDONICO: “Sono sicuro che i giocatori avranno spirito di rivalsa”
L’esperto allenatore aggiunge: ” REJA dovrà fare in modo che l’umore del gruppo sia sempre portato al massimo della competitività”…
NOTIZIE SS LAZIO – Emiliano MONDONICO, allenatore con più di trent’anni di esperienza e attualmente opinionista per la RAI, ha parlato del momento della LAZIO ai microfoni di lalaziosiamonoi.it. Queste le sue parole:
In tantissimi anni di carriera le era mai capitato di assistere ad un contenzioso del genere (licenziamento per giusta causa, ndr) tra dirigenza e allenatore, o possiamo considerarla una novità targata LOTITO?
“No, penso che ci siano sempre state situazioni del genere, il discorso delle giuste cause è sempre esistito. Ci sono sempre dei cavilli burocratici ai quali tutti cercano di attaccarsi. Questa purtroppo è un’altra faccia del calcio, dove il pallone smette di essere un gioco e diventa un lavoro e quindi intervengono fattori che poco dovrebbero avere a che fare con questo magnifico sport”.
La LAZIO propositiva e spigliata di PETKOVIC si è vista per pochi mesi. Coppa Italia a parte, possiamo dire che il 2013 della squadra sia stato quasi fallimentare. Sembra essere quindi durato molto poco l’idillio tra allenatore e giocatori…
“Questo poteva essere un campanello d’allarme, un segnale che c’era qualcosa che non andava. Poi è chiaro che la Coppa Italia è una competizione a parte e che lì venga profuso il massimo dell’impegno e della concentrazione. Però bisogna ammettere che in campionato, nel quale la LAZIO non poteva più puntare a risultati eclatanti, c’è stato questo rilassamento, questo dimenticare tutto che, soprattutto agli occhi dell’allenatore, doveva rappresentare un segnale che ti poteva far pensare che questo gruppo per essere competitivo avesse bisogno di essere costantemente sotto pressione. E’ arrivata la vittoria sulla ROMA e questo segnale, che già in Serie A aveva dato dei riscontri negativi, non è stato recepito. La squadra non si è sentita più responsabilizzata nel dover dare il meglio e da lì sono iniziate le varie problematiche. A livello generale penso quindi che sia proprio una questione di mentalità, fin quando c’è un traguardo importante da raggiungere la squadra rende al meglio. Al contrario, quando si raggiunge un grande traguardo, quando la credibilità è massimale, è chiaro che non c’è più quell’insieme di circostanze che determinano le prestazioni e il successo di una squadra di calcio”.
Subentrando a questo punto della stagione, quali devono essere le priorità di REJA? Dovrà cercare soprattutto di rimotivare i giocatori?
“L’allontanamento di un allenatore viene fatto soprattutto per mettere i giocatori di fronte alle proprie responsabilità. Perciò è chiaro che in questo momento i giocatori si sentano responsabili di questo divorzio e quindi sono sicuro che dentro di loro per forza di cose ci sarà questo spirito di rivalsa, di voler far vedere che non erano poi così male. In questo momento REJA si trova in una posizione tranquilla perché peggio di così non si può fare, perciò con il suo buon senso credo che riuscirà, dal punto di vista tattico, a mettere in campo la squadra nella maniera migliore. L’importante è che questi segnali non vengano dimenticati nel futuro, perché se l’arrivo di REJA e il prosieguo del campionato dovessero risultare positivi, ecco che bisognerà fare in modo che si continui così, perché questi segnali potrebbero saltar fuori da un momento all’altro se la squadra non dovesse sentirsi più coinvolta in discorsi di responsabilità. Conoscendo bene questa situazione e l’umore di questa squadra, è questo il punto sul quale Reja dovrà lavorare: fare in modo che l’umore del gruppo sia sempre portato al massimo della competitività, che le motivazioni siano sempre massimali perché questa è la prerogativa affinché questa squadra possa rendere al meglio”.
Il mercato di riparazione sta per aprirsi. Fosse in REJA, quale rinforzo chiederebbe alla società?
“La LAZIO dell’anno scorso non aveva bisogno di niente, era diventata una realtà del campionato. E’ chiaro invece che la LAZIO di quest’anno abbia bisogno di tanti innesti, di tutto. E’ una squadra nettamente diversa rispetto al passato, una formazione senza capo né coda. Si è cercato di dare la colpa di questa empasse alla mancanza di KLOSE, si è cercato di trovare sempre dei perché ma non si è mai raggiunto il perché di tutto quanto. Quindi, se fossi in REJA e se conoscessi la rosa quanto lui, guarderei i giocatori, sentirei dai giocatori, mi interrogherei sui giocatori per capire chi sono, se quelli dell’anno scorso o quelli di quest’anno. Ma soprattutto bisogna rendersi conto del perché, a parità di interpreti, le prestazioni sono così diverse”.
Quali sono state, secondo lei, la nota lieta e quella negativa di questo 2013?
“Il giocatore che mi ha stupito è stato CANDREVA, penso che abbia raggiunto una maturità massimale. Diciamo che forse è un po’ troppo egoista, spesso e volentieri va a cercare la soluzione più difficile affidandosi alle sue enormi qualità, quando invece potrebbe fare la giocata più semplice in funzione della squadra, ma comunque parliamo di un calciatore che in campo può sempre fare la differenza. Per quanto riguarda la nota negativa, non indico un singolo e dico tutta la squadra. Non avrei mai immaginato che potesse subire una giravolta di questo tipo. Non c’è un giocatore in particolare che ha fatto cambiare il verso della squadra, così come nella passata stagione non c’era un singolo che determinava i risultati, diciamo che c’era una squadra. In questo momento, invece, la LAZIO non era più squadra, non aveva più la cattiveria, la voglia e l’impeto di un vero gruppo, perciò è questa la più grande delusione. Bisogna rendersi conto e considerare come una squadra può cambiare nell’arco di pochi mesi. Alla ROMA infatti è accaduto esattamente il contrario: per i giallorossi in questo momento la sconfitta in Coppa è solo un ricordo sbiadito, ma se dovesse smettere di essere protagonista questo ricordo tornerebbe ad essere abbastanza ingombrante. Stesso discorso vale per gli allenatori, quando pensi di aver capito tutto è l’ora di smettere”.
Il secondo di REJA sarà BOLLINI, ex allenatore della Primavera. C’è chi pensa che ci possa essere un avvicedamento tra i due a fine campionato, che ne pensa? E’ così difficile fare il salto nel calcio professionistico ed imporsi anche come guida di una prima squadra?
“E’ molto difficile fare il secondo, c’è sempre una persona che conta più di te e a cui devi sottostare, non hai mai l’ultima parola. Da una parte è meglio avere un vice di ottime qualità piuttosto che non un signor sì che è d’accordo su tutto quello che fai anche quando magari stai facendo cavolate. Ecco perché il mestiere del secondo allenatore è tremendamente difficile. Poi se BOLLINI avrà le qualità per diventare allenatore della LAZIO dovrà essere la società a rendersene conto. Ma non penso che facendo il secondo di un altro allenatore tu possa dimostrare le tue doti e le tue caratteristiche. Quando fai l’assistente devi dimostrare di essere un buon secondo, punto”.
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