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Stefano Re Cecconi: “Papà è una figura che ancora oggi incarna in toto la lazialità. Poi quelle emozioni del ’74…”

Il figlio del compianto centrocampista della Lazio si sofferma nel ricordare quella squadra…

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Oggi è l’anniversario della morte del grande e indimenticabile per tutti i tifosi biancocelesti Luciano Re Cecconi, morto il 18 gennaio del 1977 in circostanze ancora non del tutto chiarite. Stefano, figlio del centrocampista che dal ’72 al ’77 conquistò i cuori dei tifosi biancocelesti, è intervenuto ai microfoni di Lazio style channel: “Le emozioni che ha dato la squadra del ’74 sono irripetibili. Quei ragazzi avevano uno stile particolare, la voglia di sovvertire la storia: i tifosi si sono sentiti anche più spavaldi. Gli ex compagni di papà sono sempre molto carini, anche questa mattina si sono ricordati: in particolare, sono maggiormente legato a Vincenzo D’Amico. Era un altro calcio, erano figli del Dopoguerra, in tutti c’è stato un forte sacrificio, la fortuna se la sono conquistata. Questo li rendeva più vicini alle persone ‘comuni‘”.

Che ricordi hai di tuo padre? “Fuori dal campo papà era sempre molto allegra, un ottimo amico. Era un ragazzo di 28 anni, che aveva fatto molti sacrifici e sapeva di essere una persona fortunata. Per lui il calcio non era un lavoro, perché aveva lavorato come carrozziere. Per l’epoca era un calciatore atipico, il prototipo del giocatore moderno, a tutto campo. Non era un fenomeno tecnicamente, ma riusciva a capire i suoi limiti per migliorarsi piano piano. La cosa bella è che ciò l’abbiano capito soprattutto i tifosi. Dopo 36 anni mi fa piacere vedere una bandiera in Curva dedicata a mio padre, per me ovviamente è la bandiera più bella della Nord. Mi fa piacere che questa bandiera venga sventolata da ragazzi giovani. Papà è una figura che incarna in toto la lazialità. Il tifoso della Lazio è un po’ brontolone, ma quando gli entri nel cuore diventi importante per sempre. Tutto sommato, mi ritengo una persona fortunata. Tutti abbiamo avuto lutti nelle nostre vite, ma io ho avuto la fortuna di essere sempre coccolata da tantissima gente. Quando cresci e non hai una figura importante come un padre, lo vedi solo in fotografia. Nelle foto di papà, lui è spesso con la maglia della Lazio, per me è una seconda pelle. La Lazio fa parte della mia vita, del mio stesso nome. Nello spogliatoio era un personaggio molto simpatico, era molto dedito al lavoro ma si sposava bene con l’aria frizzante di Roma. Mi piace sempre ricordarlo come me ne hanno parlato i gemelli Maestrelli, uno a cui piaceva sudare. A 13-14 si era messo in testa di diventare un calciatore”.

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