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Generosità, umiltà e lazialità. Parolo vede Re Cecconi nella storica Bologna

PAROLO RE CECCONI LAZIO – Il centrocampista raggiunge l’angelo biondo quanto a presenze…

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PAROLO RE CECCONI LAZIO – Centonove. Come Luciano Re Cecconi. Come l’Angelo Biondo. Parolo raggiunge un monumento della storia della Lazio quanto a presenze con la maglia biancoceleste (109). L’ha fatto Bologna, al Dall’Ara. Non in uno stadio qualsiasi, ma in quello in cui la banda del ’74 ha chiuso quel magnifico campionato che l’ha incoronati Campioni d’Italia. Allora si chiamava il ‘Comunale’ e al seguito dei capitolini c’erano 15.000 laziali. Era l’ultimo atto di una camminata trionfale diventata leggenda. Ieri è stata la prima volta dopo l’apoteosi di mercoledì sera. Dopo il 2-0 alla Roma. E sono stati seguiti da 1000 cuori biancocelesti. Non è un caso. La sorte e il destino hanno voluto così.

PARAGONE – Parolo come Re Cecconi. Il numero 16 come il numero 8. Mica sbagliato come paragone. Perchè i due si assomigliano, con le dovute differenze. Lombardi di nascita, romani di adozione. Umili, dediti al lavoro e generosi. Campioni nella vita, uomini veri nello spogliatoio. Figure di riferimento, esempi per tutti. Giocatori universali e imprescindibili. Non rubano l’occhio quando giocano, ma la loro presenza è fondamentale. Se mancano, te ne accorci in un attimo. Corrono per tutti. Con Luciano la squadra di Maestrelli giocava sempre in superiorità numerica. Era il primo a rientrare e il più veloce a ripartire in attacco. E Marco? Che dire, ci sarebbero tante cose da sottolineare. Qualità che non sono passate indifferenti a nessuno. Neanche ai ct della Nazionale di questi ultimi anni, Prandelli, Conte e Ventura. Tutti hanno voluto il laziale nello spogliatoio di Coverciano. Così come Valcareggi e Fulvio Bernardini hanno chiamato in azzurro il biondo della Lazio. Mai una frase fuori posto. Sempre sul pezzo, sempre pronti a sacrificarsi per i colori della prima squadra della Capitale. Sono amatissimi dalla Nord, che rivede in loro il proprio spirito. Da guerrieri. Da combattenti. Pronti a tutto pur di non indietreggiare. Pur di portare in alto il simbolo di Roma.

Riccardo Caponetti

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