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Sabatini: “Raul Moro ha personalità. Sarri è l’allenatore giusto”

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CASA LAZIO SABATINI – Durante il consueto appuntamento settimanale di “Casa Lazio” in onda su Back To The Football, è intervenuto il DS Walter Sabatini. Queste le sue parole.

Le parole di Walter Sabatini

Lotito mi ha fatto lavorare anche quando tutto era più difficile. Poi arrivò Osti ed io lavoravo in seconda botta. Una sofferenza, ma anche una grande gioia”.

La mia condizione

“Sto bene, sono fresco riposato e dolorosamente disoccupato. Io soffro nel lavorare, ma soprattutto soffro quando devo lasciare le squadra perché mi affeziono ai ragazzi ed alle dirigenze”.

La scelta di rompere i rapporti

“Io ho sempre vissuto dietro pochi principi che non ho mai tradito. Quando gli altri vengono meno a questi principi io, pur con molta sofferenza, sono costretta a rinunciare all’incarico come è successo di recente a Bologna”.

L’esperienza a Bologna

“Io considero il Bologna un magnifico laboratorio per il calcio. Mi dispiace per com’è andata, ma non voglio tornarci sopra. Sinisa è molto bravo ed è capace nel gestire il rapporto con i calciatori. Questa può essere un’esperienza formativa per tutti”.

Aneddoto con la Lazio

“Io quando ero alla Lazio dissi una cosa che generò un equivoco perché parlai dicendo che eravamo arrivati in Champions anche con dei giocatori a parametro zero. In particolar modo con Cribari ho un gran bel rapporto e io lo stimo molto. Lui si procurò 10 fratture alla faccia in una partita e mi disse ‘io gioco la partita di ritorno’. Ebbe il coraggio di giocare e ci aiutò a vincere. Con lui mi sono scusato subito ed ho un gran bel rapporto, si è generato un equivoco perché volevo solamente intendere che eravamo riusciti ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo”.

Dimissioni a Lotito

“Delio Rossi non aveva bisogno di dimissioni. Lui non si sarebbe comunque dimesso, ma io mi ero impegnato nel portare avanti certe operazioni e mi ero fidato di persone non adatte. L’ho capito in ritardo e mi sono saltate alcune operazioni che consideravo indispensabili. L’ho considerata una responsabilità insanabile ed ho preferito lasciato l’incarico”.

Il movimento calcistico italiano e Luis Enrique

“Luis Enrique è un grande allenatore e mi dispiace per la sua esperienza romana. Nessuno lo avrebbe mai andato via, se ne è andato per troppa pressione. Per il calcio italiano bisogna imparare a perdere per garantire il bel gioco. Solo che a volte è più facile accontentarsi delle vittorie per non dover accettare critiche. Il coraggio di perdere non ce l’ha nessuno”.

Calcio dilettantistico

“I primi che si perdono sono i giovani finanziati, perché per giocare non dovrebbe servire. I giovani devono giocare per il valore intrinseco che hanno. Quello dilettantistico è un movimento molto importante, che poi dilettantistico non è perché hanno un calcio molto evoluto e producono davvero calciatori. I dirigenti di leghe devono avere la giusta sensibilità e confrontarsi con dirigenti esperti per risolvere alcune problematiche legate a questo mondo”.

L’esperienza da calciatore

“Io avrei potuto essere un grande giocatore per qualità, ma non avevo la testa. Una volta l’allenatore mi tolse senza sostituto. Preferì giocare in 10 piuttosto che con me. Ero un grande calciatore che non capiva il calcio ed io li riconosco subito. Non mi sono perdonato tante cose, tra cui questa di aver buttato via la carriera da calciatore, ma poi ho avuto voglia di rivincere”.

Raul Moro

“Ha spunto, personalità ed è sfacciato. Ha una pressione per il suo passato in Spagna. Dovrebbe far faville in primavera, ma anche il fatto che Sarri gli dia così fiducia è un buon segno e non ci sono dubbi su questo”.

Luka Romero

“Non lo conosco, ma se Sarri ci vede quel furore gli determinerà la carriera. Peraltro ci sono altri giocatori, come Behrami, che ha vissuto con quella qualità che sopprime tutte le altre. Non si può mai fare a meno della competitività in campo. Con questo dico furia e voglia di arrivare per primo sul pallone.”

Erik Lamela

Erik Lamela è arrivato alla Roma a 19 anni e sono pochi in una squadra come quella, ma lui aveva una forza incredibile di affermarsi e ci è arrivato. Ha fatto meno di quello che pensassi, ma il suo percorso nella Roma è stato eccezionale”.

Dove vorrebbe tornare

“Vorrei tornare al mio esordio nell’Inter perché io ho permesso un peccato originale che ha inficiato su tutta la mia esperienza. Tornerei volentieri in campo con la Roma con Liedholm perché ho ferito la stima di uno degli allenatori migliori di quel tempo”.

Allenatori in Serie A

“Questo è un campionato eccezionale, perché 4 o 5 squadre possono già pensare di vincere. Sarri sarà ovunque un allenatore giusto perché è molto forte e sa sviluppare le giuste idee. Ad oggi la Lazio è ancora a metà strada perché è un lavoro molto lungo e difficile, ma lui arriverà dove deve. Ha vinto tanto con il Chelsea ed anche nella Juventus. Sono sicuro che farà bene anche alla Lazio perché ha i giocatori giusti. Mourinho invece l’ho definito l’oppio per i tifosi, perché la immaginavo così. I Friedkin hanno fatto una scelta perfetta, perché la gente già rumoreggiava. L’avvento di Mourinho ha dato fiducia all’ambiente ed ha permesso alla società di lavorare serenamente. Non vedo allenatori sbagliati in questa Serie A”.

La Lazio

“La Lazio è stata un prodigio negli ultimi anni perché ha sempre giocato un calcio spettacolare, facendo buoni risultati e lavorano bene nelle varie finestre di mercato. Un altro applauso va fatto perché la Lazio poteva già vendere qualche anno fa Milinkovic a 60 milioni. Tenere un giocatore del genere vuol dire tanto. All’Inter abbiamo provato a prenderlo. C’era stata una richiesta dal procuratore del giocatore ed è stata detta quella cifra, ma la Lazio non li avrebbe accettati”.

Il ruolo del DS

“Un DS è forte se capisce i problemi e li risolve. Non deve essere invadente, ma incisivo e deve aiutare l’allenatore senza che i giocatori se ne accorgano. Bisogna sempre saper trattare con decoro i giocatori, anche se non fanno un percorso eccelso nella squadra che li ha comprati. Una volta il DS era centralissimo, ora è uno tra i tanti perché una società ha molti altri interessi e diversi uffici al suo intorno”.

Presidente straniero e italiano

“Se il presidente è rappresentato da una persona all’interno della società, come Commisso, è molto simile ad un presidente italiano. Quando invece subentrano i fondi è diverso, perché c’è un rapporto molto impersonale. C’è molto distacco e poco contatto umano, si pensa più all’azienda. I fondi si appoggiano molto agli statistici e anche i presidenti americani si appoggiano alla statistica. La statistica non può risolvere tutti i problemi.”

Le nuove piattaforme

“Le piattaforme sono irrinunciabili oggi. Perché io il giorno dopo la rivedo, invece con i circuiti normali chissà quando lo rivedo. Se hai bisogno di vedere un giocatore, lo devi fare nell’immediato e questo per noi è un grande aiuto. Ci sono metodi per cui una telecamera inquadra tutto il campo ed è quello che usano i match analyst”.

Il mercato e Astori

“Il saldo è negativo perché sono distrutto da un punto di vista fisico. Negativo perché le scelte che fai sono sempre difficili. A me è capitato di dar via giocatori e provi dolore. Uno di questo è quello di Astori, perché ha fatto un campionato con noi. Io ho provato a tirare per qualche soldo ed ho rinunciato. Sono addolorato per questa scelta perché lui mi ha pregato di rimanere nella Roma, ma io non l’ho accontentato. Il calcio devi farlo per regalare la gioia e la felicità alla gente, però nel tentativo di fare questo, il calcio fa molte vittime. Le cose a volte si sovrappongono e diventano un fardello insopportabile. Io sopporto ancora, però a volte non posso smettere di ricordare”.

Delio Rossi

“Delio Rossi? Credo paghi ancora l’episodio di Firenze. Lui non meritava di fare questa fine, però ha sbagliato alcune scelte. A lui se davi una squadra da 50 punti, ne portava 55. Io sono testimone del suo bellissimo cammino”. 

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