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ALLA LAVAGNA | Una difesa troppo alta: l’analisi tattica di Sassuolo – Lazio

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FOCUS SASSUOLO LAZIO ANALISI TATTICA – “Esperienza – scriveva Oscar Wilde – è semplicemente il nome che diamo ai nostri errori“. Eppure la Lazio, ancora una volta sconfitta in trasferta, non sembra voler imparare dai propri. Anzi. Nel match di Reggio Emilia contro il Sassuolo, al netto delle pesanti assenze maturate pre e durante il match, è incappata in equivoci tattici già visti e analizzate nelle scorse puntate, nelle scorse giornate.

Sassuolo – Lazio: Sarri senza il ‘Mago’ e il ‘Sergente’

Di necessità virtù. La trasferta emiliana della Lazio è iniziata all’insegna del modo di dire, della sapienza popolare. Il motivo? Maurizio Sarri ha dovuto rinunciare prima a Sergej Milinkovic-Savic, squalificato, e poi a Luis Alberto, out per un fastidio muscolare. Senza due tra le fondamentali pedine del suo scacchiere, l’ex Napoli ha dovuto così varare una linea mediana mai vista prima: Akpa Akpro – Cataldi – Basic. Per il resto, invece, squadra confermata: in campo gli stessi protagonisti visti a Genova e con il Galatasaray.

Dionisi ha risposto variando leggermente la squadra vista a La Spezia, da 4-3-3 a 4-2-3-1 con Raspadori, reduce da una doppietta al ‘Picco’, a oscurare la fantasia di Danilo Cataldi. Con lui, in avanti, Traorè, Berardi e Scamacca.

La chiave tattica di Sassuolo – Lazio

Sapienza popolare, da un detto all’altro. “Se il buongiorno si vede dal mattino”, quella della Lazio al ‘Mapei Stadium’ è una partita che profumava nefasti esiti già dai primi minuti di gioco. E pensare che la squadra di Sarri proprio in quei frangenti, sfruttando un’indecisione della fascia sinistra neroverde, era riuscita a passare in vantaggio grazie a Zaccagni. Eppure che Dionisi e i suoi ‘ragazzini terribili’ avessero trovato la chiave per far male al bianco e al celeste era chiaro fin da subito. Un dogma del ‘Sarrismo’, ancora male assimilato in casa capitolina, ha infatti vacillato dall’inizio alla fine di Sassuolo – Lazio, risultando poi evidente e decisivo in occasione del 2-1 firmato Raspadori: la difesa alta. La voglia di alzare la linea, di accorciare la squadra, senza aver paura di lasciare spazio alle spalle ha mostrato scricchiolii già al minuto tre, quando Toljan, sfruttando un’uscita errata di Acerbi, è arrivato facile in area di rigore. Solo un presagio di quello che, al minuto 69′, con il ‘Leone’ a cercar fortuna nella metà campo avversario, ha permesso al duo BerardiRaspadori di chiudere la contesa e sancire l’ennesima sconfitta esterna della Lazio.

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Lazio, cos’ha funzionato nella sconfitta di Reggio Emilia?

Due nomi: Pedro Rodriguez Ledesma e Mattia Zaccagni. Non a caso l’assist-man e il marcatore biancocelesti nella sfida al Sassuolo. Usciti, causa infortunio, i due fantasisti aquilotti, nella Lazio si è spenta la luce. La fantasia è stata risucchiata in banali errori tattici e tecnici che hanno portato, inevitabilmente, al 2-1 finale.

Difesa alta e pulizia tecnica: cosa deve migliorare la Lazio

Ci risiamo. Dopo Bologna, Verona e Napoli, la sconfitta patita a Reggio Emilia ha mostrato carenze note. La pulizia tecnica, anzitutto. Al netto delle assenze di Milinkovic-Savic e Luis Alberto, la Lazio ha sbagliato troppi palloni, anche appoggi semplici, che hanno influito sullo sviluppo della manovra. E poi, come sottolineato nei paragrafi precedenti: la difesa. Troppo alta, troppo disattenta. Non resta ora che cercare di chiudere l’anno nel migliore dei modi contro Genoa e Venezia.

Articolo a cura di Daniele Izzo

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