TALAMONTI: "Ringrazio la LAZIO perchè mi ha dato tutto. Il derby? Una delle gare più belle della mia vita, ancora mi emoziono nel rivederlo..."

Pubblicato 
venerdì, 21/06/2013
Di
Redazione
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NOTIZIE SS LAZIO - In quel famoso giorno dei "9 acquisti in cinque minuti" c'era anche lui: Leonardo Talamonti. Il centrale argentino fu uno dei pochi sudamericani arrivati in fretta e furia nella Capitale in grado di lasciare un segno, come il gol messo a segno a San Siro contro l'Inter o la superba prestazione del vittorioso derby del 6 gennaio. Intervistato da 'lalaziosiamonoi.it', il centrale argentino ritorna sulla sua esperienza alla Lazio e racconta il suo presente:

Nel 2011 hai lasciato l’Italia per tornare al “tuo” decaduto Rosario Central. Un bilancio di questo biennio? “Sono tornato due anni fa a giocare in Seconda Divisione al Rosario Central, la squadra in cui sono nato. E’ andata bene, il primo anno abbiamo perso lo spareggio per salire in A, in questa stagione si capiva dall’inizio che avremmo vinto il campionato e così è stato. Sono contento perché a Rosario ho tutti gli affetti, peccato che nel girone di ritorno ho giocato poco”.

Appena puoi torni in Italia, qual è il tuo rapporto con il nostro Paese?
Torno sempre appena posso, in questo momento sono in Italia, è l’ultimo giorno prima di ripartire. Sono venuto qui a Bergamo, ho tanti amici che mi mancano. La distanza è notevole, sono costretto a guardare le partite alla tv”.

Cosa ti manca di più?
Ho deciso io di andar via dall’Italia due anni fa. Ho parlato con il direttore sportivo dell’Atalanta Pierpaolo Marino, ha capito quello che volevo. Volevo andar via, ho avuto degli infortuni, avevo bisogno di cambiare aria. Sono tornato in Argentina a casa mia, sto a 20 km dal campo di allenamento, ma mi mancano gli affetti, gli amici, la vita in Italia. Bergamo mi ha dato tutto, mi conoscevano solo per quella breve esperienza alla Lazio con poche partite. Arrivare a Bergamo e fare bene è stata una sorpresa, i tifosi mi hanno sempre trattato molto bene e li ringrazio per questo”.

E’ vero che quando firmasti con la Lazio nel 2004, ad Alvarez (suo paese natale, ndr) fu indetta una sorta di festa patronale?
E’ vero, erano 3 anni e mezzo che giocavo a Rosario in prima squadra però fare un salto dal Rosario Central alla Lazio, dal mio paese da 7000 abitanti ad una metropoli come Roma, è qualcosa di incredibile. Non era mai capitato ad Alvarez che un giocatore approdasse in Europa, mi hanno organizzato una festa a sorpresa. Sono venuto a firmare con la Lazio, dopo una settimana sono tornato per sistemare alcuni documenti, mi stavano aspettando tutti”

Arrivasti in un momento complicato: dirigenza nuova, a fine mercato, in un Paese che non conoscevi. Quali sono stato le difficoltà maggiori che hai incontrato?
Io ringrazio la Lazio perché mi ha dato tutto e mi ha fatto conoscere in Italia. Purtroppo sono arrivato in prestito nell’ultimo minuto di mercato, ho iniziato a giocare ad ottobre e ho disputato buone partite. Ho giocato e vinto il derby del 3-1, una delle gare più belle della mia vita. Ancora oggi prendo il dvd, mi vado a rivedere le partite e mi emoziono un po’.”

In estate poi avete deciso di non continuare insieme…
E’ finita male perché ero in prestito senza opzione di riscatto, il 24 febbraio ho giocato l’ultima partita contro il Brescia, poi sono stato sempre in panchina. Entravo solo quando era infortunato Couto o Siviglia, preferivano schierare due centrocampisti come Giannichedda e Dabo al centro della difesa. Il mister Papadopulo mi guardava e mi diceva di non aver colpa su queste scelte. E’ stato un po’ brutto, sono scelte che fa la società ma mi è dispiaciuto perché dopo l’ultima giornata a Palermo parlai con dirigenti e con Lotito e mi volevano riscattare. Si parlava di un triennale, ho aspettato fino alla fine questa chiamata perché mi trovavo bene ma non è  mai arrivata. Ero già in ritardo e ho firmato con il River Plate. Dopo l’accordo mi hanno richiamato, ma io non avevo potuto aspettare e questo mi è dispiaciuto. Volevo tornare alla Lazio, ma non potevo aspettare di più".

Qual è il tuo giudizio sulla stagione appena conclusa da parte della Lazio?
Poteva far meglio perché è una grandissima squadra. La Lazio merita posizioni importanti in classifica e sono contento di questi risultati perché ho molti amici lì. Il derby è stato un trionfo unico. Nonostante mi senta un bergamasco d’adozione, ogni volta che c’è un derby tifo Lazio”.

Cosa ne pensi dell’acquisto dei tuoi connazionali Novaretti e Biglia?
Non li conosco personalmente, ma sono calciatori che già giocano a buoni livelli, tasselli importanti. Bisogna avere pazienza, non è facile il calcio italiano. Bisogna capire la lingua, la tattica, nessuno arriva pronto. L’importante è svolgere il ritiro insieme al gruppo, così si iniziano a stringere rapporti e si comprende meglio la filosofia di gioco. Quando un giocatore arriva a fine mercato impiega un mese e mezzo per capire il sistema, non è facile”

Per Zarate invece l’avventura è giunta al capolinea, probabilmente senza un lieto fine…
“Non sono io a dover giudicare, io ho parlato sempre bene di Mauro perché è un bravissimo giocatore. Ogni volta che ci incrociamo in campo litighiamo (ride, ndr), l’ultima volta che ho fatto gol in Atalanta-Lazio siamo venuti quasi alle mani. Era arrabbiatissimo con me, ma quelli sono discorsi che finiscono dentro il campo. Tecnicamente è bravissimo, se riuscisse a trovare spazio al Velez sicuramente riacquisterebbe la giusta condizione”.

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