Simone INZAGHI: «Noi fratelli-scudetto. La mia Lazio lotterà con il Milan di Pippo»

Pubblicato 
venerdì, 11/04/2014
Di
Redazione
Tempo di lettura: 4 minuti

RASSEGNA STAMPA SS LAZIO- Quella di mercoledì è stata una vittoria storica. La Primavera biancoceleste ha riportato a casa la Coppa Italia dopo 35 anni e uno dei grandi artefici di questa squadra e della crescita di questi ragazzi è senza dubbio il tecnico Simone Inzaghi, che alla 'Gazzetta dello Sport' ha raccontato il suo primo trofeo da allenatore. «A dire il vero non è il primo successo da allenatore, c’è anche il campionato regionale Allievi vinto nel 2001. Come palmares vale meno, ma è una vittoria cui sono molto legato, anche perché molti di quei ragazzi erano con me a Firenze. Mancava solo il povero Fersini, questo successo lo dedichiamo a lui, non lo dimenticheremo mai».

Tante vittorie da giocatore, ora un trionfo prestigioso da allenatore. Stesse gioie o dalla panchina è diverso?
«L’adrenalina è la stessa, ma il sapore della vittoria completamente diverso. Quando giochi sei più giovane, la vivi più intensamente, ma anche con maggiore spensieratezza. Da allenatore le vittorie le soffri e le apprezzi di più perché sono il frutto del tuo lavoro. Il merito è comunque dei ragazzi. E’ un gruppo eccezionale, ci possiamo togliere altre soddisfazioni».

Un bel gruppo pieno di ottime individualità. Chi è già pronto per il grande salto?
«Qualcuno l’ha già fatto. Mi riferisco a Keita, ma anche a Crecco e Minala che hanno già debuttato in A. Ma pure tutti gli altri sono pronti per calcare il palcoscenico più importante. Tounkara? Ha grandi potenzialità. Poi starà a lui meritarsi la prima squadra. Posso solo dire che con Keita la coesistenza è possibile. Crecco? E' un po' come Lulic per caratteristiche, ma una citazione va di diritto anche a Lombardi. Il mio futuro? Ora penso alla Primavera, poi si vedrà».

A seguire il suo primo trionfo da allenatore c’era suo fratello Pippo, che due mesi fa si è aggiudicato il Viareggio. Insomma, questi Inzaghi non la vogliono smettere di far parlare di loro?
«Pippo sta facendo un grandissimo lavoro col Milan, io ci sto provando con la Lazio. Mercoledì abbiamo festeggiato insieme dopo la gara. C’erano anche i nostri genitori, ovviamente. E poi mio figlio e la mia fidanzata. Una finale Lazio-Milan sarebbe il massimo. Anche perché da allenatori io e Pippo ci siamo sfidati una sola volta (con le formazioni Allievi nel torneo Arco di Trento, ndr) ed ho vinto io…».

La Lazio ce la fa per l’Europa League?
«Io sono convinto di sì. Da quando è arrivato Reja la squadra viaggia a un ritmo che le consentirà alla fine di arrivare tra le prime sei. Poi per l'anno prossimo ha preso Djordjevic, su di lui ho chiesto notizie a Mihajlovic. Mi ha detto che la Lazio ha fatto un grande acquisto. Mi fido di lui».

Il mister della Primavera ha parlato anche al 'Corriere dello Sport'.

Inzaghi, la festa continua?
«E’ stata una festa bellissima. A Firenze c’era mio figlio Tommaso, il più grande, ha indossato la maglia celebrativa. Quando sono tornato a Roma ho gioito con la mia fidanzata Gaia e con Lorenzo, il più piccolo di casa, ha 11 mesi, sarà lazialissimo».

Inzaghi campione da bomber e da mister, che gioia ha provato?
«E’ stato tutto fantastico e il complimento più bello penso di averlo ricevuto da mio papà Giancarlo, ma lui è di parte…».

A suo fratello piace molto Lombardi, mica lo vorrà al Milan?
«No, no. Io non ho mai avuto Keita e quando si è fatto male Tounkara è stato lui a caricarsi sulle spalle il peso dell’attacco. Tutti i ragazzi sono stati bravi, Lombardi ha tirato fuori qualcosa in più. L’ho visto crescere negli Allievi, l’ho responsabilizzato, gli ho detto che doveva essere lui l’uomo in più, che non doveva rompere le scatole agli arbitri e ai compagni, ha risposto alla grande. L’ho spostato a sinistra perché ha gamba, da terzo d’attacco può essere decisivo. Se continuerà a crescere diventerà molto forte».

Parliamo di Crecco, è stato decisivo anche lui da esterno offensivo.
«L’ho avanzato, non avendo Keita e Rozzi sono stati decisivi gli esterni. E’ cresciuto tanto anche Murgia, fa parte dell’under 18, è stato sempre titolare. E’ un ‘96».

Inzaghi, a noi la tattica. Qual è il suo credo?
«Mi piace il 4-3-3, mi intriga tantissimo. Lavoriamo per essere offensivi, voglio che la squadra porti in area tanti uomini, anche i centrocampisti. E i terzini devono spingere. Se i cursori crossano voglio 4-5 giocatori pronti a raccogliere il passaggio. Bisogna comunque essere equilibrati.

A chi si ispira? Ha avuto tanti grandi allenatori…
«Ho imparato da tutti. Materazzi è stato fondamentale, ma ricordo anche Eriksson e Mancini. Il Mancio si arrabbiava spesso con me…».

Perché?
«In allenamento ci faceva esercitare nell’11 contro 0, costruivamo le azioni senza gli avversari. Voleva che segnassi sempre, lo pretendeva da tutti gli attaccanti.

In ballo ora c’è lo scudetto. E se fosse una questione tra fratelli?
«Il nostro primo sogno era arrivare in A, poi in Nazionale e giocare insieme. Oggi siamo allenatori, speriamo di ritrovarci in futuro su grandi palcoscenici. La finale? Chissà, sarebbe bello».

Inzaghi, da bomber a mister, da Cragnotti a Lotito passando per 15 anni di Lazio. In estate la volevano in tanti, anche Juve e Fiorentina per darle la Primavera. Lei è rimasto qui pur allenando inizialmente gli Allievi, perché?
«Sono legato a questi colori, sono qui da ormai 15 anni, è difficile staccare il cordone, non mi andava di lasciare la Lazio. Il rapporto con Lotito è buono, non ci sentiamo tanto per via degli impegni, ma so che mi stima. Il suo sguardo a Firenze era fiero, ora proveremo a regalargli un altro scudetto. Il futuro è di questi ragazzi».

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