UNO SGUARDO ALLA SERIE A: “Il buono, il brutto e il cattivo” di Marco Piccari

Pubblicato 
martedì, 03/02/2015
Di
Redazione
Tempo di lettura: 3 minuti

IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO – Nuova puntata della rubrica “Il buono, il brutto e il cattivo”, dove il telecronista Mediaset Marco Piccari, in esclusiva per Lazionews.eu, si sofferma sui tre personaggi che più hanno caratterizzato l’ultimo turno di campionato. Ecco i protagonisti della 21° giornata:

Il buono: Maurizio Sarri

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“Sono figlio di operai, ciò che percepisco basta e avanza. Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto la sera, dopo il lavoro e gratis. Sono fortunato.” Firmato Maurizio Sarri. In questa frase c’è l’uomo con i suoi valori antichi e semplici, ma c’è anche l’allenatore con la sua passione e la sua voglia di fare. Fortunato è il calcio italiano e l’Empoli ad aver trovato una persona e un tecnico preparato. Una lunga gavetta quella di Sarri, iniziata nel 1990, prima di arrivare ai toscani e mostrare il suo calcio: un calcio organizzato e divertente. Il 4-4-2 è il suo modulo base che può cambiare è diventare anche 4-3-1-2 o 4-3-3, pressing , difesa alta e tanti schemi, ben 33, su palla inattiva. Nella sua squadra tanti giovani e pochi nomi, tutti sanno cosa devono fare in fase difensiva e offensiva, movimenti e tagli che mettono in difficoltà le compagini più blasonate e soprattutto più ricche economicamente. Chiedere al Napoli, alla Fiorentina, al Toro, alla Lazio e alla Roma che contro il piccolo Empoli hanno trovato tante, ma tante difficoltà. Un piacere vedere giocare questa creatura costruita da Sarri, un’orchestra con un spartito che riporta alla mente un grande maestro del calcio italiano: Arrigo Sacchi. Due tecnici accomunati dall’idea di fare calcio divertente e offensivo e quindi nessuna sorpresa dell’accostamento, Arrigo Sarri.

Il brutto: Inter del Mancio

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Ancora un altro stop per l’Inter di Roberto Mancini. Contro il Sassuolo è arrivata la seconda sconfitta consecutiva. 4 i gol subiti nelle ultime due partite con appena 2 reti segnate. Inoltre in 10 incontri di campionato il tecnico di Jesi ha portato solo 10 punti facendo peggio dell’esonerato Mazzari ,che nei primi 11 match di campionato aveva ottenuto 16 punti. Una media, quella del Mancio, che non può certo essere considerata da zona Champions, anzi il cammino si avvicina ad una salvezza stiracchiata. Nonostante gli arrivi di Shaqiri, Podolski e Brozovic a gennaio l’Inter non decolla, il gioco latita e la squadra non ha un’identità. Il 4-2-3-1 non funziona, molto possesso palla, ma poca pericolosità in fase offensiva e poi tanti errori. Un momento complicato per Mancini tanto che nell’ultima partita ha rispolverato la difesa a 3 di Mazzarriana memoria. Un brutto Mancio, una copia sbiadita del tecnico che con la Lazio e la prima Inter aveva impressionato per idee, concretezza e carisma.

Il cattivo: le mancate esultanze dopo il gol

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Quagliarella segna una tripletta e non esulta, Pinilla fa un gol capolavoro, una rete da cineteca, ma lui non esulta, Nocerino segna dopo un momento difficile, ma anche lui nessuna esultanza. Questi sono solo tre casi dell’ultima giornata, ma l’elenco di questa moda potrebbe essere molto più lungo. Una scena che si vede spesso nei campi di gioco italiani; una cattiveria che toglie la gioia nel momento più bello. Delle eccezioni ci possono anche stare è comprensibile non esultare dopo aver vestito per molti tempo la maglia della squadra a cui si fa gol, ma un anno e una manciata di presenze non giustificano questo gesto. Inoltre non tirate in ballo il rispetto per il tifoso, un sostenitore di una squadra quando subisce un gol si arrabbia comunque e un’esultanza non sposta nulla. Ridateci, dopo una rete, quelle sane esplosioni di gioia stile anni 80, fateci rivivere un urlo alla Tardelli e date un calcio alle mode e ai finti valori.

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