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Accadde oggi. 21 novembre: nasce Ghedin, testimone muto della morte di Re Cecconi

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ACCADDE OGGI – Torna la rubrica di Lazionews.eu in cui vi raccontiamo giorno per giorno gli eventi della storia biancoceleste. Il 21 novembre 1952 nasce a Scorzè, provincia di Venezia, Pietro Ghedin, uomo che con la maglia dell’Aquila ha fatto una carriera normale ma è purtroppo noto per vicende extra-calcistiche. Partiamo dal campo, arriva nella capitale l’anno dopo lo scudetto del ’74 e in difesa è un buon elemento per Maestrelli, Vinicio, Corsini e Lovati. In biancoceleste scende in campo 101 volte tra campionato, Coppa Italia e Coppa Uefa senza mai trovare la via del gol. Da allenatore le soddisfazioni migliori, in particolare da secondo del ct della nazionale per tanti anni; prima al fianco di Cesare Maldini ai Mondiali del ’98, poi di Zoff agli Europei 2000 e infine di Trapattoni ai Mondiali del 2002 e agli Europei del 2004. E’ stato poi per 7 anni ct della nazionale di calcio azzurra femminile e dal 2012 allena invece la selezione di Malta. Come dicevamo però, almeno nel mondo Lazio, Ghedin è noto per fatti di cronaca nera, uno dei più tristi della storia biancoceleste

TESTIMONE MUTO – La sera del 18 gennaio 1977 c’era infatti lui con Luciano Re Cecconi, entrarono insieme in quella gioielleria dove ‘Cecco’ fu ucciso dal proprietario per un malinteso. Ghedin in quel caso forse fu miracolato, perchè alzò subito le mani quando Bruno Tabocchini, l’orafo, estrasse la pistola. Purtroppo Cecco non ebbe la stessa fortuna. Un gioco finito male, “Questa è una rapina”, disse Luciano col volto semi-coperto e simulando una pistola puntata sotto il giubbetto. Un attimo dopo, Cecco era a terra sanguinante a sussurrare esanime “Era solo uno scherzo…” Almeno è questa la versione ‘ufficiale’ che poi fu accettata da tutti e che si è ora radicata negli anni, ma che non ha mai convinto del tutto, tra contraddizioni, omissioni e testimonianze contrarieGhedin la sua la riservò per Gigi Martini la notte dell’omicidio e la polizia nelle ore successive al fatto, oltre alle aule di tribunale. Alcune carte dicono che le sue parole però furono incoerenti e opposte, prima ad ammettere che Re Cecconi non avesse assolutamente detto niente né minacciato, neanche per scherzo, una rapina; poi dichiarazioni opposte uniformate all’ormai opinione pubblica. La vicenda si chiuse e Ghedin non ne ha mai più parlato, ha sempre rifiutato, pur essendo sostanzialmente l’unico testimone che potrebbe rivelare la verità vera. Tra docufilm censurati, richieste spassionate e lettere aperte sono in tanti quelli che hanno provato a cercare risposte in Pietro, che però continua a lasciare buio attorno a quell’angelo biondo.

Francesco Iucca
TWITTER: @francescoiucca

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