FALASCA: "Lo scudetto è stata una grandissima soddisfazione. LEDESMA è il mio mentore: è un ottimo maestro per i giovani"

Pubblicato 
giovedì, 31/10/2013
Di
Redazione
Tempo di lettura: 3 minuti

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NOTIZIE SS LAZIO - Oggi su Il Corriere Laziale, il quotidiano che dal 1973 si occupa di calcio giovanile e dilettante, intervista esclusiva a Gianmarco FALASCA, il centrocampista classe '93 che lo scorso anno ha alzato da capitano la Coppa dello Scudetto Primavera vinto a Gubbio dalla LAZIO di Alberto BOLLINI. Una chiacchierata tra ricordi biancocelesti e nuovi obiettivi con la maglia del CUNEO, il club con il quale in questa stagione sta affrontando il torneo di Seconda Divisione Lega Pro. Di seguito, un estratto dell'intervista a cura di Fabio Belli, che sarà pubblicata integralmente all'interno dell'edizione di giovedì 31 ottobre de Il Corriere Laziale:

Se tre indizi fanno una prova, Gianmarco Falasca è colpevole di avere un DNA vincente. Tre scudetti Primavera di fila non li aveva mai vinti nessuno: di fila poi... Il centrocampista classe '93 invece il suo nome nella storia del calcio italiano l'ha già scritto. Prima da giovane comprimario della Roma che nel 2011 trionfò a Pistoia in una finalissima al cardiopalma contro il Varese. Quindi, senza scendere in campo ma con più presenze in campionato alle spalle, in una notte d'inizio estate a Gubbio, nell'Inter dove Andrea Stramaccioni l'aveva voluto fortemente. La vittoria arrivò contro la Lazio, che a sorpresa divenne il suo nuovo club. Passato da una sponda all'altra del Tevere, Falasca si è preso finalmente un ruolo da protagonista ed i galloni da capitano, fino a quella Coppa alzata al cielo sempre a Gubbio, stavolta contro l'Atalanta, per uno scudetto che in biancoceleste aspettavano da dodici anni. Un trionfo speciale, ma non si poteva dormire sugli allori: serviva una squadra per continuare a mostrare il proprio talento tra i professionisti, e l'occasione è arrivata a Cuneo. Club di Seconda Divisione che quest'anno ha come obiettivo conquistare la Lega Pro unica nella prossima stagione. E con la solita costanza e determinazione, anche in Piemonte Falasca si è guadagnato un posto da titolare, risultando sempre più presente nella formazione biancorossa. Ecco le sue impressioni dopo i primi mesi di lavoro.

Da Roma a Cuneo, quale è stato l'impatto tra due realtà così diverse?

"Il primo cambiamento è senz'altro quello dell'ingresso in un mondo di adulti, un calcio diverso rispetto a quello del campionato Primavera. Bisogna saper entrare in un nuovo spogliatoio con la giusta umiltà e semplicità, mostrare grande spirito di adattamento. Si lavora molto, ma tutti sono stati immediatamente molto disponibili con me, e dunque mi sono trovato immediatamente molto bene."

Hai lasciato la Roma dopo uno scudetto vissuto in panchina: dopo due anni sei tornato nella Capitale ed il titolo l'hai vinto da punto fermo con la Lazio: è stata un po' una rivincita per te?

"E' stata una grande soddisfazione, ma non una rivincita. Alla Roma e all'Inter ho avuto meno spazio, ma c'era un'incredibile concorrenza, con tantissimi calciatori che in questi ultimi due anni sono arrivati a giocare in Serie A e in Serie B. Era giusto rispettare le gerarchie: sono felice di aver saputo dimostrare il mio valore quando è arrivato il momento giusto."

Momento che si è concretizzato nella magica notte di Gubbio: hai un ricordo particolare di quella sera?

"I ricordi sono tanti, fotografie che mi sono rimaste impresse nella mente. Su tutte, l'abbraccio con mio padre in tribuna, un momento che ha concretizzato i tanti sacrifici fatti in questi anni, e il primo gol realizzato da Danilo Cataldi. Una finalissima è sempre una partita piena di insidie, passare in vantaggio dopo pochi minuti è stata una liberazione. In quel momento abbiamo capito tutti che potevamo farcela."

Lavorando spesso a stretto contatto con la prima squadra, da quale giocatore laziale hai rubato maggiormente i trucchi del mestiere?

"Per il mio ruolo ovviamente cercavo di imparare da Ledesma, ne osservavo movimenti e giocate con estrema attenzione. Ha la fama di essere una persona schiva, ma con i giovani è un ottimo maestro, e soprattutto cercava sempre di coinvolgere negli allenamenti e nelle esercitazioni noi della Primavera, cercando sempre di farci imparare qualcosa sul campo."

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