IL CORRIERE DELLA SERA (A.Arzilli) La vittoria di Bergamo ha rilanciato i biancocelesti dopo un estate con più ombre che luci...

Si può riaprire un ciclo senza cambiare praticamente niente? È una questione di motivazioni, nel calcio c'è grande letteratura sull'argomento. La Lazio vincente a Bergamo è l'esempio di come gli stimoli riescano a cambiare volto ad una squadra data per esaurita, bollita, a fine corsa. Un manipolo di giocatori, molti di essi un po' attempati, che ritrovano il grip sul campo grazie ai metodi di Vladimir Petkovic, il teorico del «non ruolo». Si parte da Marchetti, una sicurezza ritrovata a Bergamo per un portiere che l'anno scorso aveva finito il campionato perdendo le staffe nella famosa rissa di Udine. Klose, a 34anni, è una fabbrica di stimoli e ha un fisico d'acciaio. Hernanes è tornato determinante in 90' come una volta, anzi di più e meglio. Non si sa se è mediano o trequartista, Petkovic non vuole che i giocatori si rinchiudano in un ruolo, tanto meno che si mettano a giocare solo su una porzione di campo. Che vale per tutti, dal pupillo Lulic, ala o terzino fa lo stesso, da Gonzalez a Candreva e perfino a Ledesma, il più rigido e statico della squadra. Ma vale soprattutto per chi l'eclettismo ce l'ha nel sangue. Come Stefano Mauri, il giocatore perfetto per Petkovic. Difende, dialoga, segna e sforna assist, come quello per il tap-in di Hernanes contro l'Atalanta. Inizia l'azione da mediano basso, la conclude da centravanti, si diverte a cambiare di fascia ed amplifica l'imprevedibilità della squadra. Mauri è l'ideale per Petko, è il più versatile del gruppo e non dà riferimenti all'avversario. Fosse per Petkovic giocherebbe sempre. Solo l'inchiesta sul calcioscommesse può sottrarlo alla Lazio.