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LOTITO: “Moralizzatore? Ho vinto le mie battaglie e adesso sogno un campionato a 18 squadre”

PANORAMA.IT – G.Capuano – Parla il presidente della Lazio: “Ironie su di me? Dovevo rompere gli schemi. E sono l’unico contribuente in Italia a pagare il Fisco in anticipo”…

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(getty images)

LOTITO A PANORAMA – Claudio Lotito ha rilasciato una lunga intervista intervista per la rivista ‘Panorama‘. Ecco la prima parte delle sue dichiarazioni, domani seguirà l’intervista completa:

Presidente Lotito, che effetto le fa avere la patente del presidente migliore d’Italia?

“Mi creda, non ho l’ambizione di rappresentare il meglio o la parte positiva. Ho la volontà di voler cambiare il sistema che deve essere in linea con il principio di una sana gestione. Si immagini che quando sono entrato nel 2004 ho rilevato una società che fatturava 84 milioni e ne perdeva 86,5 e aveva 550 milioni di debito strutturato”

Sono una montagna di soldi…

“Mi sono cimentato in questa sfida che era considerata impossibile. E’ stato come uno sport estremo. Ho investito 50 miliardi di lire personali e mi sono caricato di 1.070 miliardi di debito. Tutti hanno pensato che fossi un pazzo”

Lei è passato alla storia come un miracolato dal Fisco e dalla politica grazie all’accordi rateizzazione…

“L’ammontare del debito col Fisco era 300 miliardi, gli altri 800 erano di diversa natura. Lo scriva questo. E oggi la società ha debiti col fisco per 66 milioni di euro”

Al Fisco è convenuto fare l’accordo con la Lazio?

“Non solo. Il Fisco ha fatto un’operazione altamente positiva per l’interesse dello Stato. Noi paghiamo circa 6 milioni all’anno di rata che scade ad aprile e un anno fa l’abbiamo pagata il 23 dicembre, due anni fa il 20 dicembre e tre anni fa con addirittura un anno di anticipo. Siamo gli unici contribuenti in Italia che pagano prima”

Eppure molti continuano ad arricciare il naso di fronte alla sua politica societaria

“Non devo prendermi nessuna rivincita. Dico solo che bisogna cambiare il sistema che si appoggia su atteggiamento consuetudinari. Consuetudo magna vis est: la consuetudine è diventata norma. Veniamo da un mondo in cui le società sportive erano interamente finanziate dai patron. Però, per fare un parallelo, nell’Ottocento si faceva la caccia alla volpe, nel Novecento c’erano le scuderie dei cavalli e negli anni Cinquanta gli artieri si sono comprati le squadre di calcio e gli stallieri si sono trasformati in direttore sportivi… Questo è il passato da cui arriviamo”

Il modello di Moratti e Berlusconi è antico come la caccia alla volte?

“Non voglio giudicare, oltretutto Berlusconi ha vinto tutto. Io voglio rompere l’assioma che ‘più spendi più vinci’ o che si debba vincere a qualunque costo e con qualsiasi mezzo. Si vince anche con i progetti. Io il primo anno comprai nove giocatori in un giorno e fui il primo a farlo con la formula del prestito con diritto di riscatto. Fui criticato. Li presi a parametro zero e fui criticato. Ho l’orgoglio di poter dire di aver preso alcune iniziative che hanno messo insieme efficienza e risparmio ottenendo anche risultati sportivi”

La Lazio che ha rilevato era una società fallita…

“Io dissi che avevo preso una società al funerale, l’avevo portata al coma irreversibile e contavo di arrivare al coma reversibile. Dissi che mi sarebbero serviti tre anni per risanarla ed è avvenuto. Dovevamo fondare una società non sulla sabbia, ma sul cemento armato. Ho valorizzato l’aspetto mediatico della società. Siamo gli unici ad avere una radio nostra, una televisione e altre iniziative che servono per rendere il club più appetibile. Oggi chi deve venire può dire: ‘Prendo un po’ meno ma sono sicuro che prendo i soldi e sono tranquillo’”

I migliori presidenti siete lei e De Laurentiis, quelli su cui spesso si sprecano ironie. C’è un po’ di snobismo nel mondo del calcio?

“A me non interessa essere un punto di riferimento, ma risolvere i problemi: sono per la politica del fare e non del proclamare. All’inizio ho avuto attenzione mediatica e ironie perché ho rotto gli schemi. Dovevo dimostrare in modo nuovo e rude la mia idea di calcio senza aver fatto ancora risultati. Parlavo di calcio didascalico e moralizzatore, ero all’inizio e non potevo avere i risultati, quindi dovevo presentarmi con qualcosa che fosse di rottura”

Le sue citazioni in latino…

“Ho usato la ricerca del vocabolo aulico o che non fosse luogo comune, lingue come latino e greco che dessero forza alla credibilità dell’interlocutore come promotore di un progetto di cambiamento. Perché si dicesse ‘non sto parlando con uno scemo ma con uno che conosce la materia, una persone che ha una base e non un pazzo’. Tutto questo ha avuto una finalità anche se mi hanno fatto caricature e sono stato inseguito dalle ironie finché non ho fatto i risultati”

Questa fase è da superare?

“E’ superata dai risultati che ho portato e dal fatto che sono un rappresentante nelle istituzioni sportive eletto dai colleghi che mi riconoscono capacità gestionali”

Le riconoscono credibilità?

“Questo l’ha detto lei. Io ho potuto fare alcune battaglie e alla lunga hanno portato a cambiamenti. Significa che avevo ragione e ho contribuito a un processo di cambiamento. La gente comincia a capire che non si vince solo perché dai 14 milioni a qualcuno. Come se un medico che prende mille euro a visita e bravo e uno che lo fa in Africa non capisce niente…”

Tra i cambiamenti arriverà anche il nuovo presidente di Lega?

“Questione mediatica. Beretta non ha dato dimissioni. E’ in carica e ha dato la sua disponibilità qualora la Lega avesse trovato un’alternativa, ma noi non siamo senza presidente. Questa è una presidenza che ha prodotto più di tutti in termini di cambiamenti. Uno come Beretta ha consentito questo cambiamento non solo attraverso le sue capacità, ma attraverso la sua autorevolezza e credibilità in diversi comparti delle istituzioni. Adesso dobbiamo fare altre cose”

La riforma dei campionati, ad esempio, è all’ordine del giorno?

“Abbiamo in testa una riduzione delle squadre di calcio perché così come il sistema è concepito oggi non ci sono le risorse economiche e soprattutto porta a situazione critiche che vogliamo evitare”

Come?

“Avere 18 squadre di serie A consentirebbe di recuperare 60 milioni di euro”

18 squadre è il numero giusto?

“Con un’unica retrocessione e la serie B a 18 squadre e un’unica promozione mentre la seconda spareggia con la penultima della serie A. E al massimo 54-60 squadre di Lega Pro in modo; così la serie B recupererebbe circa 30 milioni di euro e la Lega Pro ne recupererebbe 6. Finirebbero le conflittualità economiche e si avrebbe certezza nelle risorse, cosa che oggi non esiste”

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