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Dal rosso a Favalli alla traversa del 26 maggio: le ‘sliding doors’ di Roma – Lazio

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ROMA LAZIO SLIDING DOORS – Dal trionfo all’oblio, dall’essere al non essere. Quel filo rosso che alla fine è la storia del calcio appare sovente come uno schizofrenico muta-forma. Lo spazio che intercorre tra una giocata riuscita e un’altra, tra un palo e un gol o tra un intervento pulito e un’espulsione, è labile e risicato. E questo non fa altro che aprire in un tempo, una partita o un campionato una moltitudine di porte diverse, lasciate inconsapevolmente al più svariato destino. Insomma, quelle che nel 1998 Peter Howitt descrisse come ‘Sliding Doors‘.

Roma – Lazio, le ‘sliding doors’ del derby capitolino

Espulsioni, traverse, dure sconfitte, e ancora occasioni mancate e defezioni. Roma – Lazio vive da sempre una storia a sé. Una storia nella quale i secondi si allungano, diventano anni, e vanno a incidere in spazi che cambiano non solo gli eventi presenti, bensì quelli futuri del calcio capitolino.

Immobile out, Keita lo sostituisce e fa doppietta

Pensiamo all’aprile 2017, ad esempio. La Juventus aveva appena pareggiato con l’Atalanta, riaprendo alla Roma la speranza di giocarsi lo Scudetto. Nel pre-partita del derby, poi, arrivò la notizia che Immobile, lo spauracchio principe in casa giallorossa, non avrebbe giocato. La tavola pareva già essere apparecchiata, se non fosse che chi sostituì il 17 biancoazzurro scelse di aprire la corretta porta girevole. Fu, infatti, Keita Balde Diao, schierato da Inzaghi come unica punta al centro dell’attacco della Lazio, a prendere la scena e chiudere il cassetto dei sogni romanisti con una doppietta.

Il covid e il derby: l’occasione sciupata da Milinkovic-Savic

E ancora: cosa ne sarebbe stato della Lazio di Simone Inzaghi se il destino non avesse calato sul mondo la dura carta della pandemia? Non lo sapremo mai. Così come non sapremo cosa sarebbe successo se i capitolini fossero arrivati allo stop del campionato con due punti in più. Esattamente le lunghezze che avrebbero potuto conquistare nello strano derby di gennaio nel quale Milinkovic-Savic ebbe a tempo scaduto l’occasione per fissare il risultato sul 2-1, ma la spedì ‘fuori di tanto così, come disse Baggio a France ’98.

Una vittoria in inferiorità numerica: ma senza l’espulsione?

Riportando indietro le lancette dell’orologio alla stagione 1997/98 e instaurando un contradditorio, viene da chiedersi: ma la Lazio sarebbe riuscita lo stesso a vincere lo storico derby del 1° novembre 1997 in parità numerica? Qui la risposta è di certo più semplice: meglio tenersi la vittoria. Chi lo sa però se senza l’espulsione di Favalli i ragazzi di Eriksson avrebbero trovato comunque nell’intervallo la grinta necessaria per sovvertire i pronostici e regalare agli albi biancocelesti una delle vittorie più belle e sudate di sempre.

Una traversa per consacrare alla storia di Roma il bianco e celeste

L’ultima è forse la ‘porta girevole’ più bella, importante e storica dell’intera epopea del derby capitolino. La data è arci-nota: 26 maggio 2013. Nei secondi seguenti l’esplosione di gioia biancoceleste per la rete di Lulic, la Roma si gettò avanti alla disperata con l’obiettivo di centrare il pari. E quasi ci riuscì. Una palla calciata da Totti dalla trequarti attraversò pericolosamente l’area di rigore della Lazio prima di trovare la carezza di Marchetti e il bacio della traversa. Lì, in quel preciso momento, la storia pedatoria della Capitale sarebbe potuta realmente cambiare. Per fortuna dei tifosi laziali però, Lulic e la Lazio bussarono alla porta giusta e il destino consacrò la vittoria più importante di sempre ai colori bianco e celeste.

Lazio, ‘sliding doors’ o fortuna?

Abbiamo elencato alcuni esempi in cui gli scenari, o meglio le porte, potevano girare in un battito di ciglia. Attenzione però a ridurre tutto al fato o alla fortuna. La storia si compone di una moltitudine di sfaccettature, anche nel calcio. Per questo continuiamo a guardare partite, derby e quant’altro, con la speranza che, da un momento all’altro, imbocchino la porta giusta. Per questo continuiamo ad amare il mondo del calcio.

Articolo a cura di DANIELE IZZO

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