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Da CATALDI a TOUNKARA il tesoro della LAZIO

CORRIERE DELLO SPORT (M. MARCHETTI) – Ora gioca nel Crotone, ieri poi il gol con la Nazionale Under 20 contro la Germania, su rigore. Cataldi è il fiore all’occhiello dei ragazzi di Bollini…

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RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Torna a Roma appena può CATALDI, e ha portato bene anche ai suoi ex compagni della Lazio Primavera perché hanno vinto anche il derby a Trigoria. Ora gioca nel Crotone, ieri poi il gol con la Nazionale Under 20 contro la Germania, su rigore. CATALDI il fiore all’occhiello dei ragazzi di Bollini.

Il primo fu Crescenzi, poi ci fu Florenzi. Adesso lei e Pettinari. Aria frizzante per i romani quella di Crotone?
“Sto ancora in pantaloni e maglietta (ride). Sono alla prima esperienza fuori ed è così che si diventa calciatori: non fare tardi la sera, mangiare le cose giuste. Ci provo. Sono abbastanza tranquillo, la famiglia mi segue. E questo per me è fondamentale, gioco a calcio perché mi piace e lo faccio per la mia famiglia”.

La spensieratezza vi ha portato fino al quinto posto in classifica?
“Risultati alti, neppure noi ce li aspettavamo. Siamo una squadra giovane e forte. Anche Drago è un tecnico emergente. Il fatto che molti di noi siamo usciti dai campionati Primavera è un valore aggiunto”.

I critici sostengono che la Primavera sia una categoria “protetta” che non prepara al calcio professionistico “vero”.
“In parte è vero. Il campionato Primavera è probante quando affronti le big. Per il resto resta un po’ la sensazione del settore giovanile. Qui è diverso, anche con l’ultima se non sei concentrato, rischi grosso. Devi esserci con la testa per tutti i novanta minuti. Quando esci fuori capisci tante cose. Se sbagli una partita sei fuori, in Primavera hai più possibilità. Dal punto di vista fisico poi sono più alti, tecnicamente si vede la differenza. Poi quando ti ritrovi davanti calciatori che hanno dieci anni ad alti livelli come Di Michele o Colucci…”

E comunque lei la Serie A l’ha sfiorata…
“Con la Lazio penso di aver fatto un buon ritiro”.

E poi cosa è successo?
“La scelta della società è stata quella di mandarmi fuori. Una decisione giusta. In prima squadra c’è tanta qualità e vedevo il rischio di ritrovarmi in Primavera come fuori quota”.

Si sarebbe sentito sminuito?
“No, ma non mi sarebbe sembrato di continuare il processo di crescita”.

Keita, Crecco, Elez, Tounkara: la nidiata della Primavera di Bollini sta dando i suoi frutti.
“Sono calciatori forti”.

Keita appare qualcosa in più…
“Ha colpi speciali e quando un calciatore ha qualità credo che sia in grado di dimostrarlo in ogni categoria. E lui può farlo anche in prima squadra”.

Un atto di fiducia da parte della società?
“La Lazio ci ha puntato. Potenzialmente può dare moltissimo”.

C’è invece chi come Rozzi ha deciso di andare a fare un’esperienza all’estero, al Real Madrid Castilla.
Mi ha sorpreso la sua decisione, voleva rimanere e me lo ha confermato fino a pochi giorni prima di prendere la via per Madrid. Tuttavia gli farà bene, si confronterà con un campionato importante”.

Nella scorsa stagione lei è stato l’eroe della splendida cavalcata che ha portato alla finale con l’Atalanta e quindi alla conquista dello scudetto Primavera. Che ricordi si porta dietro?
Trascorremmo una settimana tranquilla prima della sfida decisiva, trovai anche il modo di litigare con Bollini (Il tecnico lo volle stimolare e responsabilizzare). Stavo bene fisicamente e tranquillo”.

Due gol, uno da cineteca su calcio da fermo.
“Le punizioni le ho sempre calciate bene. Durante la settimana le provo e se non ci sono i portieri non è un problema.”

Vuole dire che è stata normale routine indovinare il sette opposto?
“Lo schema prevedeva che a calciare fosse Keita. Finta di Falasca, finta mia e quindi tiro suo. Ma io mi sono accorto che i calciatori dell’Atalanta avevano mangiato la foglia e quindi ho deciso di calciare io sul palo del portiere”.

Nella stagione del suo trionfo, anche personale, aveva conosciuto anche il sapore della sanzione.
“Contro il Napoli in campionato presi due giornate di squalifica più una supplementare perché ero capitano. Bollini decise allora di togliermi la fascia. Ma fu la svolta della mia stagione. Testa sulle spalle fino all’obiettivo”.

Proviene da una famiglia laziale?
“Papà ha origini lucane e lì tifano tutti Milan. La mamma è interista. Mia sorella è diventata giallorossa da quando la Roma ha vinto lo scudetto…”

Le origini non promettono bene…
“In realtà non sono mai stato un tifoso, ma da quando vesto la maglia della Lazio…”

Da quando?
“Avevo undici anni, mi presero dall’Ottavia”.

La Lazio di Petkovic stra provando a rialzare la testa dopo un inizio difficile.
“Valuto un po’ eccessiva la pressione sulla Lazio, non è tutto da buttare. Manca un po’ di cattiveria sotto porta. La fortuna non gira, ma la squadra è forte, può far bene in campionato e in Europa”.

Ha lasciato amici in prima squadra?
In ritiro ero in camera con Onazi e Cavanda. Mi sento con Ledesma, ma ho buoni rapporti anche con Klose e Konko”.

Quale ruolo preferisce?
“Ogni tanto faccio la mezzala o mediano basso. Quando gioco trequartista però mi diverto di più”.

Qual’è il suo sogno?
“Rientrare alla Lazio sarebbe bello, ma dipenderà dall’annata che faccio qui. Crotone è decisivo, i play off sarebbero una bella vetrina”.

Se un giorno dovesse entrare in campo sulle note della Champions?
“Brividi, emozioni, l’inno che rimbalza (dice proprio così) sull’Olimpico”.

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