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DEL VECCHIO: “NESTA mi prendeva sempre in giro: ‘Sei diventato famoso grazie a me…'”

L’ex attaccante della Roma ritorna sui derby contro la Lazio e sul rapporto con l’ex capitano biancoceleste…

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NOTIZIE LAZIO – Questa sera ore 21:00 alla “Tribù del calcio”, canale 370 del digitale terrestre, ed in replica sabato in chiaro ore 14:30 su Italia 2, canale 35 del digitale terrestre, non perdete l’intervista realizzata da Marco Piccari a Marco Delvecchio. Cresciuto nell’Inter, con cui ha esordito in serie A nel 1991, nel 1994 viene ceduto alla Roma: “Due mesi prima di cedermi, Moratti mi aveva detto che sarei diventato una bandiera dell’Inter; forse devo ringraziarlo se ho fatto quello che ho fatto a Roma”. Già Milano-Roma solo andata perchè nella Capitale “dopo un mese, ti senti a casa” e così Marco ci resta 10 anni; prima Mazzone, poi Zeman che, nella stagione 98-99, lo trasforma in prima punta “ruolo che non avevo praticamente mai fatto nella mia carriera”. Delvecchio diventa Super realizzando 18 reti e 5 doppiette. Fino all’arrivo di Fabio Capello che, l’anno in cui tutti parlano del super tridente Totti-Batistuta-Montella, “mi chiamò nello spogliatoio e mi disse che se volevamo vincere lo scudetto io dovevo fargli tutta la fascia”. Marco ovviamente, pur di giocare, accetta; lo scudetto arriva “esperienza impressionante, veramente incredibile”. La vittoria finale è merito del tecnico friulano capace di dare certezze alla squadra anche nei momenti più difficili “avevamo iniziato l’anno male, fuori dalla coppa Italia contro Atalanta, ci fu contestazione da parte dei tifosi, poi il mister fu bravo a compattare tutto l’ambiente… mi ricordo dopo una sconfitta a San Siro,per tre a uno contro l’Inter, Capello rientrò negli spogliatoi e ci disse…” oggi ho capito che vinceremo lo scudetto” e sentire quanto lui ci credeva per noi giocatori è stata una bella iniezione di fiducia”. Dieci anni di Roma, 9 reti segnate alla Lazio tra il 97 ed il 2002, diventando l’incubo numero uno di Alessandro Nesta: “difficile dirlo, forse il fatto che Alessandro fosse un giocatore molto corretto mi avvantaggiava; inoltre eravamo fisicamente simili nello stile di corsa, forse per questo riuscivo a metterlo in difficoltà. Quando ci incontravamo in Nazionale spesso lo prendevo in giro ma lui mi diceva che io ero diventato famoso grazie a lui“. Super Marco, potendo utilizzare la macchina del tempo “rifarei l’Europeo del 2000, uguale in tutto e per tutto cambiando solo gli ultimi 20 secondi, perché era stato perfetto. E poi rigiocherei volentieri qualche stagione dopo lo scudetto dove se in alcune partite chiave avessimo giocato più con la testa potevamo portare a casa qualche scudetto in più”. Poi non ha dubbi su chi sia più forte tra la sua Roma e quella attuale: “La mia, senza dubbio. Eravamo sette/otto giocatori di grande personalità e in uno spogliatoio non è facile averne così tanti come ne avevamo noi in quell’anno”. Questo e tanto altro questa sera, su Premium Calcio, alla “Tribù del calcio”. Non mancate. Buon divertimento.

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