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REPUBBLICA.IT. Quel pasticciaccio brutto tra Reja e la sua panchina

Una sintesi dell’articolo di Repubblica sull’errore durante la sostituzione in Inter – Lazio

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 REPUBBLICA.IT. Quel pasticciaccio brutto tra Reja e la sua panchina

Una sintesi dell’articolo di Repubblica sull’errore durante la sostituzione in Inter – Lazio

 

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Signori, si s-cambia. Al ventiduesimo della ripresa di Inter-Lazio succede l’inedito: la scena madre dei bambini invertiti nella culla. L’allenatore Reja ordina la sostituzione del pessimo Zauri con Konko. Il suo team manager si confonde e chiama fuori Gonzalez, fin lì tra i più vivaci. Non è che i due si parlino per telefono e la linea sia disturbata: sono a due passi l’uno dall’altro. E neppure che i nomi si assomiglino: uno inizia e l’altro finisce per zeta, s’incrocerebbero soltanto giocando a scarabeo. Resta memorabile la faccia di Reja quando gli arriva in panchina l’uomo sbagliato: come un vegetariano che si vede servire un porceddu, soltanto meno composto nel manifestare disappunto. E intanto Zauri, sempre più appartato e indifferente, si conquista un tempo supplementare. Possa tu restare nel paradiso di San Siro per sei minuti prima che il diavolo si accorga che sei morto. Il terzino della Lazio aggiorna il motto irlandese intanto che allenatore e manager concordano con precisione degna di miglior causa la sostituzione sacrosanta, ma a quel punto temeraria, con Cisse.

Sincronizziamo gli orologi: al ventottesimo, chiami fuori il 78, settantotto, sette-otto. Chiaro?”. È una comica in seconda serata, del tutto inedita per una Scala del calcio, ma anche per un qualunque teatro di seria A.
Accade, probabilmente, anche perché Reja viene da un altro mondo, remoto e dimenticato, che i ragazzini cresciuti con Diretta gol su Sky manco hanno conosciuto. Era il tempo di un calcio puro ma soprattutto duro dove la sostituzione era prima un’eresia, poi un’isolata bestemmia concessa una volta per partita. Adesso fioccano e non ci si capisce più niente, come dimostra il pasticciaccio brutto di via Zauri che diventa via Gonzalez.

“Nel calcio le poesie le porta il vento”, dice oggi Reja. Le poesie erano le vecchie formazioni intoccabili (un po’ come oggi quella della Juve), che potevi ricordare e mandare a memoria. Filastrocche che gli allenatori componevano a inizio stagione e ritoccavano soltanto per gravi infortuni e squalifiche. Poi venne il tredicesimo uomo e già parve una rivoluzione, una possibilità in più che si dischiudeva in corso d’opera, un avvicinamento al poker. L’allenatore, fin lì sempre “servito”, poteva cambiare una carta e sperare di incastrare la scala. Adesso ne può cambiare addirittura tre e guarda quelle iniziali con minore preoccupazioni. Dei mister che azzeccano le sostituzioni si dice che “sanno leggere le partite”. L’impressione, spesso, è che siano analfabeti all’inizio e mandino in campo i numeri sbagliati, non per colpa del team manager. Per questo Reja cambia poco, si porta dietro il telecomando di un tempo in cui c’erano due canali (e in effetti si cambiava con la manopola), non i 600 che piovono dal satellite. Su Facebook hanno perfino creato un gruppo chiamato “Quelli che credono che Reja potrebbe fare una sostituzione prima del 75° minuto”.  Nessuno ricorda più con chi si è cominciata la partita o la stagione, ma nel calcio anche i rimpianti li porta il vento. 
 

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