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Umiliazione europea: Lazio sbattuta fuori dal modesto Sparta Praga

La Lazio perde 0-3 in casa sotto i colpi di Dockal, Krejci e Julis. E’ l’epilogo della stagione…

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Pubblicato il 17/03 alle 20.50

LAZIONEWS.EU – Non ci sono davvero più scuse, la Lazio esce a testa bassa dall’Europa League contro un modesto Sparta Praga e mette una pietra tombale sulle ultime ambizioni rimaste in una stagione maledetta. E non è una sconfitta di poco conto, perché i biancocelesti subiscono una vera e propria cappotta inaspettata: 0-3 davanti al proprio pubblico, che pure era tornato a riempire l’Olimpico credendo in una notte di festa.

A differenza di quanto dica il risultato la partenza degli uomini di Pioli era sembrata anche incoraggiante, e alla prima azione Candreva va vicino al gol calciando addosso a Bicik da ottima posizione. Poi si spegne la luce, la Lazio va a dormire e lo Sparta Praga segna. Per ben due volte nei primi 15 minuti. Una storia vista e rivista, a cui Pioli non riesce ancora a trovare una soluzione, dopo 29 giornate di Serie A e 9 di Europa League. Un disastro su tutta la linea. I gol dello Sparta portano la firma di Dockal e Krejci al 10’ e al 12’, in entrambi c’è la forte complicità della difesa laziale, assonnata e spaesata. La Lazio tira fuori il carattere e reagisce, ma gli 11 in maglia nera non pungono mai e danno una sensazione netta e senza replica: si potrebbe giocare anche per due giorni, il gol non arriverebbe mai. Eppure i limiti dei cechi appaiono evidenti, sia in fase difensiva che in quella di costruzione di gioco. Mauri al 25’ ha persino un’occasione colossale sul suo sinistro per riaprire gara e qualificazione, ma l’ex capitano svirgola il pallone e riesce a sbagliare un rigore in movimento.

Candreva calcia dalla distanza al 32’ e impegna severamente il portiere dello Sparta, ma è davvero troppo poco per meritare una gioia, così gli ospiti decidono di chiuderla prima del duplice fischio di Buquet. Tutto nasce da un pallone perso da Parolo a centrocampo, Bisevac poi si dimentica del pericolo pubblico n.1 Julis in area e gli permette di girarsi e calciare tutto comodo davanti a Marchetti. E’ un 3-0 che fa male e chiude il primo tempo tra i fischi assordanti dell’Olimpico, con i decibel ancora più alti per i cori di contestazione al presidente Lotito. Nella ripresa la Lazio non ci crede più, Pioli fa entrare Matri e Felipe Anderson al posto di Klose e Mauri, e Mauricio al posto dell’acciaccato Konko, Scasny invece regala minuti ad alcuni uomini della sua panchina. Ma la Lazio ha mollato, tradendo anche quel grido di battaglia di quella canzone che oramai allo stadio non canta più nessuno. Il finale è amarissimo: il pubblico è sempre più spazientito e arrivano persino gli olè irrisori ad ogni tocco di palla della Lazio. Eccoli i titoli di coda sulla stagione, una morte annunciata, ma forse arrivata troppo presto. Povera Lazio, oramai non ti è permesso più neanche di sognare.

Giorgio Marota

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