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Andrea Conti: “Petkovic? Pensa solo a come far giocare la squadra”

Il meno famoso delle famiglia Conti racconta la sua esperienza con Petkovic allenatore del Bellinzona…

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andrea conti“La Gazzetta dello Sport” in edicola propone l’intervista ad Andrea Conti, fratello di Daniele Conti, entrambi figli di Bruno Conti bandiera della Roma e campione del mondo 1982. Andrea Conti racconta la sua esperienza al Bellinzona nel 2007 quando ad allenarlo c’era Vlado Petkovic.

Andrea, che ricordi ha di Petkovic?
«Positivi, perché arrivai nella stagione (2007-2008, ndr) in cui il Bellinzona fu promosso in Serie A. Si vedevano le qualità: preparava benissimo le partite, la sua carriera gli ha dato ragione».

C’è qualche caratteristica che non ha mai trovato in altri tecnici?
«Pensa soltanto a come far giocare la sua squadra. Degli avversari si limita a spiegare qualche dettaglio».

Si aspettava potesse avere questo impatto sul calcio italiano?
«Sì, anche perché è bravo a gestire il gruppo, e a dire le cose in faccia a tutti. Allenare a questi livelli è dura, ma il suo carattere è perfetto per imporsi nello spogliatoio».

Così serio e imperturbabile in campo. Con i giocatori, invece, che tipo è?
«Così come lo vedete. Molto disponibile, ma altrettanto serio e riservato. Non è uno che ride tanto, ma ci puoi parlare di tutto, non solo di calcio».

Come si affronta una squadra di Petkovic?
«Adesso è dura, anche perché la Lazio prende pochissimi gol. Sicuramente con il ritmo. Il Cagliari può portare via punti solo con 90′ “a mille”».

In quel Bellinzona c’era anche Lulic. Ma dopo un anno straordinario, sta faticando...
«Senad oltre a essere un grande giocatore è un ragazzo eccezionale, e il primo a soffrire di questo rendimento poco brillante. Ma dopo una stagione giocata a quei ritmi, ci sta di tirare il fiato. Nel 2013 tornerà quello che i laziali hanno conosciuto».

E il calcio in Svizzera?
«Stiamo crescendo. Il fatto che giocatori come Gattuso vengano a fare esperienza qui, è positivo per il movimento. E poi c’è una solidità economica che in Italia, soprattutto nelle categorie inferiori, non c’è più. Lo scorso anno una squadra (il Neuchatel, ndr) non pagava gli stipendi e fu esclusa dal campionato. In Svizzera sono severissimi».

Proprio a Cagliari, da suo fratello, non è che se la passino meglio.
«Ma andranno in campo con la stessa voglia di vincere di sempre. L’importante è onorare la maglia e dimostrare di avere la coscienza pulita».

E della Roma cosa pensa?
«Che deve avere più continuità, soprattutto con le piccole. Se perdi con il Chievo, non hai vantaggio nel battere il Milan. Ma con la Lazio, per un posto in Champions, sarà una bella lotta».

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