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Lazio Youtubers, Nemos: “Classico riscatto in stile Lazio, ci piacciono le imprese”

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LAZIO YOUTUBERS NEMOS INTERVISTA – Oltre che un grande content creator, Nemos si è dimostrato un invalicabile muro difensivo nell’arco di tutta la stagione della Lazio in Youtuber League. Presente sin dal primo giorno in rosa, il possente difensore si è dimostrato un fattore alla pari dei più appariscenti attaccanti, bloccando ripetutamente le avanzate avversarie. Dalla prima uscita stagionale al trionfo in finale per 3-4 contro la Juventus, passando per un pensiero sulla squadra di Maurizio Sarri, si racconta in esclusiva ai nostri microfoni Simone D’Orazio.

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Youtuber League, l’intervista esclusiva al difensore della Lazio Nemos

La Youtuber League parte da lontano ed è cresciuta negli anni. Vuoi raccontare a chi vive da fuori questi eventi quanto lavoro ci sia dietro e come si è sviluppato il vostro percorso?

“Io personalmente sono nel giro di questa competizione dal 2018, credo di essere stato uno dei primi. Penso di aver saltato giusto le prime 2 o 3 partite, poi ho esordito. All’inizio è nato come un semplice derby tra gli youtuber, un Lazio – Roma che veniva giocato generalmente prima del derby vero di Serie A. Era un modo per incontrarci tra di noi, per far venire quei pochi tifosi che ci seguivano. Era tutto semplice, organizzato al volo con una telecamera e 10/15 ragazzi che venivano lì per vederci giocare e per chiederci le foto, poi finiva lì”.

“Col passare del tempo però – prosegue Simone D’Orazio in arte Nemos – è stato molto bravo l’organizzatore Federico Marconi a volersi migliorare di anno in anno. Adesso siamo arrivati ad un qualcosa di devastante, non solo quando lo vedi dal vivo, ma soprattutto sui social dove ha una risonanza veramente gigantesca. Siamo passati da video che facevano poche visualizzazioni a materiale che diventa virale e, di conseguenza, è salito l’agonismo. In tutto questo, sa quando gioco ho perso 20 kg, quindi oltre che socialmente utile è anche estremamente salutare”.

Secondo te, qual è stato il momento in cui avete capito che sareste potuti arrivare fino in fondo?

“Sì. Il match che mi gasato di più è stato il derby di ritorno perso. Di tutte le partite che ho giocato ne ho perse solo due, quella e un’altra ai rigori con la Juventus. Quindi, diciamo che noi non essendo abituati a perdere ed essendo un gruppo bello unito, quella debacle ci ha fatti agonisticamente arrabbiare. Infatti noi siamo andati in otto contati a Napoli e abbiamo dato il 120%. Lì ci serviva vincere con tre gol di scarto per accedere alla seconda finale del girone e fine primo tempo eravamo sopra 4-0.”

“Poi due ragazzi si sono fatti male e hanno stoicamente giocato da infortunati fino alla fine, non avendo cambi a disposizione. Eravamo contati e siamo riusciti a vincere, però 4-3. A quel punto speravamo tutti nella vittoria della Juventus col Napoli, che ci avrebbe permesso comunque di arrivare in finale. E così fortunatamente è stato, una sorta di compensazione per la nostra dedizione. Noi ci siamo arrivati veramente carichi”.

Parlando invece dei singoli, chi è stato l’avversario più difficile da marcare?

“Campolunghi. Un giocatore tatticamente molto intelligente, fai dei bai movimenti ma non solo. Dietro ha dente che sa come e dove si muove e gli manda la palla proprio lì. Poi tende a tagliare, che per un difensore è la cosa peggiore da contrastare perché ti giri un secondo e te lo trovi dall’altra parte a prendere palla. Lui è stato il più difficile da marcare, ma dietro ci metto Mazzei. Non viene nominato spesso ma anche lui è un gran bell’attaccante, è mobile e devi mettere il fisico per tenerlo”.

Arrivando alla finale vinta per 4-3 contro la Juventus. Per te è stato più bello trionfare contro ogni pronostico o farlo contro i rivali bianconeri?

“Noi siamo laziali, ci piacciono le imprese. Niente ci viene regalato, niente è facile, partiamo sempre con pronostici sfavorevoli e poi in realtà riusciamo a vincere. Secondo me è questa la cosa bella. Tutti ci davano per sconfitti e nessuno credeva che potessimo far bene in questa competizione, sin dall’inizio. Questo è il classico riscatto in stile Lazio, come la prima squadra in Serie A. Noi se non soffriamo non va bene, è sempre così. Ed è un fattore d’orgoglio, perché siamo stati tanto sottovalutati”.

“I primi cinque minuti della finale – afferma Simone D’Orazio – sono stati la mia peggior prestazione di sempre. Non riuscivamo a tenerli, perché loro hanno il centrocampo molto mobile e Campolunghi davanti è stato infermabile. Ci siamo dovuti riassestare e abbiamo capito che dovevamo raddoppiare. Siamo riusciti a fermare quei momenti di panico. Prima della finale mi hanno chiesto se preferissi giocare bene e perdere o giocare male e vincere, ho scelto la seconda e alla fine è andata davvero così. Nel primo tempo ho fatto una prestazione sottotono, poi nel secondo abbiamo retto. Ci siamo goduti la vittoria, abbiamo festeggiato, ma da adesso testa alla Summer Cup. All’appuntamento del 14-15-16 luglio, sempre al Ciriaci, vogliamo fare doppietta”.

Vorrei adesso un tuo pensiero sulla Lazio di Sarri: con la qualificazione in Champions League, come miglioreresti la squadra?

“Non mi piace fare nomi. Non è il mio ruolo e soprattutto non saprei chi prendere fossi in Sarri. Secondo me però serve un giocatore alla Liverani. Uno che smista i palloni, che lancia, un bel regista. Oltre a lui, ovviamente, anche una punta. Milinkovic, da tifoso, preferisco che rimanga. Poi, se dovesse partire, che lo faccia alla cifra giusta e con un degno sostituto”.

Quale obiettivo per la prossima stagione: provare a fare un grande percorso in Europa oppure puntare tutto sul campionato, magari allo Scudetto?

“A me affascinano molto le competizioni europee. Serve dimostrare la continuità che negli anni non abbiamo quasi mai visto. La Lazio difficilmente azzecca due anni di fila, c’è sempre quella stagione di stand-by. Il miglioramento per me sarebbe ripetere quello che hai fatto vedere in Serie A, aggiungendoci un percorso dignitoso in Champions. Io sono sempre per la via di mezzo, ma se poi proprio dovessi scegliere direi che posso accettare di sacrificare quest’anno il campionato per andare avanti in Europa”.

Thomas Alvieri

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