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Lazio, è una questione di fiducia: gestire le emozioni per entrare nell’Olimpo del calcio

SALISBURGO LAZIO BLACKOUT – Cinque minuti di ‘black-out’ totale hanno condannato la Lazio all’eliminazione dall’Europa League: il Salisburgo ha avuto la meglio sui biancocelesti, battuti per 4 a 1…

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SALISBURGO LAZIO BLACKOUT – Cinque minuti di ‘black-out’ totale hanno condannato la Lazio all’eliminazione dall’Europa League: il Salisburgo ha avuto la meglio sui biancocelesti, battuti per 4 a 1 alla ‘Red Bull Arena’. Ma cosa è successo alla squadra in quei momenti? Questa domanda ha tormentato la notte di tutti i tifosi biancocelesti: difficile trovare una spiegazione anche se, ripercorrendo a ritroso la stagione dei ragazzi di Inzaghi, episodi simili sono già stati vissuti.

IL PROBLEMA – La teoria che la Lazio non sia pronta a livello mentale a partite del genere non sembra poter essere accreditata: l’approccio alla gara di ieri sera è stato perfetto e fino al gol del vantaggio di Immobile tutto era sotto controllo. Inoltre i ragazzi di Inzaghi hanno dimostrato sempre grande maturità in campi difficili come lo ‘Juventus Stadium’ (la Lazio rimane, al momento, l’unica squadra ad aver vinto a Torino insieme al Real Madrid) o lo stadio ‘Olimpico’ di Kiev. Quel che emerge è un altro fattore: i giocatori devono imparare a gestire le emozioni, belle o brutte che siano. La sensazione è che quando in campo si verifica un episodio sfavorevole, poi crolli tutto il castello di certezze così come, al contrario, un bel gol o una giocata da campione esaltano a tal punto la squadra da avviare strepitose goleade.

I MOMENTI BELLI… – E la stagione della Lazio è piena di esempi, sia positivi che negativi: rimanendo nella storia più recente, la partita casalinga contro il Benevento è chiarificatrice. I biancocelesti si ritrovano in svantaggio contro l’ultima in classifica, poi Caicedo e De Vrij ribaltano la situazione e da lì qualcosa si sblocca: le giocate in mezzo al campo riescono, i tiri arrivano, e con loro anche i gol… e la partita finisce 6 a 2! Lo stesso era capitato nel girone di andata contro il Sassuolo (gol di Berardi, pareggia Luis Alberto sul finire del primo tempo e poi nella ripresa goleada e 6 a 1 finale), o ancora alla prima di ritorno a Ferrara (Spal-Lazio 2-5). In tutte queste partite è servito l’episodio per dare motivazione e fiducia nei propri mezzi ai giocatori che poi, a mente libera, hanno sempre fatto vedere le loro immense qualità.

…E QUELLI PIU’ AMARI – La partita di ieri ci riporta, purtroppo, alle pagine più tristi della stagione. La Lazio controlla la partita, va in vantaggio, poi subisce in rapida successione due gol, ne sbaglia uno clamoroso con Luis Alberto e il Salisburgo dilaga. I ragazzi in campo mollano mentalmente la partita, il verificarsi di eventi che non dovevano accadere stravolgono le certezze dei giocatori che alzano bandiera bianca. Fatti simili erano accaduti già in campionato nelle due sfide contro il Napoli: in entrambi i casi la Lazio era andata in vantaggio, aveva dato l’illusione di poter gestire il risultato e poi era finita per crollare sotto i colpi dei partenopei, staccando la spina.

LA POSSIBILE SOLUZIONE – In quei casi si era parlato di sfortuna (gli infortuni ai difensori in Lazio-Napoli), di errori individuali (nella sfida di ritorno), ieri di ‘black-out‘. Ma come abbiamo visto gli episodi (sia positivi che negativi) ormai sono tanti e credere che non ci sia un nesso tra loro è difficile. Per entrare di diritto nell’ ‘Olimpo del calcio’, sangue freddo e lucidità non devono mai venir meno: entrambe sono armi letali, spesso più decisive di una rovesciata o di un tiro da fuori area di un campione che vale 100 milioni. Domenica c’è già una nuova prova: all’esame derby la Lazio deve dimostrare di essere più forte di se stessa.

Marco Barbaliscia

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