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RIZZOLI: “Nel 2012 abbiamo dato il massimo”

Le parole di Rizzoli sul 2012 degli arbitri…

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Arbitri, arbitri, arbitri. Nel bene e nel male è imprescindibile parlare di loro. Alla Lazio qualche volta è andata bene, qualche altra male. E qui partono le solite frasi del tipo “gli errori e i favori alla fine della stagione si annullano a vicenda” o “inutile criticarli” o ancora “Non sono tutelati”. Ma a fare uno zoom sugli arbitri ci ha pensato Rizzoli ai Microfono di Sky. «Il nostro anno è stato impegnativo e difficile. Non vorrei dire che è andato tutto bene, ma sono sicuro che abbiamo dato il massimo. Siamo passati attraverso a un Campionato Europeo che ha cambiato un po’ il nostro modo di arbitrare, portando la novità dell’aggiunta anche dell’arbitro addizionale. Ci siamo resi disponibili ad organizzare una cosa molto complicata. Per il 2013 mi auguro che tutti gli arbitri abbiano una stagione serena e possano far divertire i tifosi». 

Interessante anche il nuovo ruolo dell’arbitro di porta. «Bisogna ricordare a tutti che l’arbitro è quello che decide e non può essere vincolato in alcuna maniera all’arbitro di porta. E’ un ruolo che non entra in conflitto con quello dell’arbitro, ma soltanto di supporto. Va a coprire una zona di campo che prima era difficile da coprire. Serve ad avere un maggiore controllo, l’arbitro addizionale non può intervenire per far cambiare la decisione del direttore di gara. Può dare un consiglio, ma non interviene in maniera specifica su valutazioni che non sono di sua competenza. Il suo compito principale è il gol-non gol o qualche altra situazione nella sua zona territoriale. L’episodio di Catania-Juventus? E’ impossibile che l’arbitro addizionale possa intervenire su un fuorigioco. In ogni caso, era una situazione estremamente difficile, purtroppo è stata presa la decisione sbagliata». 

Ma non c’è sudditanza psicologica tra arbitri. «Non dico che avere un giudice di porta di esperienza non possa influire in qualche decisione, ma questa esperienza, o personalità, è soltanto messa al servizio del direttore di gara. Per arrivare ad arbitrare in Serie A ogni direttore di gara deve avere una grande personalità, l’esperienza è messa a supporto esclusivamente per loro. Non c’è sudditanza». 

Un occhio all’estero. «C’è un rispetto maggiore delle decisioni arbitrali, è un approccio diverso alla partita. Lo si sente tra giocatori, tra arbitri, tra dirigenti e tutti gli altri. Non dipende solo dall’arbitro quanti fischi si fanno. Nelle partite la differenza la fanno i giocatori e il loro approccio alla partita»

Perché non parlare a fine partita? «Parlerei nel postpartita senza problemi, non abbiamo la presunzione di pensare che tutte le nostre decisioni siano corrette. In ogni caso, il fatto che sono qui oggi a parlare con voi è la dimostrazione di un’apertura al dialogo tra gli arbitri e i media»

Il condizionamento che nasce dagli errori. «Non è una cosa semplice non farsi condizionare da eventuali errori che vengono riportati nell’intervallo. Un arbitro di qualità, però, non deve lasciarsi influenzare da tutto questo»

Vedere un replay?
Non è una cosa semplicissima, anche in questi casi ci sarebbero diverse interpretazioni. Dipende dalla situazione, per alcune cose mi fido di più della sensazione del campo piuttosto di un’immagine rallentata»

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