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Nesta: “Un pronostico per Lazio-Milan? Meglio non farli”

L’ex biancoceleste parla anche del nipote arruolato tra le fila giallorosse: “Se fosse andato alla Lazio era meglio”…

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(Getty Images)

L’ex capitano biancoceleste Alessandro Nesta ha parlato a SportMediaset.it della sua nuova avventura americana: “C’è molta meno pressione rispetto in Italia, ma la Serie A non mi manca. Un giorno tornerò ma da allenatore. Mio nipote alla Roma? Avrei preferito la Lazio”.

Ormai sono tre mesi che è passato ai Montreal Impact. Come prosegue la sua esperienza Oltreoceano?
“Benissimo, mi sono ambientato alla grande. Io sono contento della scelta, la mia famiglia è felice e la società è una bella realtà solida. Certo mi hanno aiutato moltissimo Di Vaio, Ferrari ma anche Rivas (ex Inter ndr), anche se la società è molto italiana. Gli stessi dirigenti lo sono e pensano e vivono come in Italia”.

Ha trovato delle difficoltà?
“Mi devo ancora abituare al calcio americano, quello sì. Come ambiente sto alla grande, ma il calcio è abbastanza diverso e non mi sono ancora ambientato perfettamente al loro modo di giocare”.

In che senso? Com’è il livello della MLS? Se lo aspettava diverso?
“Diciamo che è un livello abbastanza alto soprattutto fisicamente. I giocatori qui sono delle bestie e corrono tantissimo. Io poi sono stato catapultato dentro questa esperienza direttamente dal mare. Dopo una settimana dalla firma ho giocato e senza fare una vera preparazione. Ho faticato anche se nelle ultime partite è andata meglio per quanto mi riguarda”.

E a livello tecnico-tattico?
“Tatticamente sono ancora un po’ indietro ma stanno lavorando bene anche con le giovanili. Nel giro di pochi anni credo che possano migliorare moltissimo”.

Ma com’è il clima attorno alla MLS? Sabato c’è il “derby” contro Toronto, come vivono l’attesa i tifosi?
“Non è un vero e proprio derby perché tra le due tifoserie c’è dell’amicizia. Il clima è totalmente diverso rispetto a quanto ero abituato in Italia. Allo stadio ci vanno le famiglie, mangiano lì e dopo cinque minuti dal fischio finale è già tutto dimenticato. Non ci sono tv che seguono il calcio durante la settimana e sui giornali lo spazio è poco. Pressione zero, almeno da noi, c’è una mentalità diversa. Poi ci sono realtà diverse come Houston o Columbus che vivono il tutto con grande trasporto le vigilie.”.

Ma tutto questo un po’ le manca o è anche per questo che ha lasciato il nostro calcio?
“Come si vive il calcio in Italia a me piaceva, ma non posso dire che mi manca quella pressione spasmodica di certe partite. Una via di mezzo sarebbe l’ideale. Diciamo che non mi manca tutta la pressione della Serie A, ma essere troppo tranquilli non sempre è un bene. A questa età però non ho bisogno di avere stimoli ambientali per rendere”.

Ma riesce a seguire la Serie A?
“La guardo molto poco perché in tv non la danno spesso, solo su un canale internazionale ogni tanto”.

Con gli addii illustri come il suo, quello di Del Piero, Seedorf, Gattuso… non pensa che sia un campionato di livello più basso? Come vede il futuro del nostro calcio?
“Penso sinceramente che ovunque ci sono delle annate giuste che portano a vincere tutto. A noi è successo, i classe ’74-’75-’76 e giù di lì è stata straordinaria. La Spagna e la Germania stanno godendo adesso. Sono convinto però che il futuro dell’Italia è roseo, basta guardare l’Under 21. C’è qualche giocatore che farà una grande carriera”.

Parlando di Serie A però non si può non parlare con lei di Lazio-Milan, la sua partita. La seguirà? Vuol fare un pronostico?
“Sabato saremo in trasferta a Toronto poco prima del fischio d’inizio dell’Olimpico. Non credo che riuscirò a vederla. Pronostici? Meglio non farli. Qualsiasi cosa dica, sbaglierei”.

Ok, lasciamo perdere il recente passato e parliamo d’altro. Ha già “minacciato” Ferrari per lasciarle la 13 l’anno prossimo?
“No no (ride), non gliela chiederò. E’ arrivato prima lui ed è giusto che la tenga lui, però un po’ mi dispiace, quello sì”.

La prima volta che è entrato nello spogliatoio degli Impact, com’è stata la reazione dei suoi compagni?
“C’era grande curiosità anche perché tutti i ragazzi sono grandi appassionati del calcio europeo e italiano. Sanno tutto, facevano domande. Io ho trovato un grande gruppo di ragazzi umili e fantastici. Io poi ci metto poco a fare amicizia e far capire che sono un tipo tranquillo, che non sono un marziano”.

Dall’altra parte invece hanno provato a farle vivere la magia dell’hockey?
“Ci hanno provato (ride), ma qui sono tutti in sciopero. C’è il lockout e per tutto l’anno mi sa che non giocano. Sono stato sfortunato”.

Invece che effetto le ha fatto sapere del suo nipotino con la maglia della Roma?
“Diciamo che mi è parso un po’ strano perché siamo una famiglia di laziali e se fosse andato alla Lazio era meglio. Ma ognuno ha la sua strada e non voglio intromettermi nella sua. L’importante è che sia in una società seria che lo aiuti a crescere nel migliore dei modi. Se lo fa alla Lazio o alla Roma alla fine è più o meno la stessa cosa…”.

Per concludere, Spinelli ha detto che proverà a riportarla in Italia durante la pausa della MLS. Farà come Beckham?
“Assolutamente no. Ho già prenotato le vacanze a Miami e mi muoverò solo per andare lì. Penso che quella di Spinelli fosse solo una battuta. Livorno è una bella città, ma io penso solo ad andare in vacanza anche perché durante l’ultima estate ho fatto il corso di allenatori e le ho saltate”.

Quindi la rivedremo in Italia, ma da allenatore…
“Tra qualche anno magari. Io ci provo e sinceramente ci spero”.

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