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Joao Batista: «Il Mondiale di Hernanes»

IL CORRIERE DELLO SPORT (F. Patania) – L’ex LAZII parla di ANDERSON: “Ora è un’incognita, ma se si conferma è un grande acquisto”…

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BRASILE AUSTRALIA hernanes

 

RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – ‘Il Corriere dello Sport‘ ha intervistato Joao Batista, ex calciatore brasiliano titolare nel mondiale 78′ e convocato anche nell’82, che vestì la maglia della LAZIO nell’83 e con i biacocelesti ha messo in fila 43 presenze e 2 gol. C0n lui Patania ha parlato della LAZIO e di HERNANES. Ecco uno stralcio delle sue parole.

Sulla Lazio di oggi
«E’ un’ottima squadra. Ha appena vinto la Coppa Italia vincendo il derby con la Roma, è stata un’emozione. E poi ci sono tanti buoni giocatori. E’ diversa, è cresciuta rispetto ai miei tempi. Quando ci sono i soldi, diventa tutto più facile. Noi venivamo dalla Serie B e Chinaglia fece tanti sacrifici per mettere su una squadra che non poteva essere competitiva con le più forti. Ho un bel ricordo dei tifosi. Anche se non è andata benissimo sul campo, mi hanno sempre trattato bene. Ho affetto per la Lazio. Mi hanno trasmesso passione e sentimento per la maglia biancoceleste».

Su HERNANES e il paragone con lui
«Ognuno ha le sue caratteristiche. Io giocavo davanti alla difesa. Hernanes deve essere libero di attaccare e di inserirsi, gli piace andare al tiro. Si muove da centrocampo in su. In Italia lo considerate un fantasista, in realtà pensate così di qualsiasi brasiliano. Quando sono arrivato a Roma tutti si sorpresero del mio modo di giocare. Sembravo più europeo che brasiliano, così dicevano. I tifosi vorrebbero che un giocatore riuscisse a fare due o tre cose nello stesso modo. Non è così. Io credo che Hernanes sia un centrocampista, a cui piace impostare il gioco e trovare il tempo per concludere».

Su HERNANES e la Nazionale brasiliana
«Ogni ct ha le sue preferenze, dipende dai momenti. Anche Ramirez è tornato in Nazionale e prima faticava a trovare spazio. Manca un anno al Mondiale, può ancora succedere di tutto. Non so se sarà di sicuro protagonista. Oggi Hernanes è tra quei giocatori che promettono di essere titolari al Mondiale. E’ uno su cui Scolari conta. Dovrà sfruttare le occasioni, ma parte in prima fila. Ha l’esperienza e l’età giusta per giocare un grande torneo».

Su Felipe Anderson
«L’ho visto giocare un paio di volte l’anno scorso contro l’Internacional e il Gremio. E’ un giovane interessante, è uscito bene, nella stagione passata si è messo in luce. Ma ha ancora vent’anni e deve confermarsi. E’ presto dare giudizi, sono molto prudente, dovrei parlare di incognita. Se conferma quanto ha fatto vedere, si rivelerà un buon acquisto. Certo il calcio è diventato degli agenti. In Brasile, appena giochi un bel campionato, ti portano via. Felipe è un buon giocatore, ha degli spunti interessanti. L’ho visto giocare all’ala sinistra, sa inserirsi, è un centrocampista offensivo».

Su Brasile 2014
 «Il Brasile parte sempre per arrivare in finale. Ma ci sono tante Nazionali in corsa. A cominciare dall’Italia, che può essere la sorpresa. La lezione del 1982 ci ha insegnato qualcosa. E poi penso alla Spagna, all’Argentina, alla Germania».

Su Klose
«Mi piace molto. E’ un grandissimo giocatore, forte in area di rigore, bravo di testa. Uno così permette alla squadra di crescere. Non è casuale che da quando sia arrivato la Lazio non abbia più perso il derby. Solo la presenza incute rispetto, timore negli avversari. Ricordo i miei derby con una Roma fortissima. Se fermavi Bruno Conti, non potevi stare tranquillo. Erano in quattro o cinque che potevano decidere. Da Falcao a Pruzzo e Di Bartolomei. Il pericolo si avvertiva in ogni zona del campo. Klose è un fuoriclasse, fa la differenza. E permette anche ai suoi compagni di trovare maggiore spazio. Libera gli altri da una marcatura asfissiante».

Sul derby
«Il mio cuore dice Lazio. Io non l’ho mai vinto».

Un ricordo della sua vita in biancoceleste
«Ricordo un pareggio a Marassi con la Sampdoria. Fuori casa era un evento. E alla fine del primo tempo stavamo perdendo 2 a 0. Tutti credevano che avessimo ormai perso. Segnò Calisti a un quarto d’ora dal termine, pareggiai io quando stava per finire la partita. Il presidente Chinaglia era già andato via per rientrare a Roma. Mi telefonò la sera da casa per dirmi che aveva festeggiato in macchina sentendo il gol a Tutto il calcio minuto per minuto».

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