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Alviti: “Venire in Curva significherebbe essere incoerente. La colpa è della società, la LAZIO è altro”

Uno dei membri del gruppo degli Irriducibili aggiunge: ” La nostra grande fortuna, però, è avere ancora una Curva Nord ancora così affezionata, che sostiene la squadra nel modo in cui va sostenuta”…

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NOTIZIE SS LAZIO – “Oggi per me oggi venire in Curva, e allo stadio in generale, significherebbe andare contro la mia coerenza. La causa ovviamente va ricondotta a chi guida la società, per me la Lazio è altro. Noi del gruppo abbiamo pagato in prima persona tutto quello che è accaduto, ma purtroppo, di conseguenza, a pagare il conto è stato tutto il popolo laziale. La nostra grande fortuna, però, è avere ancora una Curva Nord ancora così affezionata, che sostiene la Lazio nel modo in cui va sostenuta”. Sono le parole di  Yuri Alviti, uno degli ex membri del direttivo degli Irridicibili, rilasciate ai microfoni di RadioSei. Poi ricorda: “Come nasce la mia militanza negli Irriducibili? Insieme ad altre 20-25 persone seguivo la Lazio negli più anni bui, ma anche i più belli, della sua storia. Poi c’è stata l’idea geniale da parte dei ‘padri’ degli Irriducibili di fondare questo gruppo: io inizialmente mi sono defilato, ma nel 1991 sono stato nuovamente coinvolto e ho contribuito a fare la storia degli Irriducibili: un gruppo portante per vent’anni buoni, che tutt’ora contribuisce a dare una marcia in più per sostenere la Lazio. Ogni trasferta è memorabile a modo suo. Nell’epoca degli Irriducibili abbiamo vissuto un battesimo di fuoco con gli spareggi di Napoli, ma come dimenticare le trasferte di Coppa della grande Lazio. Quella che mi è rimasta dentro più di tutte fu Belgrado, ma anche l’11 settembre 2001 a Istanbul contro il Galatasaray, il giorno dell’attentato alle Torri Gemelle. Ricordo che avevo paura a prendere il volo di ritorno… Ne potrei elencare tante altre, ma mi fermo qui. Il momento più alto?  Ritengo sia rappresentato dalle coreografie preparate a fine anni Novanta, quando si vinceva tanto. Lì abbiamo avuto parecchio lustro, con tanto seguito in tutte le trasferte, sempre compatti da Napoli a Bergamo. Siamo stati tra le tifoserie più invidiate d’Italia, e tutt’ora dico che il nostro gruppo è ancora presente”. Infine una sorta di appello: “Sarebbe fantastico avere in campo gli uomini, e sugli spalti i gruppi ultras, che hanno fatto la storia della S.S. Lazio”.

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