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CANA su Serbia-Albania: “Quando esplode la violenza, finisce il calcio”

Ancora dichiarazioni del ds Tare e di Lorik Cana sull’accesissima Serbia-Albania…

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NON SOLO LAZIO – Serbia-Albania, la partita infinita. Dopo più di due settimane sono ancora accese le polemiche intorno a questo match. Sono arrivate, dai media albanesi, nuove parole dei “laziali” CANA e TARE.

Il ds biancoceleste ha difeso così le posizioni dei suoi connazionali: “Il bello del calcio è che tutti possono avere una propria opinione, ma ho notato che, in particolare dopo quel match, coloro che non hanno mai dato un’opinione sul calcio hanno cominciato a farlo. La mia impressione è che si punti sul populismo. Un nome? Nessuno, ma ci sono state molte assegnazioni di cittadinanze onorarie. Questo non è corretto. I premi dovrebbero essere assegnati alla squadra. Tutti, dal primo all’ultimo, hanno difeso la dignità della nazione e l’onore del gruppo.”

Nuovo intervento anche per il difensore e capitano della Nazionale albanese: “Non ci aspettavamo la vittoria a tavolino per la Serbia, è stata una sorpresa, ma siamo un paese piccolo, non siamo privilegiati. Noi agli occhi del mondo siamo all’inizio, dobbiamo ancora costruire la nostra storia calcistica, ma per quanto riguarda questa storia abbiamo ancora due gradi di giudizio.”

E poi continua: “I media internazionali sono stati influenzati, più che del drone si è parlato di razzismo e violenza e questo mi dispiace molto. Di chi è la colpa? Del governo serbo. Ha cercato di coprire la cosa, hanno delegato la responsabilità del drone alla nostra federazione, hanno lavorato per creare un parere generale e la decisione alla fine è stata presa solo sul fatto di non tornare in campo a giocare. Noi siamo atleti, fino a quel momento stavamo anche giocando bene, abbiamo reagito in modo normale. Sono orgoglioso dei mie compagni di squadra”.

Prosegue ancora nel suo racconto di quella serata: “Ci sono stati cori razzisti che si sentono oggi dai media. Ma il più grande insulto per me è stato nascondere le nostra bandiera ufficiale dietro la tribuna, c’hanno messo un attimo. Queste cose sono state ben organizzate dalla parte serba. Per non parlare poi dell’immagini di personaggi criminali serbi che sono stati condannati da L’Aia per crimini di guerra, che non sono assolutamente ammessi. Ma noi non gli abbiamo dato importanza, però quando tutto va fuori controllo ed esplode la violenza, finisce il calcio. Non ritengo ci fosse un valido motivo di non far giocare la gara anche prima del drone, quando eravamo sul campo non è successo niente di sorprendente. C’è stato qualche insulto, l’uso di qualche fumogeno, ma nulla che fino all’ingresso del drone ci avrebbe impedito di giocare”.

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