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ROCCHI:”Io penso che se la Juve gioca da Juve, vince. E allora il discorso di Klose, che bisogna giocare per il pareggio, è la realtà”

NOTIZIE SS LAZIO – “La Lazio è stata la mia vita, la mia parte professionale più importante”…

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ROCCHI Tommaso

NOTIZIE SS LAZIO – L’ex capitano biancoazzurro Rocchi ha risposto ad alcune domande su Radio Radio, anche riguardanti il match di questa sera Lazio-Juventus:

Dentro di te è scattato qualcosa ad un certo punto ieri?

“Era un po’ che non giocavo con continuità, che non segnavo, che non facevo ciò che ho sempre fatto nell’ultimo periodo e nella mia carriera. Cioè giocare a calcio, fare gol. Ho vissuto un ultimo periodo un po’ difficile. Questa estate aspettavo di iniziare subito a giocare, però poi dopo c’è stata questa situazione del Padova che mi è piaciuta sotto diversi aspetti. Adesso purtroppo la situazione non è semplice, nel senso che la squadra sta vivendo un momento difficile, però abbiamo questa seconda parte di campionato in cui io cercherò di dare il mio contributo. Ieri sono stato contento per il gol, purtroppo meno per il risultato. Ma è stata una bella soddisfazione. Però sono sincero è stato bello sentire voi parlare della maglia, del numero, di vecchi ricordi”.

Vedendo il gol, la maglia, la fascia di capitano ci tornano in mente le tue tipiche conclusioni. Certo ora i colori non sono biancocelesti però è stato un tuffo nel passato.  

“Ieri mancava Cuffa il capitano, in campo c’erano diversi giovani e quando è ricaduta su di me la scelta per fare il capitano io ho detto che non era un problema, anzi era una cosa che mi gratificava. Il tipo di gol, il fatto della profondità, è una mia tipica caratteristica. E’ successo in un momento della partita in cui stavamo perdendo, in un campo difficile e le condizioni climatiche avverse. Abbiamo fatto il 2 a 1 ma non siamo riusciti a pareggiare. Sono contento per il gol personalmente, perchè per un attaccante il gol è fondamentale, da fiducia e morale. Però chiaramente se sono andato a Padova l’ho fatto perchè voglio dare qualcosa che possa aiutare la squadra a raggiungere l’obiettivo che in questo momento è la salvezza.”

E’ un occasione, questa, in cui non solo prendi ma anche dai. Sicuramente ti si chiede tanto per le tue qualità e per l’esperienza, ma immagino che anche tu chieda altrettanto per il tipo di esperienza che può essere questa.

“E’ sempre stata una prerogativa in tutte le squadre in cui sono andato, ho cercato sempre di avere la possibilità di dare qualcosa per poter dimostrare qualcosa che automaticamente serve alla squadra. Questa scelta è stata lo stesso: andare a Padova significava mettere del mio in funzione alla squadra, alla città e ai tifosi. L’obiettivo è quello di aiutare una squadra in un momento di difficoltà per poterci salvare. Cosa che sono convinto ci meritiamo. Il mio obiettivo è quello. E’ normale che per un attaccante fare gol significa dare qualcosa in più, la ciliegina sulla torta. questo fa parte di ogni giocatore”.

Tu sei cresciuto nella Juventus, capitano della Lazio, probabilmente sei andato via per sposare la causa dell’Inter. Chissà se, ad oggi, sapendo come è andata a finire rifaresti quel passo. Aldilà di tutto questo, la partita di questa sera, ti metti sul divano e cosa pensi? 

“Vorrei dire che sono arrivato alla Lazio nel 2004/2005. Sono stato nove anni, ho fatto più di trecento partite, ho fatto più di cento gol, l’avventura da capitano, quindi la mia storia, ad oggi, è Tommaso Rocchi della Lazio. Mi sarebbe piaciuto chiudere e finire la carriera con la Lazio. Le circostanze non hanno portato a questo.  Non rimpiango essere andato all’Inter, perchè è stata una gratificazione per tutto quello che ho fatto. Il fatto, ad oggi, di essere in serie B e giocare con il Padova accende una nuova sfida dentro me stesso,  mi da la forza e la convinzione di far vedere e far credere che sono un giocatore di calcio. E quindi non rimpiango niente.  Adesso penso al presente, al Padova, a cercare di fare bene. La Lazio è stata la mia vita, la mia parte professionale più importante e ancora oggi sono legato alla gente, all’affetto che c’è per il quale ho scritto la storia, quello non lo cancellerà mai nessuno e farà parte per sempre della mia vita. Però il presente è questo e cercherò di fare il meglio per il Padova fino a quando mi sentirò un giocatore di calcio.”

Non hai rimpianti per la scelta fatta. Però la tua esperienza ti ha portato ad analizzare quello che è accaduto sul finale con la Lazio, questa amarezza che si evince c’è perchè non ti sei sentito un giocatore di calcio o perchè non hai ritrovato quella gratificazione, quella riconoscenza che si doveva ad un capitano che è stato come te per tanti anni nella Lazio e che ha dato tanto a questa squadra? 

“Tutte e due. Questa tua affermazione, è una considerazione fatta in tutti e due i casi. Da una parte non è stato visto ciò che ho fatto in nove anni; dall’altra è stata fatta una scelta, che posso condividere di più, e dire ok  è finito un ciclo e pazienza. Quindi poi le valutazioni si fanno da entrambe le parti. Sono andato all’Inter, sono andato al Padova e penso che nulla viene per caso, se le cose sono andate così è perchè è giusto che siano andate così e ne sono contento per quello che ho fatto e per quello che sto facendo. Per quanto riguarda stasera, penso sia una bella partita, importante per entrambe le squadre. Inutile dire che la Juve ha qualcosa in più rispetto la Lazio, però penso anche il fatto che la Lazio giochi in casa, il tifo, comunque la situazione che si viene a creare possa portare a far diventare una partita difficile per entrambe le squadre. Capisco Klose che leggo nelle interviste: se riusciamo a fare una bella partita, siamo determinati e vogliosi,  se riusciamo a fare un pareggio, è una cosa importante. Lo capisco perchè quando ti trovi davanti una squadra che da anni vince il campionato, che da anni è una delle squadre più importanti di questo momento tu devi fare di più.”

Oggi ci stavamo interrogando su come stadio, tifo e la squadra, in un momento che non è sicuramente alto per il rendimento, in cui sembra passato un secolo dal 26 maggio, la gente si aspetti ciò che si aspetta un giornalista: che la Juve giochi e vinca la sua partita. Ma ricordo soprattutto nei tuoi primi anni delle sfide contro la Juventus di Capello, dove la Lazio doveva fare ancora il suo percorso di crescita, però si andava allo stadio con la speranza di vedere una squadra determinata che potesse regalare un sorpresa. Oggi ho l’impressione è che non sia più così. 

“Ho capito il discorso. Ma la differenza sta nel prima era quasi un’impresa, cioè il partire con una differenza abissale con la Juve di Capello, con i grandi campioni, partire già svantaggiati, andare in campo e dire: “facciamo la partita della vita”. Questo era visto come qualcosa che ti dava spinta, che ti dava un obbiettivo. Ad oggi se prendi le squadre, la Juve è prima e la Lazio è a metà classifica, ma è una squadra che può lottare per l’Europa. Tra le due la differenza è che la Juve è più forte e la Lazio è meno forte. Quindi ci sta che alla fine della partita vinca la Juve. Vista prima era “crediamoci, perchè se la Juve magari sbaglia partita o non sono al massimo e noi facciamo di tutto e di più, facciamo le imprese”. Questo era visto come una storia esaltante”. 

Questo grado di rassegnazione che emerge da cosa dipende?

“Io penso che se la Juve gioca da Juve, vince. Questo ha dimostrato negli ultimi anni. Quindi ad oggi, se la Juve viene a Roma per giocare con la Lazio e gioca da Juve, vince. Questo si trasmette. Per evitare questo devi giocare al più del 100%. E allora il discorso di Klose, che bisogna giocare per il pareggio, è la realtà. Tu sai che contro la Juve, che è una squadra che vince sempre, tu devi fare di più e che se l’affronti in una determinata maniera puoi anche vincere. E’ giusto che tu credi in quello, entrare in campo per vincere. Però devi sapere che non puoi andare sotto alle tue possibilità. Bisogna essere determinati, vogliosi, bisogna crederci e dare qualcosa in più sono convinto che oggi sia una partita in cui la Lazio giochi in casa, abbia voglia di fare bene, ha il pubblico che l’ha sempre sostenuta anche nei momenti difficili. Quindi sarà una partita aperta e poi si vedrà”.

Che ne pensi del ritorno di Reja dopo un anno e mezzo di Petkovic?

“Reja l’ho sentito a Luglio per telefono. Abbiamo parlato, sorriso e scherzato. Quando è diventato allenatore della Lazio gli ho mandato l’in bocca al lupo. Lui è stato molto contento, mi ha ringraziato. Che ti devo dire? Per me ad oggi è la scelta giusta, perchè lui conosce molto bene il gruppo e l’ambiente. Penso possa trasmettere quella determinazione per far giungere risultati. L’unica cosa che non so è quello che è passato da gennaio scorso, da quando sono andato via, ad oggi. Per quanto mi possa esser sentito con qualche mio compagno, ad esempio Ledesma e Candreva, non so come è l’ambiente interno, credo che ci possano essere cose positive e negative, come in tutte le squadre. Pero penso che Reja abbia tutte le carte per poter fare bene. Però ci sono altre squadre che stanno facendo bene.  Togliendo, ad oggi, Juve, Napoli e Roma che hanno qualcosa in più, le altre se la giocano. Però per i primi tre posti non è facile. Per l’Europa League penso che se la possa giocare fino in fondo”.

Tu sai che il 23 Febbraio ci sarà un’iniziativa da parte della tifoseria che chiede alla società di fare di più, perchè la Lazio è sempre andata molto vicina al salto di qualità, ma non l’ha mai fatto.  Quanto pensi sia difficile fare il salto di qualità? Ad esempio come il Napoli.

“Rispondo brevemente, la differenza la fa la programmazione, la chiarezza nel fare le cose, negli aggiustamenti, nel comprare e nel vendere. Quindi fare qualcosa che possa incrementare il livello della squadra. La differenza la fa il giocatore. Il giocatore forte costa, più giocatori forti hai più costano. Se vuoi una squadra forte, quindi, devi fare un’investimento per migliorare la squadra. Il salto di qualità lo fai così. Ad esempio l’Inter o il Milan, non sono più quelli di una volta, non hanno più il campione da 10 milioni di euro l’anno, però può esserci il giocatore che fa la differenza e che ti risolve le partite. Purtroppo è un calcio che sta cambiando, devi fare delle strategie di mercato,  devi prendere il giocatore che sai che ti garantisce qualcosa e che purtroppo costa.”

 

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