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Dieci anni d’amore: tutti i numeri e i record di capitan Mauri

NUMERI E CURIOSITA’ – Dieci anni di Mauri e tutti i record del capitano. Perché una fascia è per sempre…

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NUMERI E CURIOSITA’ – Se la carriera di Stefano Mauri alla Lazio fosse una canzone, sarebbe sicuramente “Un amore così grande”, pezzo unico e raro nella storia della musica italiana, scritto dal maestro Ferilli nel 1976, interpretato da Claudio Villa (che lo ha reso famoso nel mondo) e rilanciato dai Negramaro nel 2014 (che lo hanno fatto riscoprire alle nuove generazioni) per incitare la Nazionale italiana ai mondiali in Brasile.
Mauri, capitano silenzioso e coraggioso ha salutato tutti, nel suo stile, senza polemiche e in punta di piedi. Ha ringraziato, da umile condottiero con un messaggio entrato già nel cuore dei laziali: Nel mio cuore sono stato, sono e sarò sempre il Capitano della mia amata Lazio. […] In questi giorni ho più volte parlato con il Presidente e di comune accordo abbiamo deciso di terminare qui, dopo quasi 10 stupendi anni, il nostro rapporto professionale e di salutarci con il sorriso e tante lacrime.” La gioia, quella per le tante soddisfazioni tolte con l’aquila sul petto; le lacrime, per i giorni e i mesi burrascosi successivi al calcioscommesse. Una storia d’amore infinita quella tra la Lazio e il suo capitano, non si sono mai abbandonati, nella buona sorte come nella cattiva: dieci anni sempre insieme.

GLI ESORDI E LA CONSACRAZIONE – Dieci anni d’amore, 284 presenze con la maglia biancoceleste (decimo nella storia della società), di cui gli ultimi due e mezzo vissuti con la fascia di capitano al braccio dopo la partenza di Tommaso Rocchi. Ma prima della gloria, tanta gavetta. I primi calci ad un pallone Mauri li tira nella sua città natale, a Monza, dove fa tutta la trafila delle giovanili, poi le prime esperienze al Brugherio e al Meda, sempre in Brianza. Nella terra dei salumi, della polenta e del risotto allo zafferano, il giovane Mauri si sporca la maglia nei campi di Serie D e Serie C2, prima del grande salto al Modena, che si accorge di questo 21enne tutto estro e fantasia e decide di portarlo via da casa per regalargli la Serie B. Dopo un anno nella serie cadetta, il 14 settembre 2002, arriva l’esordio in Serie A: seconda giornata, Modena-Milan 0-3. Il centrocampista di Monza si mette in mostra e in estate il Brescia di Roberto Baggio decide di prenderlo in prestito. La stagione alle spalle del Divin Codino è un successo: 30 presenze, 7 gol e gli occhi addosso di mezza Serie A. Alla fine a spuntarla è l’Udinese e in Friuli arriverà una stagione da sogno, coronata dalla qualificazione in Champions League. L’anno seguente arriva la chiamata della Lazio.

IN BIANCOCELESTE – Con l’aquila sul petto Mauri si completerà come giocatore, trovando in tutte le posizioni del centrocampo l’habitat naturale per esprimere al meglio le sue qualità. Impiegato inizialmente come esterno, Delio Rossi lo fa esordire in un Lazio-Inter di coppa Italia, ma la prima rete arriverà a Verona contro il Chievo (2-2). Poi tutto d’un tratto, il mister romagnolo ha l’illuminazione che cambierà la storia di questo giocatore: trequartista alle spalle della coppia Rocchi-Pandev. Comincerà così l’epopea di un trio che ha regalato alla Lazio un terzo posto e una qualificazione in Champions, con gioco e spettacolo per la platea dell’Olimpico. Mauri, con la Lazio, calcherà i prati verdi dell’Europa che conta, prima di vivere il primo periodo opaco nella stagione 2008-09, quella dell’esplosione di Zarate: Stefano farà tanta panchina, ma a maggio vincerà la coppa Italia, trofeo che ai biancocelesti mancava da 5 anni, prima di guidare da titolare la Lazio in trionfo a Pechino, nella Supercoppa contro l’Inter. Da lì in poi sarà un’inesorabile scalata: Ballardini, Reja, Petkovic, poi ancora Reja e Pioli, con in mezzo la parentesi nera del calcioscommesse. Il 28 maggio 2012 viene posto in custodia cautelare per le presunte combine di Lecce-Lazio e Lazio-Genoa, relative al campionato 2011-12 e da allora, il capitano vivrà tormentato con la spada di Damocle della giustizia sportiva sopra la testa, sempre a lottare per convincere tutti della sua innocenza. Un parziale riconoscimento di questa arriva il 2 agosto 2013, quando viene squalificato in primo grado per 6 mesi per la sola omessa denuncia relativa alla gara contro il Genoa, mentre viene prosciolto per la sfida con il Lecce e per qualsiasi altra accusa di illecito. Mauri, a parte la parentesi lontana dai campi, giocherà sempre e diventerà un punto fermo della rosa laziale, collezionando record e presenze fino alla storica vittoria del 26 maggio 2013, quando da capitano alzerà al cielo di Roma il trofeo più importante di questa città, quella contro i giallorossi in coppa Italia.

I RECORD – Nell’ultima stagione, quella della riconquista del preliminare di Champions, Mauri è stato il perno fondamentale dell’assetto tattico di Stefano Pioli. Centrocampista, trequartista, esterno, seconda punta: la sua duttilità tattica ha regalato al mister emiliano tante varianti e l’imprevedibilità che è stata un marchio di fabbrica di questa Lazio. La finale di coppa Italia persa contro la Juve è soltanto un debole rammarico; poteva essere l’ultimo trofeo alzato da capitano, ma aver giocato alla pari dei finalisti di Champions ripaga di tanto dispiacere. Quella 2014-15, dal punto di vista personale, è stata la stagione perfetta: il brianzolo ha segnato più gol decisivi di tutti, ben 7, ma soprattutto ha siglato il suo record personale di reti in un solo campionato, 9. Per capire la sua importanza in questa squadra, solo Klose e Djordjevic (due che di mestiere fanno l’attaccante) hanno avuto una media gol/minuti migliore: come mette in evidenza Lazio Page, un gol ogni 141’ per il tedesco, 1 ogni 185’ per il serbo e 1 rete ogni 207 minuti giocati per il capitano. Nel conto totale delle reti con la Lazio, Mauri è alla posizione n.18 con 46 gol, uno in meno di Ruben Sosa, due in più di due fantastici attaccanti come Salas e Crespo. La vittima preferita? L’Atalanta, con 5 reti realizzate, di cui una proprio in questa stagione nel match vinto dalla Lazio per 3-0. Anche con le presenze, i numeri non scherzano: 284 volte con la maglia della biancoceleste dicevamo, ben 19.964 minuti in campo, il 40% dei quali sotto la guida di mister Delio Rossi.

In fondo, tutto il mondo Lazio ha sperato nel rinnovo e l’addio del n.6 laziale ha scioccato tutti. Ma tutti sanno che quel saluto, quel “Mi mancherà tutto, la mia fascia, la mia maglia, il mio armadietto, l’odore di Formello, i compagni e il vostro tifo” sarà un arrivederci, non un addio. Perché certi amori non finiscono mai, lontani o vicini, Mauri e la Lazio saranno sempre un corpo e un’anima. Firmato, “Con fede ed orgoglio. Stefano Mauri, il vostro Capitano”.

Giorgio Marota

 

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