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NUMERI E CURIOSITÀ

L’inno della Champions League: storia di una musica per soli eroi

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NUMERI E CURIOSITA’ – Chiudere gli occhi per qualche istante, assaporare ogni attimo, preparare i 5 sensi a vivere una notte da protagonisti. Nella testa di tutti un pensiero ricorrente: resistere ancora un po’, prima che l’ansia consumi, ancora qualche ora e poi comincerà di nuovo tutto. I volti tesi dei giocatori, qualcuno fa l’occhiolino, lo sguardo serio degli arbitri, il telone con quel pallone al centro del campo che comincia a sventolare a ritmo di musica. E’ la Champions League, e che musica.

Ogni tifoso laziale ha sognato, pensato e immaginato questi momenti, in una speranza continua durata 8 lunghissimi anni. L’attesa, spasmodica, inarrestabile, stasera si colmerà di gioia mista ad emozione. Sembra una vita fa: Delio Rossi in panchina, davanti l’accoppiata Rocchi-Pandev. Un’altra Lazio, un altro calcio, anche se stasera tutto sembrerà incredibilmente così vicino. Ora Pioli, la stella di Felipe Anderson, la voglia di Candreva e il carisma internazionale di Miro Klose. Cambiano i nomi, non cambia la storia: la Lazio resta e stavolta torna tra le grandi, ancora un piccolo passo (anzi due, Leverkusen permettendo) e sarà tra le grandissime, tra i campioni, tra i migliori. “I campioni, i migliori”. Suona più o meno così, con queste parole, quella “musichetta”, che ogni sportivo conosce a menadito, magari balbettando quella che è una composizione in 3 lingue: inglese, francese e tedesco, i tre idiomi ufficiali della Uefa. L’inno della Champions League è per coronarie forti, da sempre in grado di stuzzicare e far tremare le corde più profonde delle emozioni.

Tutto ha inizio nel 1992, quando la Uefa decide di rivoluzionare la vecchia Coppa dei Campioni, allargandone il numero dei partecipanti e cambiando il nome in “Champions League”. La Team, società incaricata di curare l’immagine di questo nuovo prodotto si affida così ad un compositore di nome Tony Britten per creare il primo vero e proprio inno della competizione europea più importante e prestigiosa, registrato con la Royal Philharmonic Orchestra e il coro dell’Academy of St. Martin. Nasce così la leggenda di una musica senza tempo, che è l’essenza stessa del calcio, quello dei grandi palcoscenici dove sono le migliori possono esibirsi.

La sinfonia e la sua aura magica attraversano in un certo senso secoli di musica classica: Britten si ispira infatti al brano Zadok the Priest, uno dei quattro inni composti da Georg Frideric Handel per l’incoronazione di re Giorgio II di Gran Bretagna nel 1727. Da allora, il componimento viene eseguito ad ogni incoronazione dei sovrani britannici, solitamente durante l’unzione del re o della regina. Ma il titolo originale, e qui c’è il vero e proprio salto mortale nella storia dell’uomo, proviene da un passo biblico del Primo libro dei Re (1, 38-40) in cui si descrive l’unzione del re Salomone da parte del sacerdote Zadòk e del profeta Natan. Britten, rievocando la tradizione quasi sacrale delle iniziazioni di re e regine, ha scelto anche il testo e pensare che al posto del celebre “the champions” che chiude diverse strofe, l’autore valutò anche “the greatest”, “the finest”, “the most exciting” e addirittura “the most significant”, tanto per comprendere il tono epico, declamatorio, imponente che una musica del genere voleva avere.

Ogni tifoso avrebbe potuto capirlo, amarlo, celebrarlo e lasciarsi andare alle emozioni su queste note: effetto pienamente riuscito. Del resto, ognuno di noi ha sempre utilizzato la “musichetta” per accompagnare i propri sogni calcistici. Sogni che arrivano da lontano, da storie di re e regine, di profezie bibliche e unzioni sacrali. Niente a che vedere con il plagio, si intende. I sogni, anche quelli di un musicista romantico, ma allo stesso tempo abile e scaltro, vogliono la licenza poetica. Una elaborazione artistica, chiamiamola così. Lecita, riadattata agli eroi dei nostri tempi, non più re e regine, ma calciatori, i “migliori campioni”. Cantatela ancora dunque, sempre con gli occhi chiusi. Ancora poche ore e il sogno della Champions League, in casa Lazio, tornerà ad essere realtà.

Giorgio Marota

Questo il testo originale dell’inno della Uefa Champions League

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