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Dalla lenta ascesa alla giovane progettualità: l’eterno incompiuto Bayer Leverkusen

LAZIONEWS.EU – Alla scoperta delle ‘Aspirine’: dal tardo arrivo nel grande calcio alla finale di Champions, i biancocelesti affrontano i loro ‘simili’…

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LAZIONEWS.EU – L’attesa è stata spasmodica, ma alla fine la Lazio ha conosciuto la sua avversaria nel playoff di Champions League. Sarà il Bayer Leverkusen, squadra certamente ostica che pratica un ottimo calcio ma di certo non un accoppiamento impossibile. Evitati quindi Manchester United e Valencia, ma quella che si presenta ai biancocelesti è di certo una sfida suggestiva e affascinante contro un club dalla grande tradizione. Lazionews.eu vi porta alla scoperta della società tedesca. 

CENNI STORICI – Nata il primo luglio 1904, il Bayer Leverkusen naviga nelle serie minori per ben 75 anni: la promozione in Bundesliga infatti avviene solamente nel 1979 ma da quell’anno non avvengono retrocessioni per i tedeschi. L’esordio nelle competizioni europee avviene invece nel 1986 in Coppa Uefa, ma il match contro il Dukla Praga riserva solo amarezze con la conseguente eliminazione. Il primo trofeo continentale il Bayer lo mette in bacheca il 18 maggio 1988 nella doppia finale contro l’Espanyol (unica squadra ad aver vinto una coppa europea senza aver mai conquistato il titolo nazionale): dopo lo 0-3 dell’andata gli uomini di Ribbeck ribaltano il risultato e vincono ai rigori dopo il 3-0 nei 120′. Il primo trofeo nazionale arriva invece nel 1993 e ad arrendersi nella finale di DFB-Pokal è l’Hertha Berlino e grazie a questa vittoria arriva anche la prima partecipazione alla Coppa delle Coppe.

L’ASCESA – Nella seconda metà degli anni ’90 la crescita dei rossoneri si fa sempre maggiore: nel 1996-1997 arriva il primo secondo posto della loro storia che frutta anche la prima partecipazione alla Champions League (eliminati dai futuri campioni del Real Madrid). Tra il 1998 e il 2000 arrivano invece altri due secondi posti di fila, anche se proprio nella seconda stagione perdono il titolo all’ultima giornata contro il già salvo Unterhaching. L’apice per le ‘Aspirine’, soprannome derivato dalle origini della società sportiva (nata per iniziativa di un dipendente della Bayer, nota azienda farmaceutica), è rappresentato ovviamente dalla finale di Champions League disputata contro il Real Madrid a Glasgow il 15 maggio 2002. A vincere sono però i Blancos per 2-1 dopo i gol di Raul, Lucio e quello ormai celebre di Zidane in girata dalla trequarti. Il Bayer è però ormai stabilmente ai vertici del calcio tedesco, anche se manca per un soffio l’appuntamento con il titolo perdendosi ancora sul più bello. Dopo alcuni anni non brillantissimi, il Bayer torna ad essere un habitué anche in Europa, soprattutto in Champions. In questi anni sono tanti i simboli e i giocatori prestigiosi che hanno dato lustro al club, su tutti: Jens Nowotny, Roque Junior, Landon Donovan, Carsten Ramelow, Christian Worns, Paulo Sergio, Zé Elias, Lucio, Juan, Bernd Schneider, Emerson, Rudi Voeller, Hans-Jorj Butt, Bernd Schuster, Sami Hyypia, Zé Roberto e soprattutto il grande Michael Ballack,  uno dei giocatori tedeschi più forti della storia. Lo stadio, la casa dei rossoneri, è la ‘BayArena’.

IL (GIOVANE) PRESENTE – Lo scorso anno gli uomini di Roger Schmidt, subentrato a Sascha Lewandowski (traghettatore dopo l’esonero di Hyppia) si sono piazzati al quarto posto in Bundesliga alle spalle del Bayern campione e delle sorprese Wolsburg e Borussia Moenchengladbach. Il cammino delle ‘Aspirine’ in Champions tuttavia è stato molto positivo (dopo un girone terminato alle spalle del Monaco e sopra Zenit e Benfica), con l‘eliminazione sfortunatissima arrivata agli ottavi contro i vice-campioni dell’Atletico Madrid, vittorioso solo ai rigori. Il Bayer è una squadra molto giovane che ha messo in mostra molti talenti (vedi Vidal, che la Juve ha acquistato proprio da Leverkusen) e produce un gioco molto divertente. Il progetto dei tedeschi, guidati anche da un guru come Rudi Voeller, prevede proprio di puntare molto sulla gioventù, che costituisce l’ossatura insieme anche ad alcuni giocatori più esperti, come Boenisch, Hilbert, Kruse e Kiessling. I cardini e i giocatori di maggior talento sono senza dubbio i vari Omer Toprak, Tin Jedvaj, Kyriakos Papadopoulos (riscattato dallo Schalke per circa 7 milioni), Wendell, il nostro Giulio Donati (questi tutti difensori), il capitano Lars Bender, Cristoph Kramer, Hakan Calhanoglu, Karim Bellarabi (a centrocampo), Heung-Min Son (l’anno scorso il cannoniere della squadra), e Stefan Kiessling, ma senza dimenticare il portiere Leno. Tutti ragazzi nati tra il 1989 e il 1995 (ad eccezione del classe ’84 Kiessling).

IL MERCATO – La squadra di Schmidt ha però perso molto in fatto di esperienza dopo gli addii dolorosi di Gonzalo Castro (passato al Dortmund), Josip Drmic (trasferitosi al Gladbach), Stefan Reinartz (andato all’Eintracht Francoforte), Emir Spahic (Amburgo) ma soprattutto del capitano Simon Rolfes, che ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Per rimpiazzarli invece sono arrivati alla corte dell’ex tecnico del Salisburgo Schmidt Jonathan Tah dall’Amburgo, Konstantinos Stafylidis (tornato dal prestito al Fulham), Kramer (tornato dal prestito al Gladbach), André Ramalho dal Salisburgo, Mathias Hartwig dal Siegen, Admir Mehmedi dal Friburgo e infine Seung-Woo Ryu che è tornato dal prestito al Braunschweig. Nomi non altisonanti, ma la dirigenza dell ‘Aspirine’ ha dimostrato di avere l’occhio lungo e in questo, oltre alla linea verde e alla spettacolarità, è molto simile proprio alla Lazio. Insomma, il Bayer è una squadra bella da vedere (lo scorso anno terzo attacco del campionato) che però in difesa ogni tanto lascia a desiderare, di talento ma con delle falle ancora da aggiustare soprattutto in fatto di esperienza, con calciatori di grande talento ma ancora nel limbo. Una sorta di eterna incompiuta, adesso come nella sua storia, oggi come ieri.

Francesco Iucca
TWITTER: @francescoiucca

 

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