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PIN: “Questo è l’anno buono per la Champions. La Lazio dei -9? La salvezza fu merito anche dei tifosi”

L’ex centrocampista aggiunge: “I biancocelesti abbiano tecnica e fisicità. In più sono in buonissime mani”…

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NOTIZIE LAZIO – Ai microfoni di Elle Radio, nel corso della trasmissione radiofonica “I Laziali Sono Qua”, è intervenuto Gabriele Pin, ex centrocampista della Lazio dal 1986 al 1992 e storico vice-allenatore di Cesare Prandelli.

Benvenuto Gabriele e 225 volte grazie. Tante sono le volte che hai vestito la nostra maglia. 6 stagioni alla Lazio, dal 1986 al 1992, tra cui la storica annata dei meno 9. Qual è stata la tua prima impressione quando sei arrivato a Roma?
“Beh, sportivamente parlando fu un impatto abbastanza, drammatico. C’era il discorso della Serie C in ballo, fortunatamente trasformato poi in 9 punti di penalizzazione, che comunque per l’epoca erano veramente tanti. Venendo dalla Juventus, squadra con cui aveva vinto due Scudetti e una Coppa Intercontinentale, la differenza fu netta. Tutto questo però fu compensato dallo straordinario pubblico della Lazio. I tifosi ci diedero una spinta decisiva in quel momento. Non so in quanti posti in Italia sarebbe successo lo stesso in quella situazione di estrema difficoltà”.

Nella tua esperienza a Roma hai avuto tre allenatori: Fascetti, Materazzi e Zoff. Cosa puoi dirci di loro?
“Sinceramente mi sono trovato bene con tutti e tre. Sono tutti molto diversi sia da un punto di vista tecnico che del carattere. Diciamo che Fascetti è stato un condottiero, Materazzi un uomo di campo e Zoff un mister con grande carisma. Spendo due parole in più per mister Fascetti. Non so quanti altri allenatori, magari anche più preparati tecnicamente, avrebbero potuto salvare la Lazio nella stagione dei meno 9. Lui ci è riuscito facendo da scudo a tutte le pressioni e le situazioni negative che si venivano a creare all’esterno. Da allenatore, valuto ogni giorno di più quello che fece”.

Venendo invece ai giocatori, cosa mi dici di Fiorini, Di Canio e Ruben Sosa?
“Tre personaggi straordinari. Fiorini era il bomber. Un uomo buonissimo, un compagnone, da buon emiliano era sempre pronto a scherzare. Un attaccante amatissimo dal pubblico perché era uno di quelli che uscivano stremati alla fine della partita. Dava sempre tutto quello che aveva in corpo. Di Canio era un ragazzino che arrivava dalle giovanili con grande entusiasmo. Ricordo che già allora era un cavallino pazzo, nel senso buono della parola ovviamente. Un grande talento e un ragazzo attaccatissimo alla tifoseria. Ruben Sosa, oltre ad essere un grande attaccante, era sempre di buon umore. Dava molta carica all’interno dello spogliatoio. Ricordo che faceva anche delle battute in romanesco (ride, ndr)”.

Gabriele tu sei stato sia allenatore di una squadra di calcio che della Nazionale italiana con Prandelli. Puoi spiegarci le differenze che ci sono?
“Le differenze sono enormi. Nel caso di un club la parola allenatore è la più appropriata. Riesci giorno per giorno a plasmare una squadra a tua immagine e somiglianza. In Nazionale è diverso. La parola giusta è selezionatore, non allenatore. Hai poco tempo per far giocare la squadra come vorresti. Devi essere bravo a scegliere gli uomini giusti e avere fortuna per quanto riguarda il discorso degli infortuni e della forma fisica”.

Un Mondiale o un Europeo si gioca in un mese. Se non hai i giocatori al 100% lo paghi inevitabilmente.
“Il calcio italiano non vive un bel momento. La vostra esperienza in Brasile della scorsa estate è solo la punta di un problema che sta a monte. In Italia mancano sempre di più i grandi talenti. Secondo te è colpa anche dei vivai che non valorizzano come una volta il patrimonio tecnico nazionale? Credo che tu abbia centrato il punto. Ormai nel nostro campionato trovano spazio più i calciatori stranieri che quelli italiani. Aggiungerei a questo anche l’intensità con cui si gioca all’estero rispetto al nostro campionato. Finché c’erano i Baggio e i Del Piero riuscivi a compensare, ora non ce la fai più”.

In conclusione, come vedi la Lazio di oggi e secondo te dove può arrivare?
“A me la Lazio piace molto. Abbina tecnica e fisicità e oltretutto è in buonissime mani. Conosco bene Pioli, è un ottimo allenatore. Quest’anno secondo me può centrare tranquillamente l’Europa. Per il terzo posto è più difficile, se non altro perché devi essere fortunato anche col discorso degli infortuni, ma credo che nonostante questo abbia delle possibilità di tornare nell’Europa che conta”.

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