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DELIO ROSSI stasera alla ‘tribù del calcio’: dagli inizi nel FOGGIA ai successi con la LAZIO

L’appuntamento questa sera su Premium Calcio…

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TRIBU’ DEL CALCIO – Questa sera ore 23:00 alla “Tribù del calcio”, canale 370 del digitale terrestre, ed in replica sabato in chiaro ore 14:25 su Italia 2, canale 35, non perdete l’intervista realizzata da Marco Piccari a Delio Rossi. Il tecnico riminese, 55 anni, da 35 su un campo di calcio, racconta della sua Romagna, terra di allenatori più che di giocatori, a cominciare da Arrigo Sacchi: “Ha cambiato il nostro modo di fare calcio…. Lui, più di altri, ha insegnato uno spartito alla squadra“. La carriera e la vita di Delio Rossi sono invece legate ad un’altra terra: la Puglia; a Foggia, prima da giocatore dall’81 all’87 e poi da allenatore negli anni ’90. Un periodo caratterizzato dall’incontro con Zeman, il maestro del 4-3-3: “Passare dal giocare con una marcatura a uomo rigida ad una zona integrale molto, molto spregiudicata ha cambiato il mio modo di intendere il calcio“. A Lecce, invece, Rossi scopre il talento di Mirko Vucinic: “Quando arrivai il Lecce non andava bene; andai a vedere la primavera e vidi questo ragazzo…ho avuto subito la sensazione che si trattava di un giocatore che poteva diventare importante…appena ho potuto l’ho portato in prima squadra“. Sempre in Salento, il tecnico riminese incontra Cristian Daniel Ledesma, un uomo ancor prima che calciatore: “Lo stimo. A me ha dato tanto. Nello spogliatoio dirà due parole l’anno ma in campo si fa sentire… è un leader silenzioso, un grande professionista“. Credere nel gioco più che nel risultato, credere nel collettivo più che nel singolo; questa è la filosofia di Delio Rossi che, nella sua carriera, ha avuto un giocatore che, più di tutti, non seguiva lo “spartito”: Zarate, uno dei giocatori più bravi che ho avuto nell’uno contro uno ma andava spesso fuori spartito. Era la squadra che si adattava a lui ma non il contrario…e certe volte il gruppo questo non lo accettava“. Giocatori, ma anche presidenti difficili da gestire nel corso della sua carriera: “Con Zamparini non ci trovavamo d’accordo sul ruolo che doveva avere l’allenatore“, mentre il più grande difetto di Lotito è: “Il suo più grande pregio. La grande considerazione che ha di sé“. Dal 2005 al 2009 ha vissuto tante emozioni da allenatore della Lazio: Dalla qualificazione in Coppa Uefa, ottenuta al primo anno, mai disputata in seguito allo scandalo di Calciopoli: “Ero uno di quelli che pensava che fosse tutto pulito…se altri hanno ottenuto il loro scopo in modo diverso questo a me non interessa; l’importante è che io so
quello che ho fatto, so quello che insegno ai miei calciatori…io la sera devo essere a posto con la mia coscienza..“, alla Champions League della stagione 2007/2008, ai tanti derby con la Roma: “Lazio-Roma è il derby. A differenza delle altre città qui è derby tutto l’anno; tutta la vita. E chi pensa che il derby è una partita uguale alle altre non ha capito niente del derby…“. Il più bello?: “Forse quello del 3-2, con gol di Behrami a tempo scaduto, anche se la gioia di un derby vinto non compensa l’amarezza di un derby perso…“. Fino ad arrivare alla finale di Coppa Italia, del 13 maggio 2009, contro la Sampdoria…i rigori e Dabo…. Infine il tecnico rivive quel 12 maggio 2009, Fiorentina-Novara, e la lite con Adem Ljajic: “È stato un episodio deprecabile però spontaneo, genuino…molti altri si sarebbero comportati in maniera più furba, più subdola. Vivo in un mondo dove conta più apparire che essere… Da fuori è facile giudicare ma la devi vivere in quel momento, in quel contesto..“. Questi sono solo alcuni passaggi dell’intervista realizzata da Marco Piccari a Delio Rossi. Ma per saperne molto di più non perdete l’appuntamento, questa sera, su Premium Calcio, alla “Tribù del calcio“. Non mancate. Buon divertimento.

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