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ALLA LAVAGNA | Un bignami del Sarrismo: l’analisi tattica di Lazio – Spezia

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FOCUS LAZIO SPEZIA – Riportiamo le lancette dell’orologio indietro di qualche ora. Precisamente agli istanti che hanno visto Lazio e Spezia darsi battaglia sul manto dell’Olimpico. Un certame, prima astratto e poi pratico, che ha visto le idee di Maurizio Sarri prevalere su quelle di Thiago Motta. Andiamo, quindi, a sviscerare tatticamente la partita per scoprire dove e come i biancocelesti sono riusciti ad avere la meglio sui liguri.

Lazio – Spezia: le scelte di Sarri

Istituzionalizzato dalla Treccani, il ‘Sarrismo’ è filosofia che, nelle più alte declinazioni, si manifesta in un 4-3-3. Perciò, anche contro lo Spezia, modulo confermato. Sarri rinuncia all’acciaccato Luiz Felipe, lanciando Patric al fianco di Acerbi, e vira sulla qualità di Luis Alberto, preferita alla muscolarità di Akpa Akpro. Per il resto confermata in toto la formazione di Empoli: Reina tra i pali, Hysaj e Lazzari sulle fasce, Leiva e Milinkovic in mediana e Ciro Immobile, coadiuvato da Pedro e Felipe Anderson, a incendiare la metà campo avversaria. Sponda spezzina, Thiago Motta recupera qualche pezzo dopo un’estate più che travagliata, ma sorprende arretrando Amian a braccetto e schierando Vignali a tutta fascia. A completare la presenza di ben quattro terzini nell’undici iniziale Bastoni, a sinistra, e Salva Ferrer, nell’inedito ruolo di centrocampista centrale.

La chiave tattica dell’incontro

Dizionario alla mano, la Lazio di Sarri parte a spron battuto tenendo alta la linea difensiva. Tuttavia, come successo a Empoli, viene subito punita. Lazzari sale su Colley ma manca l’anticipo, Gyasi si invola verso la porta laziale e calcia: abile Verde ad avventarsi sulla respinta di Reina e portare avanti i suoi. Ricalcando perfettamente la gara del ‘Castellani’ però, i biancocelesti trovano l’immediata reazione. Chiave di volta, per scardinare la non irreprensibile difesa di Thiago Motta, le verticalizzazioni. In quattro delle sei reti messe a segno dalla Lazio, infatti, il marchio è chiaro e ben definito: un passaggio in avanti, sferzante le linee di gioco avversarie, trasformato in oro dall’attaccante di turno. È il caso delle prime due reti targate Immobile e di quelle dei nuovi acquisti Felipe Anderson e Hysaj. L’altra faccia della medaglia è poi rappresentata dal baricentro dello Spezia, che, dopo la scorribanda iniziale, si schiaccia sempre più e risente dell’assenza di un centromediano metodista. In gergo cestistico: un play-maker che possa dare luce alla manovra, i tempi alla squadra e salvaguardare la difesa. Tirando le somme, tra la superiore qualità biancoceleste, l’atteggiamento difensivo deficitario e remissivo dei liguri e, infine, la superiorità numerica, è inevitabile che la prima di Sarri all’Olimpico si trasformi in una goleada.

Dalle idee alla pratica: cos’ha funzionato?

Lazio – Spezia è stata, fuor da ogni dubbio, una fedele rappresentazione dei capisaldi che hanno portato la filosofia pedatoria di Sarri a diventare neologismo nella ‘Treccani’. Pressing alto, difesa a zona pura, movimento costante intorno al portatore di palla e attivazione delle catene di destra e sinistra sono stati sviscerati in abbondanza, complice l’atteggiamento dei liguri.

Passo dopo passo: cosa c’è da migliorare?

Il famigerato ‘pelo nell’uovo’ non può che essere rappresentato dall’approccio alla gara. La partenza, in fotocopia rispetto a Empoli, è un aspetto sul quale Sarri dovrà sicuramente lavorare. Nulla di trascendentale, comunque. Solamente pregi e difetti di una squadra in piena costruzione, con l’immediata reazione a celare un approccio nuovamente non positivo.

Daniele Izzo

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