Lazio e Spezia unite dall'aquila: il perché del simbolo

Pubblicato 
sabato, 30/04/2022
Di
Arianna Botticelli
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Tempo di lettura: 4 minuti

SPEZIA LAZIO AQUILA - L'aquila la si trova ovunque. Non solo nei cieli, dove ama mostrare la magnificenza del suo volo a chi la osserva. Ma anche qui sulla terra, nelle più svariate forme artistiche, tra le quali è impossibile non citare la simbologia. Diverse società, infatti, hanno assunto il regale rapace a simbolo. E in questo lungo elenco, come non citare Lazio e Spezia, avversarie nel prossimo turno di campionato in quello che è stato definito propriamente il 'derby dell'aquila'.

Spezia - Lazio: il derby dell'aquila

Dietro ogni simbolo si cela un significato. Segnatamente nel caso in cui l'icona personifichi un aspetto della Natura come l'aquila. "La Natura è un tempio dove incerte parole mormorano pilastri che sono vivi, una foresta di simboli che l'uomo attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari" scriveva Baudelaire in 'Corrispondenze' per provare a spiegare tal fenomeno. E difatti sia Lazio che Spezia trovano raffigurazione nell'aquila, ma le storie che hanno portato le due società ad assumere a simbolo l'animale, che più di tutti rappresenta la forza, la fierezza e la combattività, sono diametralmente opposte.

Lazio, dall'impero romano ai giorni nostri: la scelta dell'aquila

"L'Aquila è Roma, un simbolo del nostro onore. Ovunque sia l'Aquila possiamo dire 'Roma ha fatto questo'". Prendere a prestito la citazione del film 'The Eagle', viene comodo per spiegare uno dei perché la Lazio, agli albori del '900, scelse di dotarsi d'ali e venir rappresentata dal magnifico rapace. L'aquila era l'emblema delle legioni romane. Il simbolo dell'impero che dominò il mondo e che in tutte le arti si vede riconosciuta la propria regalità, la propria fiera importanza. Perciò fu scelta: per indicare il legame con la città nella quale la squadra fu fondata. Ma non solo. 'Simbologicamente' parlando, l'aquila è infatti sinonimo di potenza, emblema di vittoria e prosperità. Tutti aspetti che la neonata Società Podistica Lazio voleva possedere.
Volgendo lo sguardo dal perché al chi e al quando, a scegliere il simbolo fu Fortunato Ballerini, presidente della società nonché capo della sezione escursionismo, nel 1907, come rivelato da LazioWiki. "Di oggi - si legge in stralci del comunicato ufficiale volto alla ricerca in materia - 25 marzo 2019 la notizia che il confratello istituto di ricerca storica ‘Centro Studi Nove Gennaio 1900’ ha scoperto che la più antica immagine ufficiale del simbolo della Lazio, l’aquila, risale all’ottobre 1907. Tutto ciò comprova come tale simbolo appaia ben quattro anni prima di quanto fino ad ora creduto e permette di ipotizzare il fattivo intervento di Fortunato Ballerini nell’adozione dell’aquila nel contesto del concomitante sviluppo della Sezione Escursionismo. Tale scoperta, dedotta da un documento ufficiale al momento non pubblicato, è utile a rendere più chiara la genesi della Società Podistica Lazio".

Lo Spezia e la scelta dell'aquila: simbolo comunale o invenzione cronistica?

Contrariamente a quanto appena raccontato per la Lazio, che ha visto l'aquila entrare nel 1907 dalla porta della storia per mai uscirne, lo Spezia non ha visto continuativamente il rapace come parte integrante del proprio simbolo. Solo saltuariamente, infatti, l'aquila è entrata nel logo. Tanto per citare due momenti recenti, nel 2006, in occasione del centenario della società spezzina, e nel 2008, quando dopo il fallimento lo stemma venne ridisegnato. E allora perché l'abbinamento Spezia-aquila? Non è chiaro. Le ipotesi sono due. Una fa risalire la scelta dell'aquila alla corrispondenza con lo stemma comunale. Come scrive il sito del comune di La Spezia: "D'azzurro alla torre quadrata, aperta e finestrata del campo, al naturale, a due palchi merlati alla ghibellina, rispettivamente di nove e di sette pezzi, con l'inferiore munito ad ogni angolo di garitta. La torre fondata su un monte di tre cime di verde. E sostenente un'aquila, coronata d'oro, al volo spiegato, e colla testa rivoltata, di nero, cucita" . L'altra, più strettamente calcistica, racconta di un cronista che nel lontano 1913 affibbiò ai bianchi il soprannome di 'aquilotti'. Una supposizione, comunque, non esclude l'altra.

Insomma, scelte lontane nel tempo, perse tra ricordi di imperi, soprannomi e stemmi comunali. L'unica cosa certa è che sabato sera, al 'Picco' della Spezia, due rapaci abbandoneranno la proverbiale solitudine per librarsi in volo sulle teste degli spettatori, ai quali non resterà che, in ossequio alla massima di William Blake, alzare la testa godersi lo spettacolo mostrato dal loro genio.

Articolo a cura di Daniele Izzo

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