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L’importanza di chiamarsi Milinkovic: sfrontatezza e centimetri per la Lazio

LAZIONEWS.EU – Il serbo è tatticamente l’elemento più importante per gli equilibri…

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Pubblicato il 22/11

LAZIONEWS.EU – Due estati fa ha scelto la Lazio a dispetto della Fiorentina. In quella scorsa invece l’ha conquistata definitivamente. Durante il ritiro di Auronzo, nella polveriera biancoceleste, un giovane di 193 centimetri si mette in testa di volare con l’aquila sul petto. Comincia giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento. Senza mai parlare. Milinkovic-Savic è partito da dietro, dalle retrovie, dal fondo delle gerarchie di Formello. La safety car l’ha aiutato nel recuperare posizioni, poi ha messo la quinta e non si è più fermato. Con il fresco, le montagne alle spalle ed il pallone sotto al piede. Prima all’ombra delle Dolomiti, poi in Germania: sempre con il sudore sulla fronte. Così ha stregato Inzaghi, che nelle ltime sette gare della stagione precedente l’aveva utilizzato solo per 77 minuti su 630. Il serbo è rinato, anche a spese di Onazi che è stato ceduto ad inizio agosto al Trabzonspor. Si era già capito che non si sarebbe potuto fare a meno dell’ex Genk, con undici presenze all’attivo in queste prime 13 giornate di A.

L’UOMO IN PIÙ – Immobile segna, Felipe Anderson delizia il pubblico, Keita e Biglia si prendono le prime pagine dei giornali. Sono loro gli uomini copertina di questa Lazio, che però non può fare a meno di Milinkovic. Nella rosa biancoceleste non c’e nessuno con le sue caratteristiche. Ce ne sono pochi al mondo come lui. Abbina una forza fisica impressionante ad una tecnica da fantasista. É sveglio e rapido per uno della sua stazza. Di testa poi non lo batte nessuno: è il giocatore che ha vinto più duelli aerei della Serie A. Sfrontatezza e voglia di non mollare mai: non cede di un centimetro, combatte sempre fino alla fine. Incarna lo spirito del tifoso laziale. Esce dal campo, in ogni partita, con la consapevolezza di aver dato tutto. Forse anche più del dovuto. È qui che deve migliorare. Deve riuscire a dosare le forze, in modo tale da essere più lucido e concreto negli ultimi venti metri. Con il Genoa ha avuto la palla del 2-0, ma ha calciato malamente tra le braccia di Perin. Se riuscisse a trovare il gol con più costanza sarebbe un elemento perfetto, un‘arma di distruzione incredibile. Per migliorare c’è tempo, è solo un classe 1995…

IL RUOLO – Regista, intermedio, trequartista e all’occorrenza anche esterno. Milinkovic, prima con Pioli ed ora con Inzaghi, ha giocato in tutti i ruoli del centrocampo. La scorsa stagione, con il tecnico emiliano il panchina, veniva schierato spesso da trequartista. Oggi Simone gli ha ritagliato la posizione di intermedio in un centrocampo a 3. Una mezz’ala però atipica, diversa. In fase di possesso è infatti un attaccante aggiunto. Si alza sulla linea di Immobile, alcune volte è lui l’uomo più avanzato. Toglie le attenzioni dai suoi compagni, permette a Ciro di svariare e a Felipe Anderson e Keita di agire con più libertà. Anche Parolo fa lo stesso lavoro in alcune azioni, ma il suo è un movimento costante. Tra le line o sull’ultimo difensore centrale, difficilmente gli avversari lo riescono a marcare. In fase di transizione negativa esce in pressione e, se viene saltato, è abile nel mettersi sotto la linea della palla. Non a caso indossa la maglia numero 21: gioca da ‘8’, in fase di attacco si mette nella posizione del ‘9’ e si sacrifica come chi ha il numero ‘4’.

Riccardo Caponetti

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