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L’alba della nuova difesa: numeri, umiltà e sacrificio
LAZIONEWS.EU – Con Inzaghi la Lazio ha ritrovato un’importante solidità difensiva. Il calcio non è la matematica che…
Pubblicato il 9/11
LAZIONEWS.EU – Entusiasmo, umiltà e serenità. La Lazio è tornata a volare. Tutto sembra girare al meglio a Formello. Inzaghi non sbaglia una scelta, il gruppo biancoceleste è coeso, Immobile segna con continuità, Felipe Anderson si sacrifica per la squadra e la difesa dà sicurezze. È proprio quest’ultima forse la novità più grande, la ritrovata solidità di un reparto rimasto per tanto tempo nell’occhio del ciclone. Troppe volte è stato trascurato il pacchetto difensivo capitolino, oscurato dalla luce raggiante del tridente delle meraviglie. Dopo l’ennesima prestazione convincente, è arrivato il momento di fargli prendere la scena.
RIVOLUZIONE – Qualcosa non andava. L’anno scorso la difesa biancoceleste faceva acqua da tutte le parti. Fragile e poco sicura, troppe volte è stata fatta quest’analisi. “Interverremo sulla difesa, arriveranno giocatori di spessore”. L’annuncio di Tare ad inizio estate. C’era bisogno di rinnovare, di ricostruire un reparto criticato costantemente. Così è stato. Via Bisevac, Gentiletti, Mauricio e Konko. Dentro Bastos, Wallace e Lukaku. Tre innesti, quattro se si considera anche De Vrij, la cui mancanza si è fatta sentire terribilmente negli schemi di Pioli. Volti nuovi, tanta gioventù ma soprattutto qualità, oltre ai lampanti progressi fatti registrare dai vari Hoedt e Patric. In discussione al loro arrivo a Formello, piacevoli sorprese nella loro seconda stagione italiana.
DUTTILITÁ – La Juve gioca a tre, la Roma ed il Napoli a quattro, così come l’Inter ed il Milan. E la Lazio? Bella domanda. Nei 12 incontri disputati finora in A, i biancocelesti sono scesi in campo in 7 occasioni con la classica linea a quattro, mentre in 5 gare con quella a tre (contro Juventus, Pescara, Milan, Empoli e Napoli). “Non ci sono idee chiare”. È la prima cosa che verrebbe da pensare, se non fosse per le motivazioni puntuali e costanti di Inzaghi. Spiegazioni impeccabili, ragioni precise, che trovano solo conferme in campo. Da possibile debolezza a punto di forza: la Lazio sa cambiare, sa giocare con più schieramenti e sa interpretare in modo diverso le partite. È su questo che insiste il tecnico: “I moduli sono soltanto numeri – dichiara in ogni circostanze – quello che conta è l’atteggiamento“. Il calcio d’altronde non è matematica. Inzaghi più la Lazio quindi può produrre come risultato l’Europa.
NUMERI – Tredici gol incassati. Quarta migliore difesa della Serie A. Solo Juventus (9), Roma (12), Fiorentina (11) e Genoa (11) hanno fatto meglio dei biancocelesti. Un dato importante e confortante in vista del futuro. Un’ulteriore conferma dell’ottimo lavoro svolto da Inzaghi, Farris ed il resto dello staff, soprattutto se si mette in confronto con le statistiche della stagione passata. Un anno fa, alla 12a giornata, le reti subite erano 21: ben 8 in più. Non può essere un caso. Il merito non è di una singola persona o di un singolo reparto. Se la compagine capitolina prende pochi gol è anche grazie Felipe Anderson, abituato a fare anche il terzino, a Immobile, il primo a portare pressione al portatore di palla avversario, e a tutti gli altri. Sacrificio e spirito di squadra. La ricetta giusta per far spiccare il volo all’Aquila.
Riccardo Caponetti
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