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Cesar ritorna al passato: “Il legame con i tifosi l’ho capito ancora di più quando sono andato via”

Una lunghissima intervista rilasciata dall’ex difensore biancoceleste, ora allenatore degli allievi…

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Ha scritto pagine importanti della storia della Lazio, 5 stagioni (dal 2001 L 2006) passate nella capitale con prestazioni da grande calciatore, dentro e fuori dal campo. Cesar Aparecido, ora il tecnico degli Allievi Regionali,  si è raccontato ai microfoni de Lalaziosiamonoi fra passato e ricordi. Di seguito le sue dichiarazioni:

Sul “quel” ritorno all’Olimpico con la casacca neroazzurra: “Un’emozione bellissima rientrare all’Olimpico, salutare il popolo laziale, la Nord, che tante volte ci ha esaltato, ci ha criticato, ci ha amato e odiato. Questo legame l’ho capito ancora di più quando sono andato via dalla Lazio: i ricordi, le emozioni, vivendo la situazione dall’interno non riesci a vederli come chi è fuori”.

Sul ritiro un pò inaspettato: “Ho scelto quasi ‘costretto’ di fermarmi, ho scelto di avere bei ricordi ad un certo livello. Ad alti  livelli potevo comportarmi in un certo modo, visto come sono fatto, visto il modo che ho di esprimermi, di dire quello che penso, in altri finivo per entrare in contrasto con gli altri. Non ho sofferto molto per il ritiro, oggi se vado a fare partite di calciotto con gli amici, con gli ex calciatori che conosco, mi diverto lo stesso, provo le stesse identiche sensazioni quando gioco”.

Sacrificarsi è la vera virtù per i giovani di adesso: Quando si parla di calcio si parla di sacrificio. Bisogna sacrificarsi, mettersi a disposizione della squadra, fisicamente, agonisticamente, cercando di dare di più. Io faccio capire che in quelle due ore di allenamento, o di partita, questi ragazzi stanno giocando alla Lazio, che indossano oggi la maglia della quarta squadra della società (lo dice con lo sguardo fiero, in avanti ndr). A volte non si rendono conto, gli dico: ‘Lasciate il vostro posto, uscite per un minuto, quando tornate vedrete la fila che si è fatta’. Loro devono dare valore non solo alla maglia, ma anche a loro stessi. Non devono farlo per me, gli dico, ma per loro stessi, nessuno li costringe, vengono con le loro gambe no?“.

La caratteristica che più ti si addice come allenatore? “Non l’avrei mai pensato: sul campo sono perfezionista. Dico sempre ai ragazzi che la perfezione non esiste, ma io lavoro per non sbagliare mai. Se io credo in me, nei sacrifici che faccio, nelle mie potenzialità devo pensare di fare il massimo. Nel mondo del calcio non riescono tutti, emergere è molto difficile, ma senza queste basi, questi comportamenti anche fuori, diventa impossibile. Bisogna esprimersi in modo da farsi capire: l’esperienza con i ’99 mi è servita tantissimo, rapportandosi con i ragazzini più piccoli, di 12-13 anni, bisogna moderare anche il linguaggio. Mi ha fatto bene, a volte anche questi più grandi ti strappano certe parole di bocca (sorride ndr), ma sai che certi atteggiamenti non puoi averli“.

Su Inzaghi (tecnico degli allievi nazionali)Sicuramente meglio Inzaghi. Simone è al terzo anno da allenatore, anche lui ha iniziato con i più piccoli, e ha vinto. Nel calcio giovanile ci sono le annate che ti favoriscono, lui ha avuto anche questa fortuna, oltre alla grande capacità di allenare che ha dimostrato”.

Sulle ultime due sconfitte dei suoi ragazzi: “Eravamo secondi in classifica, poi abbiamo fatto due… Non dico scivoloni, perchè contro la Vigor Perconti abbiamo preso due gol in 6′, la difesa è andata un pò in tilt. La Roma è una squadra fortissima, i numeri parlano: ha vinto 12 partite su 12 disputate. Sono cinici, appena sbagli, paghi. Abbiamo presi 3 prima della fine del primo tempo, potevamo andare a tappeto ma la squadra ha avuto comunque il carattere di cercare il gol, abbiamo fatto il 3-1, ci abbiamo creduto, loro erano in 10. Non abbiamo trovato le forze di rimontare, abbiamo parlato tanto in seguito. Fare un derby, vacillare cosi, e prendere gol in questo modo è troppo superficiale, banale, non si può fare. Sono stato anche pesante, per fargli capire che se non trovano gli stimoli al derby, quando li troveranno? La Roma è quadrata, ha valori importantissimi, ma i conti si fanno alla fine. Inseguirli è difficile, non è detto che non possiamo crescere, che non si possa vincere l’altro derby. Oggi i giallorossi hanno raggiunto il loro massimo, noi cercheremo di arrivare al nostro”.

Sul settore giovanile: “Ognuno ha le sue idee, cerca di ottenere il massimo con quello che può, e certe volte non è possibile. I numeri parlano, la Roma ha tanti giocatori in Nazionale dei settori giovanili, la Lazio tanti di meno (sospira ndr). Saranno le selezioni, saranno le annate, ma è vero che la differenza si vede, i numeri ci sono. Stiamo parlando di annate recenti, ma prima allora la Roma lavorava male? No, magari era in un momento di transizione, di cambiamenti e dopo ha trovato la sua strada e ha continuato e oggi può fare questo lavoro. La Lazio un pò meno, è vero, ma in prospettiva l’annata dei ’99 ha valori interessantissimi, anche se sono ancora piccoli. L’anno scorso abbiamo perso il campionato all’ultima giornata. perchè ci è stato fatto… Non ne parliamo perchè è un peccato. Quell’annata è veramente forte, l’anno prossimo faranno i giovanissimi nazionali, quella di Inzaghi è un’annata importante, quella dei ’96, anche nella nostra ci stanno valori”.

Qualche gioiellino della tua squadra:  “Ci sono individualità interessanti, c’è Germogli, centrocampista centrale, anche capitano, c’è Emanuele Capuano, a sinistra abbiamo un bravo ragazzo, Cinti, davanti abbiamo Rossi, che è andato già con gli Allievi Nazionali (sotto età ndr), dietro abbiamo un ragazzo interessante, Verdicchio”.

Una data, 6 gennaio 2005, tempo di derby e quel tuo gol?: “(Sorride ndr) Per fortuna e per sbaglio della Roma mi sono trovato in area da solo, con Panucci che era a 4-5 metri. C’è stata la deviazione di Di Canio con il tacco, che ha allungato il cross di Oddo trovandomi solo. Prima, azione simile, ho sbagliato, ho tirato alla mia destra e il pallone è andato fuori, ho calciato anche male. Questa volta la palla viaggiava, vedevo che ero solo, mi sono coordinato, mi sono pure fermato, ho avuto proprio il tempo. Se Panucci fosse stato più vicini avrei dovuto aggredire il pallone, cercando di andare in porta. A Panucci lontano non c’era pressione, e l’ho messa bene, al volo, all’angolino di Pelizzoli, è diventata un rasoterra. Quando ho tirato, ho sentito l’urlo, non riuscivo a vedere la palla, Panucci salta e la palla passa, vedo la rete che si muove ma non la palla. Ho capito dopo di aver segnato(sorride di nuovo ndr), sono riuscito a vedere la palla, tutti che correvano, e ho ballato la samba. Eravamo in un momento di transizione. era stato esonerato Mimmo Caso, era appena arrivato Papadopulo, e il derby è il derby. Perdere un derby in quel momento sarebbe stato difficile, da quel momento siamo saliti, siamo riusciti a finire il campionato senza comprottere la Serie A”.

Su Klose: “Klose è fantastico, per fortuna ho avuto come compagni in attacco Bernardo Corradi, Ibrahimovic, Claudio Lopez, Fiore, Veron, Crespo. Sono veramente campioni, ma oggi fa piacere vedere giocare la Lazio e Klose in questo modo. Purtroppo non mi è successo di giocare con un campione del genere, che è bello da vedere. Si vede la differenza tra un campione e tutti gli altri, ci siamo rimasti quasi male quando ha stoppato male il pallone sbagliando il gol, certi movimenti li possono fare solo in pochi, scivolando,  mandando la palla dall’altra parte, facendo perdere il tempo agli avversari, è quello che frega gli avversari, quando il campiona fa qualcosa di impensabile”.

Sul suo balletto dopo i gol, la Samba“A fine primo tempo ho pensato: se riesco a segnare ballo la samba. Non avevo mai programmato un’esultanza. Quando ho capito che era gol ho iniziato a ballare la samba, abbiamo vinto questo gol, ed è andata bene“. Quindi Cesar balla la samba? “Poco (ride), ci provo”.

 

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