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DERBY. Non ci sono favoriti, non ci sono squadre da far risorgere: c’è solo una partita da vincere

La stracittadina, tra luoghi comuni e tabù da sfatare

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DERBY. Non ci sono favoriti, non ci sono squadre da far risorgere: c’è solo una partita da vincere

La stracittadina, tra luoghi comuni e tabù da sfatare

(getty images)

‘Non esistono più le mezze stagioni’, ‘si stava meglio quando si stava peggio’ e ‘il derby è una partita a sé’. La fiera dei luoghi comuni potrebbe avere queste tre frasi come slogan ufficiale. Eppure, ogni anno, a ogni vigilia della stracittadina della Capitale echeggia nell’etere romano, come nei bar o per strada, questa sola, unica definizione, che viene affermata quasi fosse una legge scritta. Il derby è una partita a sé: sicuramente lo è, e per molti aspetti. Tanto per cominciare lo è per i tifosi, per via di quella rivalità cittadina che fa del tifoso, laziale o romanista che sia, il re nell’atteggiamento campanilista. Anche altre città italiane vivono questo ‘conflitto interno’: ma nessuno oserà mai paragonare il derby della Capitale con quello di Milano o di Genova. E al tifoso romano questo primato di passione e attaccamento piace ed ad ogni derby a modo di esprimerlo come non mai.

Dicevamo, il derby è una partita a sé. Questa frase viene spesso usata per non prendersi troppe responsabilità alla vigilia, per glissare su un possibile pronostico, un po’ per scaramanzia e un po’ perché, effettivamente, non si ha la più pallida idea di come possa andare a finire la partita. In quest’ultimo caso, si vanno a ricercare i precedenti e questo ci porta al secondo luogo comune da derby: ‘spesso vince chi ci arriva nelle condizioni peggiori’. Effettivamente, questo assioma si realizza con frequenza.

Come si fa in questi casi, è bene andare a vedere i precedenti e, analizzandoli, un altro dato salta all’occhio. La Lazio non vince un derby nel girone di andata dalla stagione 2006-2007. Finì 3-0 per i biancocelesti: e pensare che la squadra allora allenata da Delio Rossi arrivava a quella gara con 21 punti conquistati in 14 giornate, a fronte dei 32 ottenuti dalla Roma con le stesse partite a disposizioni. Quindi, la Lazio era nettamente in condizioni peggiori, eppure arrivò una larga e convincente vittoria.

La tesi regge anche nell’anno 2007-2008: la Roma arriva al derby con 10 punti, la Lazio con 18 e i giallorossi vincono 3-2. La catena si spezza nella stagione successiva, quando però entra in scena l’ennesimo luogo comune. Infatti, alla 12a giornata è tempo di derby: la squadra di Rossi aveva vissuto un avvio di stagione buono, con 22 punti all’attivo; la compagine di Spalletti arrancava invece con soli 12 punti. Eppure, i giallorossi vinsero quella partita per 2-0 e da quel momento in poi il campionato della Roma si fece più roseo, mentre quello della Lazio portò a un misero decimo posto. Quindi, ‘chi vince risorge, anche se prima era in difficoltà; chi perde affonda, anche se era favorito’.

Gli ultimi due anni sono ‘una partita a sé’ e basta. Nel 2009-2010 il derby arriva alla 15a giornata: la Lazio ha 13 punti, quindi è in condizioni peggiori rispetto alla Roma che ne ha 21. Eppure, vince chi sta meglio, i giallorossi, e i biancocelesti non fanno altro che affondare ulteriormente in un campionato mediocre che la porta a sfiorare la retrocessione in B. L’anno scorso, invece, la Lazio parte meglio e arriva alla stracittadina con 21 punti a fronte dei 12 conquistati dalla Roma. Eppure, vince la squadra di Ranieri, ma la classifica finale dà ragione alla Lazio, che arriva sopra ai cugini e quindi evita l’affondamento post derby perso.

Tutto questo, per arrivare a oggi o, meglio, al 16 ottobre. Quest’anno non ci sono luoghi comuni che reggono: entrambe le squadre vengono da una vittoria, hanno gli stessi punti in classifica, e nessuna delle due ha cominciato la stagione puntando allo Scudetto. I progetti sono diversi: da una parte si punta sull’esperienza, dall’altra su giovani di belle speranze, ma la realtà è che entrambe le squadre hanno cambiato molti uomini rispetto alla scorsa stagione e ci sono molti giocatori per i quali questa sarà la prima stracittadina.

Quindi, è tempo di lasciare da parte i luoghi comuni: non ci sono favoriti, non ci sono squadre da far risorgere, c’è un derby da vincere con i fatti, e non con le parole.

 

Linda Borgioni

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