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GAZZETTA DELLO SPORT. Capitombolo Lazio «Che gol stupidi Ma non è tutto finito»

Una sintesi dell’articolo de La Gazzetta dello Sport

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GAZZETTA DELLO SPORT. Capitombolo Lazio «Che gol stupidi Ma non è tutto finito»

Zauri e Matuzalem in coro «Serve la partita della vita»

 (getty images)

Non finisce con i fischi, ma tra gli applausi. Un paradosso che è il segnale della resa. Tra i cori verso Lotito, che partono dalla curva dopo il terzo gol dell’Atletico Madrid, e l’atto d’amore dei tifosi contestatori, l’unico (ex) laziale a festeggiare è Diego Pablo Simeone. Che, nel giorno dei ricordi, sbatte la porta dell’Europa League in faccia a Reja, quasi rassegnato e con le mani in tasca ad aspettare il triplice fischio.
Eppure la serata sembrava quella in cui tutto gira per il verso giusto: la paperissima di Courtois, il gol di Klose e pure l’abbraccio di tutta la squadra a Candreva. Invece siamo alle solite: difesa addormentata, tre distrazioni enormi e tre gol (otto nelle ultime tre partite) che ti tagliano le gambe. «Purtroppo siamo stati in vantaggio troppo poco — dice Luciano Zauri, anche lui mandato in bambola —. Speravamo di chiudere il primo tempo sull’1-0. La squadra ci credeva, non è giusto colpevolizzare nessuno: quando si perde, però, è evidente che qualcosa non ha funzionato. Le assenze? Chi ha giocato ha dato il massimo. Sconfitte come queste possono far bene: prima si incontrano squadre come l’Atletico, prima si cresce. Ma non andiamo a Madrid sconfitti: servirà la partita della vita, ci proveremo».
Camminando verso l’esterno dell’Olimpico, Francelino Matuzalem sgrana il rosario dei rimpianti: «È un brutto colpo. Dovevamo gestire meglio la partita, invece per mancanza di attenzione abbiamo preso due gol stupidi. Se la rimonta con il Cesena ci ha tolto tante energie, questa sconfitta non inciderà sul morale: dobbiamo guardare avanti, a Palermo e alla gara di ritorno, dove potremo recuperare qualche giocatore. Loro sono stati più squadra di noi, ma non siamo ancora fuori». Da brasiliano a brasiliano: «Abbiamo iniziato bene, interpretando meglio la gara — spiega Hernanes —. Poi abbiamo subìto due gol per due disattenzioni e il terzo in contropiede, quando sembrava potessimo fare un’altra rimonta». Ma l’Atletico Madrid non è il Cesena e ora segnare tre gol in 90′ somiglia tanto a scalare l’Everest a mani nude.

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