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HERNANES:”Che emozione il gol di Klose nel derby. Voglio fare meglio della scorsa stagione con la Lazio e andare ai mondiali in Brasile”

Il talento brasiliano si è raccontato all’interno della trasmissione “I Signori del Calcio”

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HERNANES:”Che emozione il gol di Klose nel derby. Voglio fare meglio della scorsa stagione con la Lazio e andare ai mondiali in Brasile “

Il talento brasiliano si è raccontato all’interno della trasmissione “I Signori del Calcio”

 

(getty images)

Anderson de Carvalho Andrade Lima Hernanes o più semplicemente HERNANES si racconta. Lo fa all’interno della trasmissione “I Signori del Calcio” in onda su Sky Sport 1 a lui interamente dedicata. Il brasiliano parla della sua infanzia, del suo trascorso nel San Paolo, della nazionale carioca, di Roma, della Lazio e …del derby vinto.

 Ecco le sue parole:

Mi è costato troppa fatica e troppi sacrifici affermarmi, ma sono arrivato ad un punto della mia carriera che posso essere felice. Oggi sono ad un punto molto bello della mia carriera.

Sui suoi esordi

“Iniziai a giocare a calcio a 14 anni del mio paese. Prima giocavo a calcetto da quando avevo 8 anni fino a 14 anni. Giovavo nel mio paese, nell’Unibol che ora non c’è più. Mi ricordo che avevo 16 anni o 17 anni in quel momento ho preso l’obiettivo di essere professionista: ero tra i giovani del San Paolo e in quel momento compresi che volevo diventare un calciatore professionsta. Ho cominciato come terzino sinistro, poi diventai centrocampista nella primavera, trequartista, dopo terzino destro, ho fatto un pò di tutto e quando sono andato un anno in prestito anche la prima punta. Nel 2007, però, ci fu la svolta per  il mio ruolo. Un mio ex allenatore, Muricy Ramalho, che ora allena il Santos, mi ha preso e mi ha detto che potevo fare quel ruolo di centrocampista davanti alla difesa, mancava un giocatore, potevo e dovevo sfruttare l’occasione. L’ho presa come una sfida personale e sono riuscito a farla. Da lì in poi mi sono tolto tante soddisfazioni con il San Paolo. Era la squadra che vinse il Mondiale nel 2005, la più forte al Mondo. Ne facevo parte ma non sono andato al Mondiale perchè era il mio primo anno da professionista. Poi anche nel 2006, 2007 e 2008, 3 scudetti di fila, una cosa mai accaduta in Brasile”. 

 Sull’esperienza al San Paolo

“Avevo un obiettivo personale: non volevo lasciare il San Paolo senza aver realizzato qualcosa di importante. Al campo d’allenamento c’erano quadri delle squadre che hanno vinto scudetti e Coppe Libertadores: le guardavo con ammirazione, pensavo che non avrei lasciato il San Paolo senza aver fatto qualcosa di importante. Tante squadre mi hanno cercato per diversi anni, ma io avevo chiaro cosa dovevo fare.  Dopo ho vinto due scudetti, la mia foto era li, avevo raggiunto il mio obiettivo personale. A quel punto potevo andare. La Lazio è arrivata proprio nel momento in cui ho cominciato a sentirmi contento di cambiare: per questo sono venuto qua.

L’arrivo in Italia e l’ambientamento 

Il 14 agosto sono venuto per fare la visita e sono tornato il 19 con la famiglia. I primi tempi qualcuno voleva baciarmi, qualcuno mi diceva grande, è tipico dei romani. Sono arrivato qua ed era tutto nuovo, non mi aspettavo che la gente mi conoscesse, pensavo che fosse una sfida trovare un posto nel cuore della gente. Invece subito la gente laziale mi ha accolto benissimo, senza motivo perchè ancora avevo fatto niente. Il paese, l’Italia, è bellissima, il cibo è incredibile. Mi piaceva imparare a cucinare e quando sono arrivato a Formello abbiamo il nostro chef Giocondo che ci fa sempre cose buonissime. Ho voluto subito imparare da lui, mi piace e piano piano ci sto riuscendo: dal risotto alla crostata e anche la pizza, so fare l’impasto. Sto cominciando piano piano”.

 

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Sul record di Nedved 11 gol eguagliato lo scorso anno

“E’ un orgoglio aver raggiunto una cosa che aveva fatto solo Nedved. Ero al primo anno e anche lui lo aveva fatto al primo anno. Un orgoglio tremendo averlo raggiunto visto che lui  ha avuto un ruolo di grande importanza per la Lazio e per i tifosi. Dopo tutto quello che avevo ricevuto da tifosi e compagni, era quello che potevo dare e mi  ha fatto piacere aiutare i compagni. E’ andata bene. In questo momento mi sento nel momento migliore della mia carriera, ma so che posso crescere ancora molto.

Sul Pallone d’Oro

“Non lo so,è una conseguenza di cosa fai e  di come cresci e io voglio crescere ancora molto. Io non ho un limite, voglio continuare a crescere”.

Sul suo essere ambidestro

“Nella vita spesso le persone vengono considerate per ciò che fanno, ma noi uomini siamo molto di più. Se giochi, sei un calciatore, ma per me non è così. Siamo prima di tutto essere umani. Non sono destro, uso solamente di più il destro. Quando ero piccolo mio padre mi diceva sempre di calciare con tutti e due i piedi. A 12 o 13 anni volevo essere mancino: con i piedi, con le mani, mi piaceva il modo in cui i mancini facevano le cose, come scrivevano, come dipingevano, come calciavano, per me avevano tutto un altro stile. Per questo quando ho iniziato a giocare a calcio, ho cominciato da terzino sinistro, volevo essere mancino o come dico io, volevo usare di più il sinistro”.

Su i suoi idoli calcistici

“Ci sono tanti giocatori che ammiro, Zidane che adesso non gioca più. Anche Seedorf, Kakà, Ronaldo. Pure Messi che sta facendo la storia incredibile. Non voglio essere come loro,  ma li ammiro per quello che sono e che hanno raggiunto “.

Su uno speciale allenamento

 “Cerco di migliorarmi tecnicamente così (palleggiando con una pallina da tennis, ndr). Dicono che non c’entra nulla, ma sento di essere migliorato tanto da quando lo faccio. Dopo che lo faccio con la pallina da tennis è più facile fare le cose con il pallone da calcio. Ma non faccio solo questo per migliorare, faccio sempre la tecnica, ma questo è uno dei modi. Per me è tutta una questione di testa, è questo che fa la differenza tra un giocatore sopra la media e gli altri. Mi sono accorto di questo, volevo arrivare al top e studiavo e studio per conoscere la strada giusta”.

Sull’origine del suo soprannome 

 “Mi chiamano tutti Profeta perchè ho sempre avuto un rapporto molto intenso con la Bibbia. Nelle interviste in Brasile delle volte dicevo dei versetti, tutti sapevano che per me era molto importante. Tutti lo sapevano. C’era un giornalista che conduceva uno dei programmi di sport più importanti del mi paese a darmi quel soprannome ed è rimasto. Sono sempre stato il profeta del mio destino, ancora non sono arrivato ad essere Profeta del destino degli altri, ma solo del mio”.

Sulla vittoria nel derby 

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” Quando abbiamo vinto il 16 ottobre è il giorno più bello nel calcio per me. Ero andato con il Brasile in Messico e tutti, a Roma, erano preoccupati per la mia stanchezza. Io però ero contento perchè avevo giocato con la Nazionale, era un momento di crescita per la squadra e per me stesso ed ero molto tranquillo, nonostante la pressione perchè non vincevamo da 5 derby. All’inizio abbiamo preso un gol subito, mi ricordo che ho fatto tutto per mantenere la tranquillità. La squadra è migliorata e dopo il mio rigore e l’espulsione abbiamo preso il controllo del gioco. Dopo la cosa più bella è stato al 90°. Il gol di Klose  è stata l’emozione più bella nel calcio, non solo a Roma, ma in generale nel calcio. La squadra si era ripresa perchè ci eravamo messi meglio e l’uomo in più aiutava. Dopo 5 derby, quando mancavano pochi secondi non ho parole per descrivere quella sensazione. Il gol di Klose è il più emozionante.  Non ho parole per descrivere quella sensazione, quell’emozione”.

Su Dias e lo spogliatoio

 ” Con Dias giocavo nel San Paolo e ci conosciamo da più tempo. A parte lui non c’è un rapporto particolare. Non c’è gruppetto, va tutto bene nello spogliatoio”. 

 Sul numero 8  e il suo ruolo

“Se entri come titolare non mi piace giocare con il 20 o con l’ 80. Volevo un numero dall’1 all’11. era l’unico disponibile e andava per il mio ruolo. Quando arrivai alla Lazio, poi, parlai subito con Reja per fargli capire dove potevo giocare e avevo la voglia di crescita.  Mi mancava giocare più avanti, volevo imparare a crescere quando ricevi palla spalle alla porta. Volevo arrivare alla fine dell’azione, non fare  il lancio lungo, ma riceverlo, non fare l’assist ma riceverlo . Adesso mi trovo meglio, prima pensavo troppo. Ora mi viene molto naturale giocare li, comincio ad avere piacere a giocare senza troppe preccupazioni.

Il gol più bello?

Contro il Parma all’Olimpico. Ho ricevuto il pallone da trequartista, mi sono girato velocemente e ho fatto un gran tiro da fuori. Quel gol fa vedere che avevo raggiunto l’obiettivo di imparare a giocare lì”.

Sui suoi esordi nel calcio a cinque

  “A calcetto è diverso, a volte basta essere molto tecnici per cavarsela. Nel calcio, invece, devi essere veloce. E questa è stata la mia prima difficoltà. Volevo diventare più veloce, volevo fare qualcosa per migliorarmi. Un amico mi consigliò di ascoltare Jota Alves.  Lui mi diede dei suggerimenti fondamentali per la mia carriera.Ci siamo conosciuti tramite qiuesto amico e dopo ho conosciuto il suo lavoro. Un lavoro scientifico del calcio che ti fa vedere il perché delle cose. Perchè devi fare quelle cose.  Ero un pò lento  e per essere piu veloce cercavo di correre più veloce a modo mio. Mi dicìcevano che sbagliavo tutto, ma nessuno mi diceva cosa dovevo fare. Lui, Jota Alves, mi ha fatto vedere cosa dovevo fare, mi ha spiegato i motivi scientifici di certi aspetti della corsa, la tecnica per correre, mi ha insegnato il modo corretto per correre, prendendo come riferimento i campioni del mondo come Usain Bolt e Asafa Powell. Così ho capito e sono riuscito a cambiare il mio modo di correre”. 

 

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Sulle sue abitudini fuori dal campo

“Mi piace stare a casa a giocare i miei figli e con la famiglia”. 

Sulla religione

 La religione è sempre stata un grave problema per il Mondo. Ha fatto scatenare guerre e per questo non mi associo a questa parola perchè non c’entra niente. Cerco di seguire la Bibbia e i suoi insegnamenti, questo è il mio stile di vita, non parlo di religione, sapendo che tutti intendono religione, ma per me è solo uno stile di vita. Noi umani, però, siamo tutti uguali, per imparare scienze o Bibbia usiamo tutti lo stesso meccanismo, non c’entra fede o ragione è tutto la stessa cosa per me. Usando il giudizio e la ragione impariamo le cose. E’ lunga da spiegare.

Sulla sua famiglia 

“Mamma e papà sono stati degli esempi, miei fratelli, gli zii, tutta la famiglia, i miei parenti  fanno parte di me. Non solo ad essere  equlibrato, ma anche a superare i limiti che impone la società”. 

Un aneddoto sulla macchina

“Quando sono andato a comprare la macchina quella che volevo io non c’era e allora ho preso la prima che c’era. Per me le auto sono tutte uguali”.

 

Su i giocatori più forti in Italia e in Europa

Pirlo, Seedorf  e Marchisio sono i più forti. Poi ci sono Lampard, Gerrard, Fabregas, Iniesta e Xavi, tutti questi. Non so chi è il più forte,  loro due Iniesta e Xavi, ndr) giocano in una squadra dalla filosofia che li aiuta, sarebbe da vederli in un’altra squadra. Iniesta per me è il piu forte di tutti. Non sono ancora come loro perchè hanno fatto troppo e io a livello internazionale non ho fatto nulla e per raggiungerli devo pedalare tanto”

I suoi obiettivi futuri

“Io sono davvero felice alla Lazio. in questo momento ho solo due obiettivi : finire questa stagione nella maniera migliore della scorsa con la Lazio e nel 2014 essere in Brasile per il Mondiale con la nazionale.Questi due obiettici che ho in testa. Il mondiale 2014 è il mio grande sogno. L’obiettivo più grande è essere lì con la nazionale. Sto lavorando perchè il sogno è per il futuro, ma modifica il presente. Tu sai che vuoi arrivare lì e lo metti nel tuo cuore”.

ANTONIOMARIA PIETOSO

 

1 Comment

1 Comments

  1. lionello

    19 Febbraio 2012 10:39 at 10:39

    articolo bello ma scritto in modo “PIETOSO”…

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