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ESCLUSIVA LN | Angelo Gregucci: “Luis Alberto strabiliante! Lasciamo tranquillo Immobile. Torino, non c’è più identità…”

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LAZIO ANGELO GREGUCCI INTERVISTA – In occasione di Lazio – Torino di sabato 22 aprile, l’allora calciatore biancoceleste Angelo Gregucci è intervenuto in un’intervista esclusiva ai microfoni di Lazionews.eu. Il grande ex della sfida ha parlato di entrambe le formazioni, concentrandosi su alcuni singoli e sul lavoro di Maurizio Sarri e di Ivan Juric.

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ESCLUSIVA LN | Le parole di Angelo Gregucci

Parlando di Lazio, come valuta il lavoro di Sarri di questa stagione alla Lazio? Ad inizio anno si sarebbe immaginato un miglioramento del genere?

“Per quanto riguarda il lavoro di Maurizio Sarri, è indubbio che quando lui ha la possibilità di lavorare più stagioni sulla stessa squadra dia un miglioramento netto a quella che è la sua filosofia di gioco, e soprattutto a livello individuale di alcuni calciatori che lui tende ad esaltare con la sua filosofia”.

La difesa è sicuramente uno dei punti forti della Lazio di quest’anno. Un pensiero su Romagnoli e Casale? Possono rappresentare il prossimo futuro biancoceleste e della Nazionale italiana?

“Il lavoro sulla linea è sempre stato uno dei punti di forza delle convinzioni di Maurizio Sarri da tempo. In quel reparto lui è un vero maniaco per quella che è la sua idea di difesa. Per questo tipo di difesa si, la linea a quattro con due centrali che vanno su traiettoria, sia Casale che Romagnoli penso che si stiano conclamando ad altissimo livello. Con questo spartito si stanno esaltando”.

Un giocatore che ha avuto una crescita enorme è sicuramente Luis Alberto: quanto è importante per il gioco di Sarri?

“Qui invece il lavoro è differente. Su Luis Alberto secondo me c’è stato un chiarimento, si sono guardati faccia a faccia, compresa una ‘pizza’ da qualche parte. Sarri gli ha detto cosa lui voleva da quel tipo di centrocampista, che Luis Alberto ha dimostrato di avere. Se non era discutibile la sua qualità di possesso, Sarri gli chiedeva invece qualcosa di diverso in fase di non possesso. Una volta che è avvenuto questo chiarimento è cresciuto in maniera esponenziale, tanto che adesso è diventato il fattore principale. Mentre tutto quello che sa fare tecnicamente Luis Alberto non è niente di nuovo, quello che sta facendo oggi in sede di recupero palla è strabiliante. Io penso che in questo secondo blocco di campionato, Luis Alberto sia un fattore in tutta la Serie A, determina le partite”.

Guardando al mercato, crede sia più difficile sostituire Luis Alberto o Milinkovic-Savic?

“Per quanto riguarda Milinkovic-Savic, se va al Real Madrid non c’è nulla da fare. Se invece deve andare in un’altra squadra, mi chiedo: perché devi andare? Sai tutto ormai di questa società, di questo ambiente, quindi finire qui la carriera sarebbe anche doveroso. Se invece c’è una proposta economica indecente o arriva il Real Madrid o il Manchester City, allora mi inchino. Ma io terrei tutti e due”.

Invece un pensiero su Ciro Immobile? Stagione molto sfortunata la sua, sia in campo che fuori…

“Lasciamo stare Ciro Immobile. È il capocannoniere della storia della Lazio, lasciamolo tranquillo. Nella vita di un essere umano ci sono alti e bassi, quindi portiamo a casa ancora gli ultimi sforzi di Ciro che ha avuto una stagione piena di contrattempi, ma pur avendoli ha sempre fatto 10 gol in campionato e qualcuno anche in coppa. Quindi lasciamolo sereno, perché ne ha bisogno”.

Parlando del Torino, si aspettava di più dal lavoro di Juric? Cosa manca ai granata per fare il salto di qualità?

“Il Torino è Juric, sono elementi che in questo momento uno va alla ricerca dell’altro per quanto riguarda le ambizioni e il ritaglio di questa società. Juric vuole di più, il Torino cerca di assecondarlo. Il Toro deve rifarsi un po’ il trucco, si sta evolvendo ma molto lentamente. Le grandi tradizioni del Toro non ci sono più: quando c’ero io aveva un grande settore giovanile, straordinario. La volontà attuale è quella di andarsi a consegnare nelle mani di Juric, e lì bisognerà fare investimenti. Oppure, con un Juric non contentissimo, bisognerà sempre andare verso una lenta progressione per tornare ad avere un’identità del Toro, anche se ormai è un po’ sdoganata, è rimasta un po’ sbiadita e lontana nei tempi. Per il calcio italiano è un brand fondamentale: forza Juric e forza Torino”.

Perr Schuurs è sicuramente uno dei protagonisti della stagione dei granata: si aspettava un impatto del genere? Secondo lei è riuscito a sopperire all’assenza di Bremer?

“Schuurs è un buon giocatore, un bravo ragazzo e un bravo difensore, niente di più e niente di meno, oggi. È solido per il campionato italiano, ha fatto bene alla prima stagione, ma io aspetterei un attimo a conclamarlo come grande giocatore. Andrei cauto. Riguardo Bremer: non è che il Torino si sia privato di Maldini, perché sennò qua usciamo fuori dalla dimensione. Anche lui è un buon giocatore che ancora deve affermarsi a livelli alti e internazionali con la Juventus, che è appunto un club internazionale. Bremer deve fare il salto di mentalità alla Juve, Schuurs benino, ma non stiamo parlando di Beckenbauer o Maldini. È un onesto giocatore”.

In avanti Sanabria è in forma smagliante: quanto è importante un attaccante così per il Torino? Crede che possa far male alla miglior difesa del campionato della Lazio?

“Anche con Sanabria parliamo di un profilo buono, discreto. Ultimamente è l’unico che ha rapporto con la porta nel Torino. Sarà sicuramente uno che potrà creare qualche insidia alla linea difensiva di Sarri, però starei attento anche a giocatori che hanno qualità lì, fra Miranchuk, Radonjic e Vlasic. Non stiamo comunque parlando di un attacco stellare: bisogna avere la dovuta accortezza per rispetto del lavoro e della maglia, ma la Lazio non sta andando contro una bocca di fuoco disumana. Bisogna sempre dare le giuste dimensioni”.

Per concludere, su Lazio – Torino: cosa si aspetta dalla partita? Un pronostico?

“Il pronostico non lo faccio perché è banale, li sapessi tutti andrei a giocare al Totocalcio. Posso andare per logica calcistica: la Lazio è in questo momento in orgasmo agonistico perché ha dato un minimo di continuità ai suoi risultati rendendosi conto che soprattutto le milanesi stanno dando parecchie battute a vuoto intermittenti, stanno regalando molti punti. La Lazio quando ha avuto continuità ha fatto il buco, adesso non bisogna star lì a cullarsi, ma è il momento in cui bisogna prendere ogni gara come se fosse la finale di Coppa dei Campioni e andare a portare a casa questo risultato che sarebbe importante. Anzi, se guardiamo all’inizio del campionato, la Lazio è andata sopra le sue dimensioni per merito dei ragazzi, del lavoro di Maurizio Sarri e della società”.

Da grande doppio ex della sfida, quali sono le sue sensazioni?

“Le sensazioni che ho è che ho disputato gran parte della mia carriera a Roma con la Lazio e che è un po’ il mio cofanetto dei ricordi più forti sono da sempre manifestati in quella maglia lì, però devo dire che ho anche avuto un’esperienza con il Torino a livello formativo fantastica. È stato uno degli ultimi anni del Torino forte, quelli prima di me avevano vinto la Coppa Italia e ancor prima erano arrivati in finale di Coppa Uefa con l’Ajax. Ho imparato tanto dall’esperienza con il Torino, quindi sono due squadre a me care. In questo momento penso sia questa l’emozione che vivo: il ricordo e la mia identità è lì, alla Lazio, ma il ringraziamento va anche ad una grande società (il Torino, ndr.) che all’epoca aveva molti valori, proprio come giocatori che arrivavano dal settore giovanile. Ho capito cos’era il cuore Toro e cos’era lo spirito dei ragazzi del Filadelfia. È stata per me una grande esperienza. Questa è la sensazione che ho delle due squadre”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA – Pubblicato il 18/04/2023

Andrea Castellano

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