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Lo stratega Inzaghi e quel 3-5-2 camaleontico

APPROFONDIMENTO INZAGHI MODULI LAZIO – C’era una volta un Simone Inzaghi grande estimatore del 4-3-3, con due esterni tecnici e…

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APPROFONDIMENTO INZAGHI MODULI LAZIO – C’era una volta un Simone Inzaghi grande estimatore del 4-3-3, con due esterni tecnici e rapidi schierati molto larghi, sempre pronti ad inserirsi o lanciare in profondità la punta centrale: non a caso, è stato l’abito con cui ha vestito la sua prima Lazio dei grandi, quella delle ultime sette giornate del 2015-2016, per intenderci, quando ha rilevato l’esonerato Stefano Pioli.

LA MUTAZIONE – Il 4-3-3 è stato anche il modulo con cui si è presentato ai blocchi di partenza nella scorsa stagione, nonostante la cessione di Candreva ed un Keita fuori Rosa. Ma in un Lazio-Juventus dello scorso 4 dicembre, il tecnico piacentino ha scoperto il 3-5-2, sperimentato, modificato e perfezionato a più riprese per tutto l’arco del campionato, fino a diventare la veste ufficiale della squadra. Persino Felipe Anderson ha dovuto stravolgere il proprio modo di giocare, andando ad imparare una fase difensiva mai applicata in tutta la sua carriera, pur di non perdere il posto da titolare.

L’EVOLUZIONE – Ma se il 3-5-2 visto lo scorso anno ha vissuto stravolgimenti continui, anche a gara in corso, ridisegnandosi spesse volte nel più collaudato 4-3-3, è in questa stagione che, a seguito di un ulteriore ritocco, è diventato lo schema abituale della Lazio di Simone Inzaghi. Ad essere puntigliosi, il 3-5-2 inteso in senso letterale, e cioè con due vere punte di ruolo, lo abbiamo visto poco: per la precisione, 67’ all’esordio in campionato con la Spal (Immobile-Palombi davanti) e negli ultimi 19’ di Verona-Lazio (con Caicedo che subentra a Luis Alberto). Per il resto, soltanto una serie di infinite derivazioni tattiche, sfociate nelle più mutevoli forme, con una base solida riassumibile in un poco consueto (ma finora strabiliante) 3-5-1-1.

L’ANALISI TATTICA – Grandi meriti ad Inzaghi, certamente, ma altrettanti vanno anche a Luis Alberto, capace di interpretare in maniera magistrale il doppio ruolo di rifinitore per Immobile e di ausilio al centrocampo. Fondamentale, oltre che geniale, ai fini degli automatismi, è anche la veste cucita addosso a Milinkovic-Savic: ha abbandonato (ma non del tutto) i compiti da mezzala pura, reinventandosi spalla dello spagnolo, capace di sostituirlo nel ruolo di trequartista, di affiancarlo nell’ulteriore modifica definibile 3-4-2-1 o semplicemente di assisterlo nell’estenuante doppio compito fra centrocampo ed attacco.

I SINGOLI – Ci ha forse perso qualcosa, Milinkovic, sul piano personale: è molto meno sotto la luce dei riflettori, ma la sua stella non ha smesso di brillare. In fondo, si diceva lo stesso di Anderson l’anno scorso: “a tutta fascia è sprecato”. La realtà ha dimostrato che il brasiliano, grazie alla scuola di Inzaghi, è diventato un calciatore completo, a tutto tondo, e lo stesso, siamo certi, vale anche per il serbo ex Genk. Ad ogni modo, ne ha senza dubbio giovato il gioco espresso dalla Lazio, di cui si stanno accorgendo tutti gli addetti ai lavori, e che inizia ad essere elogiato anche fuori dai confini nazionali.

I NUMERI – Per chiudere la panoramica, ecco il minutaggio completo dei moduli utilizzati in stagione, divisi per competizione:

Supercoppa Italiana:   3-5-1-1 (90’)

Serie A:   3-5-1-1 (569’)   3-4-2-1 (205’)   3-5-2 (86’)   3-4-1-2 (44’)   4-3-1-2 (30’)  4-3-2-1 (18’)   3-3-2-2 (11’)   4-4-1-1 (8’+19’ di 4-4-1 in 10 uomini)

Europa League:   3-5-1-1 (174’)   3-4-1-2 (51’)   4-3-1-2 (45’)

Giordano Grassi

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