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RASSEGNA STAMPA. Lazio-Scudetto: perchè si e perchè no

Gazzetta dello Sport. La Lazio può vincere il campionato perchè….ma non può arrivare prima perché….

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(Getty Images)

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Gazzetta dello Sport. La “rosea” analizza le prime quattro forze del campionato e mettendo in risalto fattori positivi e negativi che possono permettere o meno di far vincere lo scudetto.

Juventus p 45
Perché sì Perché è la più forte, la più attrezzata, con l’esperienza fresca di uno scudetto vinto. Resta la favorita e noi restiamo convinti che con il recupero degli infortunati (specie Chiellini) e con lo smaltimento dei carichi di lavoro, tornerà a volare. Se poi si doterà pure di un mestierante del gol e concretizzerà meglio il suo dominio di gioco, potrà tentare una nuova fuga.
Perché no Però è vero che esistono condizioni diverse, rispetto a un anno fa, quando la Juve aveva un lungo digiuno alle spalle e settimane libere per lavorare. Oggi la fame è diversa e a ingolosire è soprattutto la Champions. L’andata degli ottavi col Celtic cadrà tra due incroci delicatissimi: Fiorentina e Roma, all’Olimpico. Il ritorno cadrà dopo la «simpatica» trasferta a Napoli. Basta questo per capire quanto può incidere la coppa nello corsa scudetto. La Signora, poi, affronterà in trasferta Napoli, Inter e Lazio. La concorrenza ha più ragioni per crederci.
Lazio p 42
Perché sì Perché è la squadra più equilibrata. Tra il miglior portiere per media parate (Marchetti) e i gol pesanti di Klose c’è il tesoro di un centrocampo di qualità e sostanza. Petkovic si è dimostrato pilota sapiente: in 7 giornate ha recuperato 6 punti all’armata Juventus. Vola con la leggerezza di chi non è condannato a osare di più. Avrà il vantaggio di sfidare in casa i rivali più accreditati: Juve e Napoli
Perché no. Perché fatica più delle altre a trovare la porta (11 gol in meno della Juve) e, come a Torino con i bianconeri, a volte ha ottenuto qualcosa in più dei suoi meriti. L’età, oltre i 30, di alcuni uomini chiave (Mauri, Ledesma, Klose…) e le alternative non all’altezza dei titolari fanno temere un calo come nelle stagioni scorse. Una sensazione: la piazza stessa sembra non credere troppo al grande sogno.
Napoli (-2) p 40
Perché sì Perché ha Cavani, un organico di valore, rafforzato da doppioni di fascia più forti di un anno fa (Mesto-Armero) e 13 punti in più, segno di una crescita notevole e dell’ottimo lavoro di Mazzarri. Il gioco è collaudato da tempo. Dopo anni di bivacco in quota, è pronto l’assalto alla vetta, con la spinta di un popolo dalla passione unica. Juve e Inter dovranno passare dal San Paolo.
Perché no. Perché la passione di Napoli è una spinta, ma anche una griglia. Il Napoli deve ancora dimostrare di saper sopportare il fuoco di uno sprint scudetto. Mazzarri non è nato per fare il pompiere. Anzi… La difesa, con un Cannavaro in meno, non può permettersi le amnesie dell’andata, specie sui calci da fermo. Serve un salto di personalità nei confronti diretti.
Inter p 38
Perché sì Perché ha l’esperienza degli eroi del Triplete e negli scontri diretti (Juve, Milan, Napoli, Fiorentina) ha dimostrato personalità da grande, quella che fa la differenza quando la temperatura sale. Stramaccioni, dalla Primavera alla serie A, è il simbolo dell’utopia possibile e trasmette la sua fame a un gruppo che sta crescendo nel gioco, nei giovani (Benassi) e nei nuovi (Guarin). L’Inter è la squadra che ha più margini di crescita perché può comprare al mercato la qualità che è mancata a centrocampo e liberarsi finalmente del pasticcio Sneijder.
Perché no. Perché 7 punti di distacco e tre squadre davanti sono comunque tante. Perché, al momento, il centrocampo nerazzurro è ampiamente al di sotto della concorrenza. Perché l’Inter è ancora in mezzo al guado del rinnovamento. Stramaccioni ha avviato con intelligenza la riconversione: dal gruppo di reduci del Triplete, da gestire con prudenza, a una squadra ringiovanita, capace di esprimere un gioco aggressivo e moderno. Accantonare qualche senatore potrebbe costare tensioni. Ma senza tensioni non c’è futuro.

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