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Giorgio SANDRI: “Le colpe di quanto successo sabato non sono da attribuire ai soli tifosi”

Il papà di Gabriele aggiunge: “Dalla morte di mio figlio non è cambiato nulla. La deliquenza è una cosa, il tifo un’altra. Quanto avvenuto non c’entra nulla col calcio”…

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NOTIZIE SS LAZIO –  “Sabato ho assistito come tutti alla brutta immagine che ha dato di sè il calcio italiano. Le colpe di quanto successo, a mio modo di vedere, non sono da attribuire ai soli tifosi. Il problema ormai prescinde dal mondo del calcio. È una questione di ordine pubblico generale e nazionale. Per quanto mi riguarda, io sono un tifoso e vado allo stadio tranquillamente. Purtroppo, oggi, è diventato difficile anche questo. Le tante limitazioni poste dalla legge non sono positive“. Sono le parole di Giorgio Sandri, padre di Gabriele, rilasciate ai microfoni di calciomercato.it. Poi prosegue: “Ogni volta che succede qualcosa di simile a quanto visto sabato scorso, il primo a pagare deve essere sempre un tifoso. Addossare tutte le colpe e puntare il dito contro i ragazzi delle curve mi sembra una maniera furba per non ammettere che non si è in grado di gestire certe situazioni di ordine pubblico. Se il problema è questo  che allora chiudano tutti gli stadi! In Italia, però, immagini simili ci sono ogni giorno, anche durante manifestazioni di carattere nazionale che col calcio non c’entrano nulla. Dal 2007, anno in cui Gabriele fu ucciso, non è cambiato proprio nulla. Anche all’epoca quell’episodio fu inquadrato all’interno del mondo ultras, ma si trattò semplicemente di un episodio di cronaca nera. In questo modo si volle coprire un omicidio di stato. Il ferimento del tifoso di sabato scorso è avvenuto a due chilometri dallo stadio. La deliquenza è una cosa, il tifo un’altra. Quanto avvenuto non c’entra nulla col calcio”. Infine propone una soluzione: “A mio avviso una possibile soluzione potrebbero essere gli stadi di proprietà delle singole società, al quale verrebbe così affidata la gestione in toto dell’ordine pubblico in occasione delle partite. Non è semplice, ma forse questo potrebbe essere il provvedimento più sicuro”.

 

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