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Squinzi: “In Lega si pensa ai propri interessi, con Lotito non c’è sintonia”

NOTIZIE CALCIO – Il numero uno neroverde non ha parole d’amore per il presidente biancoceleste…

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NOTIZIE CALCIO – Non le manda a dire il patron del Sassuolo. “Nel calcio non c’è niente di certo, ma questa può essere la stagione in cui fare un altro salto in avanti e verificare il nostro progetto: portare il Sassuolo stabilmente nelle prime tre-quattro squadre d’Italia. Inizia così l’intervista rilasciata a ‘LaStampa’ da Squinzi, che tocca diversi argomenti a cominciare dalla sfida di questo pomeriggio contro la Juventus.

Come finirà oggi allo Stadium?  

“La Juventus ha grandi giocatori e conosco molto bene il mio amico Max. Vogliamo vincere, ma sarà difficile. Loro frequentano ancora un giro diverso dal nostro, ma noi, in quel giro prima o poi ci vogliamo entrare”.

Che cosa le dà questa convinzione?  

“Mi conforta vedere che con le grandi squadre nella scorsa stagione abbiamo sempre giocato alla pari, spesso vinto e quando abbiamo perso è stata anche per errori arbitrali. La strada presa è quella giusta: il Sassuolo deve puntare sempre all’Europa. È i passaggi a vuoto di Inter e Milan per esempio ci possono aiutare”. 

Due cardini della sua squadra. Di Francesco e Berardi. Parliamone.  

Di Francesco è centrale al nostro progetto, ha cominciato con noi e insieme a noi è cresciuto. Se ho mai avuto paura di perderlo? Direi proprio di no, ma intanto gli ho prolungato il contratto fino al 2019″. 

Berardi: sembra che ogni anno debba andarsene e invece resta sempre a Sassuolo. Sorpreso dalla sua scelta?  

“No, lui è un ragazzo dalle grandissime qualità ma ancora timido. Poteva andare alla Juventus, è rimasto e sono felicissimo”. 

Il ct Ventura non l’ha chiamato. “Ci vuole coraggio a non convocarlo” ha detto lei. Dottor Squinzi, ci è andato giù pesante, no?  

“Sono stato frainteso. Non era ironico il mio commento, Berardi ha talmente tante qualità che potrebbe giocare in qualsiasi ruolo: per questo bisogna essere coraggiosi a lasciarlo a casa. Poi ogni allenatore fa le scelte che vuole”. 

Solo quattro stranieri: record per la serie A. Non si deroga alla linea italiana?  

“No, è uno dei punti programmatici. Per il bene del Sassuolo e per quello del calcio nazionale. Giovani e italiani. Poi non sempre si riesce, al centro dell’attacco quest’anno abbiamo Matri che proprio giovane non è, ma è italiano”. 

Ha detto: “Credo nel capitalismo familiare“. È solo l’ultimo degli imprenditori romantici o questa resta la ricetta migliore per portare avanti un’azienda?  

“Oltre che a crederci continuo a metterlo in pratica. Ricordo quando l’azienda di mio padre aveva 5 dipendenti, ora ne abbiamo 10.000. E la famiglia è sempre la stessa”.

Qual è il valore aggiunto?  

“Che se la famiglia crede nell’azienda non può che fare bene2. 

A proposito di famiglie: Moratti e Berlusconi hanno venduto ai cinesi. Che cosa ne pensa?  

«Si figuri, io tifo Milan dagli Anni 40, è chiaro che la spinta emozionale che potevano dare due personaggi come Berlusconi e Moratti non possiamo aspettarcela dai cinesi. Quell’epoca è finita». 

Quindi ci siamo arresi ai capitali stranieri?  

“Non credo. I cinesi sono arrivati per fare un business, vedremo a medio lungo termine se ci riusciranno. Certo, il mecenatismo è finito”. 

Lei non si sente un mecenate?  

“Non necessariamente. Il Sassuolo è una voce nel bilancio dell’azienda Mapei. È un bellissimo strumento per migliorare l’immagine del nostro gruppo, ma non per questo sono disposto a fare follie. Qui paga la programmazione”. 

Quando sente parlare di Superlega e di patto tra le big d’Europa che cosa prova?  

“Semplice. Che siamo un gruppo presente in trentasei Paesi e che quindi dobbiamo migliorare ancora i nostri risultati sportivi per entrare in quella Superlega e diffondere ancora di più il nostro nome”.. 

Dalla Super alla Lega di serie A. Più che la Confindustria del pallone ci sembra il luogo della memoria, quella di un calcio fermo al passato. Perché?  

“Intanto lasciano perdere la parola Confindustria…”. 

D’accordo, ma la Lega?  

“Chi occupa posizioni importanti per le riforme, pensa di più ai propri specifici interessi piuttosto che a cambiare il pallone”. 

Tradotto?  

“Le faccio solo dei nomi. Io sono molto in sintonia con Andrea Agnelli e lo ero con Silvio Berlusconi. Non lo sono e non posso esserlo con Claudio Lotito. E non mi faccia dire di più”. 

Da dieci anni, mai così pochi spettatori negli stadi per le prime due giornate di campionato. Il giocattolo si sta rompendo?  

“Un po’ conta che fosse ancora estate, ma certo la crisi si fa sentire. Come il fattore tv. Ma non sottovalutiamo il fenomeno, abbiamo bisogno del pubblico allo stadio”. 

Oggi il derby di Manchester si gioca alle 13,30: l’orario migliore per vendere il prodotto all’estero. Quanto siamo lontani da questa rivoluzione culturale?  

“Tanto. Ma quella è la direzione in cui andare per svoltare una volta per tutte”. 

Il Sassuolo è il Leicester d’Italia: le piace il paragone?  

“Nel 1994 esordimmo nel ciclismo con il marchio Mapei e nessuno ci diede credito. Alla fine dell’anno quella squadra fu la migliore del mondo. Noi come il Leicester? Il calcio a volte si diverte con le sorprese”. 

D.S.

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