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Premio Lazialità. Tare: “La Lazio un orgoglio. Hernanes il più bel ricordo, mentre Cavani…”

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PREMIO LAZIALITA TARE – Salito sul palco del Teatro Ghione per ricevere il Premio Lazialità, il ds Igli Tare si lascia andare ai ricordi. Queste le sue parole:

APPRODO ALLA LAZIO – “Casualmente arrivai alla Lazio, stavo in vacanza in Sardegna dopo uno spareggio col Bologna. Durante una partita di calcetto si è avvicinato Stefano Antonelli per dirmi se volevo andare alla Lazio. Per me era un onore, pensai fosse uno scherzo. Poi da lì è nato tutto”.

LAVORO – “Sono molto riservato anche nel mio lavoro, ma ormai la Lazio è nel mio sangue, ho due figli che sono laziali. È sempre stato un onore da giocatore e ora ancora di più da direttore, ne sono orgoglioso. Conoscere da vicino la storia di questa società è molto emozionante, ti dà più voglia per lavorare meglio. Nel mio cuore rimarrà per sempre la vittoria della Coppa Italia contro la Roma, è unica”.

HERNANES – “È il più bel ricordo ma anche quello più triste. È stata una trattativa sfiancante, ogni giorno usciva fuori qualcosa di nuovo. Poi ci sono riuscito a portare a Roma un uomo e un calciatore eccezionale. Il suo addio è stato scioccante perché abbiamo cercato di convincerlo fino alla fine. Ci ha chiesto un giorno per riflettere e poi ci ha detto di lasciarlo andare perché voleva giocare il Mondiale in Brasile e voleva andare in un’altra società. Abbiamo pianto insieme, il legame che avevamo era particolare”.

KLOSE – “Avevo avuto un contatto con lui sei mesi prima ma il Bayern Monaco non lo voleva lasciare andare. Poi mi ha cercato lui, voleva conoscere l’ambiente laziale ed è venuto con la moglie a Roma. Ci siamo messi d’accordo per un contratto di tre anni”.

MILINKOVIC – “Eravamo sicuri che sarebbe venuto da noi, avevamo la sua parola. Poi per una questione familiare andò a Firenze ma ci aveva già promesso di venire alla Lazio”.

LUIS ALBERTO – “Con lui è stato difficile perché è arrivato il 31 agosto dicendomi che voleva andare via. Ma io non volevo farlo per dimostrare quanto grande fosse sia come persona che come calciatore”.

DE VRIJ – “Il padre veniva spesso a Formello e con lui parlavamo spesso di calcio. La sua crescita è una vittoria personale sua, è un grande campione e la differenza la fanno le persone che gli stanno accanto”.

LULIC – “Mi ha sorpreso, è venuto da me parlando in dialetto albanese e mi ha scioccato”.

CAVANI – “Per diversi motivi non se n’è fatto nulla, l’avevamo quasi preso”.

PEREIRINHA – “Una delusione? Uno che poteva fare tanto era Pereirinha, un ragazzo bravissimo ma a causa del suo carattere ha preso una strada diversa”.

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