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Tommasi: “Ci vogliono le seconde squadre. Lazio-Salernitana? Non c’è stata valorizzazione giovani”

NON SOLO LAZIO – Il presidente dell’Assocalciatori è preoccupato per il futuro dei giovani italiani…

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NON SOLO LAZIO – I giovani in Italia fanno fatica, ormai è cosa risaputa anche nel mondo del calcio. Da anni oramai si cerca una soluzione legislativa per permettere a calciatori in erba di potersi esprimere meglio e con più continuità nei loro club, ma fino ad ora i risultati sono stati scarsi o discontinui. Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori è tornato sulla questione “seconde squadre”, toccando quella che per lui è una vera e propria battaglia, un’idea da difendere a spada tratta: “I campionati minori non bastano – ha rilanciato l’ex Roma ai microfoni de Il Giornale – va copiato il modello Liga. I club di A iscrivano le formazioni “B” in Lega Pro e i giovani sbocceranno. Si potrebbero collocare in Lega Pro o in Serie D, dove i giovani accanto a giocatori esperti lotterebbero per la salvezza o per la promozione”. 

Parole importanti e severe anche sulle multiproprietà, leggasi Lotito e il binomio Lazio-Salernitana“Basta guardare i dati, non c’è stata valorizzazione di giovani nella società campana, né giocatori scambiati. L’anno scorso i biancocelesti hanno impiegato un solo under 21 in tutto il campionato, né a Salerno si fa formazione dei giovani. Lotito è un semplice imprenditore, su due piazze diverse. La seconda proprietà di per sé non è un problema. Il punto è che chi la detiene, non ha in testa un progetto sportivo, solo business. E allora osteggia il discorso delle seconde squadre, perché quelle servirebbero per la valorizzazione dei giovani”.

Questa l’intervista completa rilasciata al quotidiano:

Non bastano i campionati Primavera e Berretti?

“Non sono la stessa cosa. Il professionismo e l’esigenza di fare risultato portano esperienze e pressioni differenti. Molti ragazzi non vanno al di là di qualche presenza in serie A o nelle coppe”.

Però innescherebbe un meccanismo complicato.

“Basterebbe seguire l’esperienza spagnola. Là partecipano a un campionato sempre inferiore a quello della 1ª squadra, dunque completano tutta la trafila”.

Ma come imposterebbe la altre rose?

“Con un limite di età, di 23 anni. Nel nostro calcio manca proprio lo step successivo al campionato Primavera. Quando un giovane non può più trovare spazio nel campionato giovanile, magari finisce con il perdersi. La seconda squadra, invece, alzerebbe persino il livello della Lega Pro”.

Per la verità quest’anno venivano promosse in B appena 4 squadre su 60, dunque i posti buoni erano pochi…

“In quel campionato ci sono incentivi a impiegare giovani e allora esistono società che li schierano a prescindere: per ottenere contributi dalla Lega e non perché sono bravi. La finalità non è lanciare per forza giovani, ma dare spazio a chi lo merita”.

Quando passerà il progetto dell’Aic?

“Abbiamo perso l’occasione questa estate. C’erano 6 posti liberi in Lega Pro, per fallimenti o mancate iscrizioni, si doveva offrire la possibilità a squadre di A di allestire la 2ª formazione”.

Ma con quale criterio?

“Precedenza a chi ha licenza Uefa, è impegnato su più fronti ed è più strutturato, così da pescare in ogni momento giocatori della squadra B. Quando l’ex vicepresidente federale Albertini aveva proposto di limitare le rose a 25, eravamo d’accordo, purché fossero accompagnate dal progetto sportivo della Liga. In Spagna la numerazione è dall’1 al 25 non a caso… Le seconde squadre vanno dall’1 al 22, le terze hanno 19 elementi mentre le under 18 sono quantitivamente libere”.

Ma il prestito a una squadra di serie D o Lega Pro non è la stessa cosa?

“No. E non si colgono le potenzialità della nostra proposta, perché si alimenterebbe un mercato nuovo. Oggi il miglior giovane della Lega Pro mai viene acquistato dalla Juve, se invece fosse già nella sua seconda o terza squadra sarebbe il primo acquisto. Se il Real Madrid non avesse il Castilla, come 2ª squadra, mai avrebbe puntato su Antonio Rozzi, ex Primavera della Lazio”.

Tommasi, chi approva la sua istanza?

“Le grandi, impegnate in Champions o in Europa league. Ma anche vari allenatori con cui ho parlato nei ritiri. E naturalmente il patron dell’Udinese Pozzo, che in questo decennio si è preso Granada in Spagna e il Watford in Inghilterra”.

 

Dal 31 agosto, ogni squadra di A dovrà limitarsi a 25 giocatori sopra i 21 anni. Non c’è invece limite ai giovani.

“Norma illegittima. La novità era per contenere i costi, invece si va a caccia nei campionati esteri di under 21 liberi ma esperti, penalizzando chi si è formato in Italia, dunque mancherà l’auspicato beneficio per la nazionale”.

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