“Non tifosi ma banditi”, tensione Italia-Polonia

RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Ci potrebbero volere dai sette ai dieci giorni per risolvere il caso dei tifosi laziali detenuti a Varsavia – svela ‘La Repubblica’ –  e non sarà del tutto indolore. Ieri c’è stato l’incontro LETTA-TUSK che hanno discusso anche dei tifosi della LAZIO ancora in POLONIA. LETTA ha dichiarato la sua «preoccupazione» per gli ultras e TUSK ha risposto che avrebbe  «accelerato» per giungere il prima possibile a una conclusione «con punizioni eque per chi ha commesso reati».  Poi è arrivato lo schiaffo del ministro degli Interni polacchi: «Capisco il dolore dei genitori, masono genitori di banditi e delinquenti che in qualsiasi Paese sarebbero stati arrestati per quanto successo». Eppure la sensazione è che i polacchi stiano facendo le cose correttamente, che non ci sia un accanimento ma solo il rispetto di leggi che qui sono diverse e più dure dalle nostre.  Dei 137 arrestati sono 22 i tifosi ancora detenuti nel carcere di Bialoleka. Tra i 20 e i 30 anni, alcuni incensurati e altri con precedenti legati alla vita ultras, i laziali sono detenuti in celle da due, tre o sei ma sempre almeno in coppia, in mezzo ai detenuti polacchi. Dieci di loro sono già stati condannati a pene dai due ai sei mesi per resistenza a pubblico ufficiale e il loro avvocato ha chiesto la libertà su cauzione in modo da farli tornare in Italia. Gli altri dodici stanno chiedendo di patteggiare due anni a testa con la condizionale per adunata sediziosa e altri reati. Ma rischiano un Daspo europeo di tre anni.  Tutti dovrebbero comunque riuscire a tornare in Italia entro 7-10 giorni.