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MINALA si racconta: “Io so chi sono, ringrazio lo Stato Italiano. Non dimostro 18 anni? Noi africani siamo così…”

Il talento biancoceleste si confessa, raccontando la sua difficile storia, la sua esperienza in Italia e i suoi sogni futuri….

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NOTIZIE SS LAZIO – Stagione da ricordare per il giovane centrocampista della Lazio Minala iniziata con le cattiverie gratuite sulla sua presunta falsa età, proseguita con al vittoria della Coppa Italia Primavera e bagnata dall‘esordio in Serie A. Ora l’obiettivo è quello di conquistare definitivamente la prima squadra, ma prima c’è da vincere il secondo Scudetto consecutivo con i suoi compagni della Primavera. Il talento camerunense si è confessato in una intervista rilasciata a Gianluca Di Marzio per il suo programma su Sky ‘È (sempre) calciomercato’.

“Io so chi sono sono Joseph Marie Minala della Lazio, camerunense nato il 24 agosto 1996 a Yaounde in Camerun. É facile, si possono fare tutte le verifiche che si vogliono.”

Tre anni fa un procacciatore di squadre ti ha promesso un provino con il Milan. Tu e la tua famiglia avete pagato per venire in Italia, cosa é successo?
“Si chiamano nel mio paese viaggiatori, vengono ogni tanto in Africa e quando vedono qualcuno che ha una speranza nel calcio ti promettono cose e sogni. Mi ha dato un dizionario che conservo sempre e lo tengo nella mia stanza, lì ho imparato l’italiano.”

Poi sei arrivato in Italia e il Milan non c’era…
“No, non c’era. Da lí é cominciato il mio ‘incubo’. Mi ha detto ‘aspettami qua’, mi ha dato un telefonino che non ho mai usato e conservo come sempre allo stesso modo del dizionario, come ricordo. Di lui non ho mai avuto più notizie dal giorno in cui l’ho visto di schiena scendere dalla stazione Termini verso Vittorio Emanuele. Allora mi sono recato subito dalla polizia e ho raccontato quello che era successo. Oggi sono qui grazie allo stato italiano che mi ha dato la possibilità di rimanere, mente io pensavo mi facessero tornare al mio paese. Invece mi hanno portato all’ospedale lì vicino a Vittorio Emanuele, ho fatto gli esami e mi hanno visitato. Poi mi hanno portato in una comunità e da lì è iniziata la mia avventura in Italia.”

Hai fatto diversi giri, sei stato molto a Napoli. Come mani non giochi lí ora?
“Io avevo un’aspettativa personale: io prima di tutto sono tifoso della Lazio. Con il Napoli avevo già un accordo ma prima di firmare mi ha visto il direttore Igli Tare e aspettavo una chiamata. Poi sono andato e ho fatto un provino con la Roma ed è andato bene, non è come dice la gente. Io ho firmato un precontratto con Bruno Conti.”

Diciamoci la verità, non dimostri 18 anni. Anche tu lo ammetterai davanti allo specchio, cosa pensi?
“Penso di si. La gente la vede con un punto di vista esterno; ora non voglio dire che noi africani siamo tutti così ma dimostriamo un’età più avanzata di quella che abbiamo. In realtà abbiamo quella che dichiariamo, non c’è dubbio. Io mi sento di stare con quelli più grandi, mio padre lo sa quanti schiaffi ho preso.”

Qualcuno ha dei dubbi sulla tua età.
“Magari se uno mi dice così é perché magari in campo l’ho fatto sudare e la palla non gliel’ho mai fatta vedere. Lo dice per farmi incazzare e prendermi in giro”.

É vero che in pochi soldi che guadagni li mandi quasi tutti alla tua famiglia in Camerun?
“Si si, questo si. In realtà é per questo che gioco a pallone. Io non ho questa fiamma di giocare a pallone per me stesso. I miei genitori non lavorano, mia madre fa qualcosa per tirare avanti, ma é poco. I soldi che prendo li mando lì per dare una mano che è già una grande cosa perché questo che ho é grazie a Dio.”

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