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DELIO ROSSI: “Vorrei esser ancora l’allenatore della Lazio, ma Lotito non pensa a me. Prima o poi tornerò…”

L’ex tecnico biancoceleste continua: “Quello che conta è che Lotito faccia un grande mercato, è l’unico modo per uscire da questa situazione. Potevo andare in Cina, ma…

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Un allenatore mai dimenticato dai tifosi biancocelesti, per il suo grande attaccamento ai colori, ma forse soprattutto per quella corsa sotto la Curva in un’esultanza al gol vittoria di Behrami al 95′ in un derby di qualche anno fa al quale è seguito l’ormai famoso bagno nella fontana del Gianicolo. Stiamo parlando di Delio Rossi, in panchina nel triangolare andato in scena in ‘Di Padre in Figlio’, ma ancora alla ricerca di un nuovo impiego di alto livello. L‘ex tecnico di Lecce, Atalanta, Lazio, Fiorentina, Palermo e Sampdoria ha rivelato le sue sensazioni a ‘tuttomercatoweb.com’.

E’ pronto a tornare in pista?
“Prima o poi tornerò, ne sono convinto. Ci sta che qualche annata vada meno bene di altre. Fa parte del percorso di crescita di un allenatore: quanti allenatori non mai stati esonerati? Prima o poi ritornerò. Oggi è un calcio da mordi e fuggi”.

A gennaio poteva andare in Cina?
“Sì, tutto vero. Era una proposta vantaggiosa dal punto di vista economico, ma…”.

Ma?
“Prima avevano fatto un discorso di progettualità. Poi era diventata una cosa da mordi e fuggi. Prima il progetto era uno, poi un altro. A distanza di una settimana avrei dovuto fare un preliminare di Champions Asiatica. E se uno deve vendere l’anima al diavolo per lavorare non va bene. Ma non ho niente contro la Cina, magari sarà il calcio del futuro. Se cambi le carte in tavola però non va bene. Non ci sto”.

NOTIZIE SS LAZIO- “Vorrei esser ancora l’allenatore della Lazio. Mihajlovic? Non arriverà…”, sono le parole di Delio Rossi, ex tecnico biancoceleste, ai microfoni di Radio Manà Sport: Fosse stato per me non me ne sarei mai andato via da Roma, sarei ancora l’allenatore della Lazio. Ringrazio Lotito per l’occasione ricevuta di allenare ed entrare a far parte della storia biancoceleste. Lunedì 14 maggio ho capito una volta di più cosa vuol dire essere laziali. Ricevo attestati di stima e di affetto più adesso dopo diverso tempo che allora. Questo significa tanto per me… Peccato che con il presidente sono nate delle divergenze, quando ho vinto la Coppa Italia contro la Sampdoria in quello splendido scenario dello stadio Olimpico pieno, già sapevo che sarei andato via. Il futuro della panchina della Lazio? Non credo arriverà Mihajlovic, che peraltro sarebbe l’uomo giusto per il suo background laziale. Penso che sarà ancora Reja a guidare la squadra, ma quello che conta è che Lotito faccia un grande mercato, è l’unico modo per uscire da questa situazione incancrenita con il pubblico biancoceleste che ha voglia di sognare come ha fatto nel recente passato con altri presidenti ed altri grandi giocatori. Petkovic? Se aveva preso accordi con la Svizzera evidentemente riteneva conclusa la sua esperienza a Roma. Tuttavia non credo che questo nuovo impegno lo avrebbe distratto più di tanto, non so cosa sia successo con la società. Zarate? Andava usato il bastone, non solo la carota… E’ stato rovinato il suo talento da chi lo ha mal gestito, dal suo staff alla società…”.

 L’ex tecnico biancoceleste parla anche a Radio Sei.

Emozioni a freddo della serata del 12 maggio?
“Non mi aspettavo tanta gente e tanti ragazzi. Pensavo fosse più nostalgica come serata, con gente più anziana visto che si festeggiava la squadra del ’74. Questo mi fa ben sperare per il futuro”.

“Non c’è futuro senza rispetto per il passato”, ha detto lei due giorni fa. E’ un monito per chi c’è adesso al comando della Lazio?

“Se tu non hai considerazione del tuo passato fai fatica ad aver un futuro luminoso. Se non hai rispetto di chi ti ha permesso di stare dove sei arrivato non vai lontano. Ad esempio, è triste che non ci fosse nessuno della società lunedì sera”.

Come mai Delio Rossi andò via nel 2009, a fine stagione?

“Non c’erano più i presupposti. Io ho allenato le ultime partite sapendo che sarei andato via. Con la società non vedevamo il futuro nella stessa maniera”.

Oltre alla Coppa Italia, il suo grande successo è stato di riportare la gente allo stadio. Ha la sensazione che la cosa che possa ripetersi?

“Io penso che il rapporto si sia incrinato. Ma conosco anche i tifosi. Basti pensare all’altra sponda del Tevere. Con le mosse giuste si può ricucire. E’ passato solo un anno e si è ribaltato tutto in casa Roma. Serve regalare delle emozioni. Non è un caso che la Lazio più amata sia stata quella del -9. Ai tifosi basta vedere che i giocatori lottano e sudano per la maglia, anche se poi vincere piace a tutti”.

Bisognerebbe ripartire anche a livello dirigenziale anche se Lotito recentemente ha detto che la Lazio è sua e che la lascerà al figlio?

“Io voglio dare un taglio più romantico: come a dire che ci tiene talmente tanto da tramandarla al figlio. Voglio sperare che non sia stato un pensiero egoista”.

Lunedì sera c’era anche Keita ad assistere al triangolare. Secondo lei, c’è analogia con Zarate?

“Sono tutti e due talentuosi. Mauro è molto più punta, ha più spunto nei 15 metri. Keita mi sembra un giocatore più esterno. Sicuramente li accomuna il talento. Faccio fatica a dare un giudizio sullo spagnolo perché non l’ho allenato. Mi sembra un ragazzo a posto: lunedì ha salutato sia me che Fascetti. Tutti si aspettano che diventi un campione, ma bisogna lasciarlo crescere con tranquillità, cosa che con Mauro non è stata fatta”.

Come giudica la stagione di Reja?

“Reja ha fatto bene anche in una situazione non facile. La società prima dell’inizio della stagione ha detto che avrebbe lottato per la qualificazione in Champions. Ma Juventus, Fiorentina e Napoli sono superiori alla Lazio e siamo già a tre. Stessa cosa per la Roma. Nessuno poi si sarebbe mai aspettato un campionato così difficile per Inter e Milan. Quindi la posizione della Lazio prima dell’inizio del campionato era tra il quinto e l’ottavo posto. Adesso la Lazio è decima e probabilmente rispecchia i reali valori in campo”.

Quindi non è colpa di Petkovic?

“La differenza è minima, non è un fatto di allenatore: con qualche punto in più arrivi quinto, con qualche punto in meno arrivi ottavo. Ci può stare. Ma Reja ha fatto bene in base ai valori della squadra”.

La delusione del popolo laziale è anche riconducibile al mercato…

“In un certo periodo hanno giocato i ragazzi e se non si inseriscono bene rischi di bruciarli. Ultimamente, invece, hanno giocato pochissimo. Quindi, prima di bruciare definitivamente un ragazzo devi dagli la possibilità di esprimersi al meglio, mi riferisco soprattutto a Felipe Anderson. Se i giovani non hanno le spalle coperte, inseriti in un contesto che non funziona, rischiano di non rendere al massimo”.

Se dovesse variare il tecnico, il suo cellulare è sempre accesso?

“Io ringrazierò sempre il presidente Lotito perché mi ha dato la possibilità di allenare in una piazza con una storia così importante, senza mai ingerire a livello tecnico, una piazza così gloriosa come Roma. Quindi gli dovrò sempre dire grazie perché mi ha dato la possibilità di esprimere le mie capacità tecniche in questa città così gloriosa. E’ chiaro che poi su certe cose magari la vediamo in modo diverso, però quello che penso glielo sempre detto con rispetto. Poi la storia va avanti, adesso lui pensa ad altre persone e io penso ad andare avanti con la mia carriera”.

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